Dopo il braccio di ferro, le proteste dei consumatori e le lettere di monito, adesso arrivano le multe. L’Antitrust, infatti, ha sanzionato alcune compagnie che forniscono luce e gas, come Enel Energia, Eni Planitude, Acea Energia, Iberdrola Clienti Italia, Dolomiti Energia ed Edison Energia per pratiche commerciali aggressive. In pratica avrebbero condizionato gli utenti in modo da far accettare loro un cambio di condizioni contrattuali sfavorevole, che ha comportato un aumento dei prezzi di luce e gas in bolletta, in violazione rispetto a quanto previsto dall’articolo 3 del Decreto Aiuti bis.
Perché arrivano le multe alle società di fornitura
Secondo l’Autorità le 6 società citate hanno violato le norme previste dal Decreto aiuti bis che vietava aumenti in un momento di crisi energetica ed economica. Era, infatti, agosto 2022 e i costi per le forniture pesavamo su molti consumatori, che contemporaneamente si erano visti arrivare proposte di modifica unilaterale dei contratti, con rincari anche molto pesanti nel settore del libero mercato. Da qui la decisione di intervenire, sospendendo «fino ad 30 aprile 2023, l’efficacia di ogni eventuale clausola contrattuale che consente all’impresa fornitrice di energia elettrica e gas naturale di modificare unilateralmente le condizioni generali di contratto relative alla definizione del prezzo ancorché sia contrattualmente riconosciuto il diritti di recesso alla controparte». In pratica non era permesso nessun aumento unilaterale a fronte della minaccia di sospendere la fornitura.
La stangata per le aziende
Nonostante le successive proteste da parte delle associazioni dei consumatori e i richiami della stessa Autorità, le 6 aziende si sono rese responsabili di «pratiche commerciali aggressive, condizionando i consumatori ad accettare modifiche in aumento dei prezzi dell’energia elettrica e del gas, in contrasto con la normativa», scrive ora il Garante, che ha deciso per una maxi multa. Nello specifico, Enel ed Eni dovranno pagare rispettivamente 10 e 5 milioni di euro di sanzioni per ave cambiato le condizioni a oltre 4 milioni di utenti. Nel caso di Enel è anche la prima volta che si applica il massimo edittale, da che è stato modificato il Codice del Consumo. Acea e Dolomiti, invece, l’ammontare delle multe è di 560 mila euro e 50 mila euro, mentre Iberdrola verserà 25mila euro ed Edison 5mila perché gli aumenti sono stati “imposti” in momenti differenti, per esempio prima della scadenza delle tariffe prevista dal contratto. Edison ha anche ristorato i propri clienti.
Le associazioni chiedono rimborsi per gli aumenti
La partita, però, non è finita perché le associazioni dei consumatori chiedono rimborsi. «Siamo stati i primi a denunciare la violazione dell’articolo 3 del Decreto aiuti bis attraverso una raffica di esposti presentati sia all’Antitrust, sia a 104 procure della Repubblica in tutta Italia – spiega il Codacons – Chiediamo indennizzi in favore di tutti gli utenti coinvolti dagli aumenti illegittimi delle tariffe di luce e gas». L’associazione ha anche chiesto un incontro alle società finite nel mirino nell’Autorità, «finalizzato a studiare le misure per indennizzare in modo automatico i clienti danneggiati da comportamenti e pratiche scorrette, ed evitare una raffica di azioni nelle aule di giustizia», aggiunge il Codacons.
Gli aumenti: perché e quando sono illegittimi
La vicenda, dunque, è complessa e non ancora conclusa. Era iniziata quando l’Autorità garante della concorrenza e del mercato aveva avviato procedimenti istruttori nei confronti di alcune società di fornitura di luce e gas, in seguito a segnalazioni di aumenti illegittimi delle tariffe comunicati in modo unilaterale, esattamente il 10 agosto 2022.
Cosa era contestato alle società
Le società era ritenute colpevoli di non aver sospeso le comunicazioni con cui in modo unilaterale “proponevano” di modificare i prezzi di fornitura, ovviamente in senso peggiorativo, cioè aumentando i costi. Il motivo con cui si giustificavano i rincari era la scadenza delle offerte a prezzo fisso. Ad Acea, però, era anche contestato il fatto di aver inviato le comunicazioni di modifica prima dell’entrata in vigore del Decreto Aiuti bis (cioè proprio il 10 agosto 2022).
Aumenti in bolletta illegali: perché?
Il motivo stava nel fatto che questi rinnovi delle condizioni di fornitura sarebbero stati in contrasto con l’articolo 3 del Decreto Aiuti bis, convertito in legge a settembre 2022, e dunque avrebbero dovuto essere sospesi. Da qui la decisione dell’Antitrust di intervenire, indicando un ritorno alle tariffe precedenti da parte delle società coinvolte. Gli aumenti hanno riguardato 7.546.963 utenti, tra condomini, cittadini singoli e imprese. «Le imprese dovranno sospendere l’applicazione delle nuove condizioni economiche, mantenendo o ripristinando i prezzi praticati prima del 10 agosto 2022» si leggeva nella nota dell’Antitrust.
Tra l’altro questo intervento dell’Antitrust andava ad aggiungersi ad “altri quattro provvedimenti cautelari adottati nei confronti delle società Iren, Dolomiti, E.On e Iberdrola” e ad accertamenti su 25 imprese, che riguardavano sempre la variazione delle condizioni economiche (leggasi aumenti illegittimi).
Le conseguenze: cosa cambia adesso
Le imprese avevano hanno sette giorni per “difendersi” e l’Autorità poteva confermare o meno i provvedimenti cautelari. Hera, per esempio, aveva provveduto spiegando di “aver operato in modo conforme alle norme vigenti” e “proponendo rinnovi delle condizioni economiche solo qualora fossero in scadenza”. Di fatto le società dovevano contattare i clienti con una comunicazione scritta, sia nel caso di proposte di modifica unilaterale del contratto inviate prima del 10 agosto, sia nel caso di comunicazioni di proposta di rinnovo delle condizioni economiche inviate dopo il 10 agosto. Dovevano anche confermare che fino al 30 aprile 2023 si sarebbero applicate le precedenti condizioni di fornitura», chiariva Marco Vignola, responsabile del settore energia dell’Unione nazionale dei Consumatori. «Alla fine i gestori potranno sempre ricorrere al Tar e al Consiglio di Stato, quindi la faccenda è lunga» spiegava ancora un anno fa Vincenzo Donvito, presidente dell’ADUC.
Cosa devono fare gli utenti
Ma cosa fare oggi se non si ricevono comunicazioni o si sono ricevute all’epoca del fatti? Intanto bisogna accertarsi di essere tra i clienti di una delle società fornitrici coinvolte dal provvedimento. Le strade sono tre: la prima è di chiamare il Servizio clienti della propria impresa, nel caso in cui il ritorno alle vecchie condizioni (dunque ai vecchi prezzi) non sia avvenuto in modo automatico. In questo caso si dovrebbe anche ricevere una comunicazione apposita da parte dell’impresa. La condizione fondamentale, però, è che l’utente abbia ricevuto l’eventuale proposta di rinnovo contratto dopo il 10 agosto 2022, giorno in cui era entrato in vigore il decreto Aiuti-bis che congelava gli aumenti.
Meglio la conciliazione del reclamo
Se poi la bolletta non viene ridotta, si può presentare un reclamo. «Il reclamo va inviato alle società e in caso di risposta negativa o decorsi 40 giorni solari è necessario attivare una procedura di conciliazione» spiega Vignola. «Il reclamo è una possibilità, ma dubito che il gestore intervenga, dal momento che l’istruttoria è in corso. Tra l’altro, a differenza del settore della telefonia, nel campo energetico l’oggetto della contesa non si sospende: quindi significa che occorre continuare a pagare le bollette, sperando poi in un rimborso. È un percorso complicato che sconsigliamo. Meglio la conciliazione”, spiega Donvito.
Attenzione anche a controllare di rientrare nei casi di rinnovi unilaterali illegittimi. Non tutti, infatti, fanno parte di questa categoria. In questo caso le possibilità sono due: se si sono subiti rincari con altre società energetiche che non hanno rispettato il decreto Aiuti bis, quindi non hanno congelato i rincari, è possibile fare subito reclamo e, se questo non avesse effetto, si può tentare la via extra-giudiziale della conciliazione, che non ha costi. È gestita dall’Arera, Autorità regolazione energia reti ambiente, e vi si può ricorrere seguendo le indicazioni riportate sul sito (arera.it/it/consumatori/conciliazione.htm).
Se, invece, si tratta di un rinnovo automatico, questo non è interessato dal provvedimento dell’Antitrust. In pratica, se la tariffa in bolletta era già in scadenza, è del tutto legittimo che la società energetica abbia provveduto a modificare il contratto e quindi a ritoccare i prezzi e le condizioni, una volta arrivato il termine previsto.
Cosa fare se i prezzi sono troppo alti?
Infine, resta un’ultima possibilità: se pure gli aumenti e la modifica delle condizioni fossero legittimi, ma non in linea con le aspettative dei clienti, questi possono sempre decidere di cambiare fornitore. Anche in questo caso, comunque, le società dovrebbero contattare l’utente. Non solo l’Antitrust prevede che i gestori originari possano contattare questi ex clienti offrendo loro la possibilità di ritornare, ma a condizioni pre-rincaro. A questo punto saranno i cittadini e in genere i titolari dei contratti a decidere se accettare o se trovare offerte più vantaggiose.