Nelle pieghe del decreto legge Crescita si nasconde una pessima notizia, per decine di milioni di contribuenti. Per garantire la continuità operativa di Alitalia, e sperare di arrivare fino al salvataggio della società, lo Stato potrebbe rastrellare 650 milioni, mettendo le mani nelle tasche dei cittadini. Come? Avviando un meccanismo che potrebbe innescare l’aumento degli oneri di sistema inseriti nelle bollette domestiche di luce e gas, già ad oggi un salasso. I soldi recuperati, con un maxi prestito non privo di ricadute, dovrebbero dare ossigeno alla gestione commissariale della compagnia di bandiera (di nuovo prorogata per la difficoltà di trovare una cordata di azionisti in grado di subentrare e di finanziarie il rilancio).

Le preoccupazione e la denuncia di Arera

A scovare i passaggi del testo che lasciano ipotizzare il rischio della batosta – e a mandare un’allarmata segnalazione  all’esecutivo e al Parlamento – sono stati gli esperti di Arera, l’Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente, l’organismo pubblico che ogni tre mesi fissa le tariffe di luce e gas per gli utenti del mercato tutelato.

Le misure pro Alitalia inserite nel provvedimento in discussione, è il timore espresso, potrebbero “generare ripercussioni negative sull’intero sistema, tramutandosi in un incremento improprio dei prezzi dell’energia per le famiglie e per le imprese, qualora ciò dovesse tradursi in un aumento dei corrispettivi a copertura degli oneri generali, con possibili effetti sfavorevoli sull’intero ciclo economico”.  Per questo i dirigenti della stessa Autorità sono i primi ad auspicare che si ponga rimedio al tutto, modificando o integrando le disposizioni, in sede di discussione del decreto e della sua conversione in legge.

Ecco il meccanismo previsto

l riferimenti sono agli articoli 37 e 50 del decreto legge Crescita. Si tratta delle disposizioni che, scendendo nei dettagli, prevedono la possibilità di farsi girare 650 milioni di euro dalla Csea, la Cassa per i servizi energetici e ambientali, e di spendere la montagna di denaro  per la rianimazione di Alitalia. Questi fondi  fanno parte del “tesoretto” istituito per evitare ripercussioni per famiglie e imprese nel caso di forti aumenti tariffari. Il meccanismo, sperimentato in passato, è semplice: i consumatori pagano una piccola cifra in bolletta che va a costituire una riserva, l’accantonamento è restituito ai clienti nei trimestri in cui il prezzo dell’elettricità o del gas sale oltre le medie.

“Decreto da modificare o integrare”

A detta di Arera, e di tutto il fronte contro, bisognerebbe “evitare il ricorso a misure che stabiliscano il trasferimento diretto al Bilancio dello Stato di risorse provenienti dalla tariffa elettrica e del gas”.  Due le formule ipotizzabili, per uscire da questa situazione. Un dietro front totale, con il ripiego su soluzioni diverse, senza spade di Damocle sulla testa dei cittadini. Oppure la durata limitata del prelievo a carico di Csea, con garanzie precise sui tempi e sull’eliminazione di  eventuali “effetti collaterali” negativi per gli utenti. La misura pro Alitalia – è il suggerimento dato dall’Autorità per l’energia –  potrebbe essere introdotta una tantum, solo per quest’anno. Contestualmente andrebbe prevista la restituzione delle somme traferite dalla Cassa entro un termine predeterminato.

Associazioni di consumatori sulle barricate

Le associazione di consumatori sono sul piede di guerra. “Il governo – tuona il presidente del Codacons, Carlo Rienzi – vuole mettere le mani sul ‘tesoretto’ a  tutela degli utenti, privando le famiglie di un paracadute che serve a mitigare gli aumenti delle bollette. Così facendo – ribadisce  – darebbe il via a forti rincari delle tariffe di luce e gas. Non permetteremo che  Lega e Movimento cinque stelle procedano in questo modo per salvare Alitalia, già costata agli italiani la bellezza di 8,6 miliardi di euro solo negli ultimi dieci anni: siamo pronti ad avviare una battaglia legale – annuncia – per bloccare le abnormi misure previste”.

“Una vergogna che ha dell’incredibile”

Marco Vignola, responsabile del settore energia dell’Unione nazionale consumatori, incalza: “Una vergogna. E già il colmo che si buttino soldi pubblici dalla finestra per l’ennesimo inutile salvataggio della compagnia aerea Alitalia. Ma ha dell’incredibile che il costo di questa operazione, invece di gravare sulla fiscalità generale, sia caricato sul sistema elettrico, con il rischio di aumenti delle bollette di luce e gas, che sono già tra le più care d’Europa. Gli oneri, come abbiamo sempre chiesto, dovrebbero semmai scendere, non certo aumentare”.

Confartigianato: “Penalizzate anche le imprese”

Preoccupazione e critiche arrivano anche da Confartigianato Imprese, in particolare dalla sede di Treviso. E’ una soluzione – rileva il presidente, Vendemiano Sartor – che penalizza ancora una volta e in maniera particolarmente incisiva le piccole imprese e famiglie. Forse molti non lo sanno, ma i maggior oneri sono a carico di quelle aziende che utilizzano poco la potenza elettrica impegnata. È inaccettabile – continua – che negli articoli proposti si stabilisca che il trasferimento dei 650 milioni avvenga per tutto il periodo necessario per il rilancio di Alitalia. In pratica, il prelievo rischia di divenire un automatismo e non una misura eccezionale. Negli oneri di sistema ci sono già troppi costi impropri che dobbiamo sostenere. Basti pensare ai 100 milioni di euro l’anno che vengono poi girati al Gruppo Ilva. Non se ne può più”.

“Non siamo il bancomat per i governi”

Sulla stessa linea, da Viterbo e Civitavecchia, è la Cna, Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa “Le bollette pagate da aziende e cittadini – si sottolinea in un comunicato online – non possono continuare a essere bancomat per i governi. Tanto più che già sono sul (poco invidiabile) podio europeo dei costi. Così da ridurre la competitività del sistema produttivo e da intaccare il benessere delle persone. Eppure, sembra proprio che su questo percorso ci si stia avviando. Nel decreto Crescita all’esame è previsto he la continuità aziendale di Alitalia venga finanziata – ecco un ulteriore dettaglio tecnico – anche attraverso le risorse della Csea, la Cassa per i servizi energetici e ambientali presso cui sono depositati i fondi, provenienti dalle bollette energetiche, destinati alla copertura degli oneri generali di sistema e, quindi, a calmierare eventuali picchi tariffari. Ma è una decisione inaccettabile. Chiediamo che il testo sia corretto nel corso dell’iter di conversione, restituendo alle imprese e ai cittadini la tutela di fronte alle brusche impennate del mercato energetico”.