Per chi ha animali domestici il bonus nel 2023 potrebbe cambiare. A proporre una modifica è stata una delle più note paladine dei diritti degli animali, Michela Brambilla, che ha proposto un emendamento alla manovra per modificare importo e criteri di accesso a uno dei bonus che si potevano chiedere anche nel 2022.
Come cambierà il bonus animali nel 2023
Il testo prevede l’erogazione di un bonus da 150 euro per ciascun animale, fino a un massimo di 3 per ogni proprietario che ne faccia richiesta. Il totale, quindi, arriverebbe a 450 euro. Ma attenzione, perché sono previsti dei requisiti che riguardano il reddito, sulla base dell’Isee.
I nuovi requisiti in base all’Isee
Se l’emendamento alla manovra finanziaria passerà, il reddito potrà fare la differenza per chi possiede un cane, un gatto o un altro animale domestico. Nello specifico, per poter accedere al bonus non si dovranno superare i 15mila euro all’anno di Isee. Nel caso il reddito complessivo sia inferiore a 7mila euro, però, il bonus raddoppierebbe, arrivando quindi a un massimo di 900 euro con tre animali.
Le altre novità
Nell’emendamento sono previste anche proposte di modifica dell’attuale norma sugli incentivi per chi ha animali domestici e in particolare la riduzione dell’Iva sugli alimenti per gli animali e le cure veterinarie; il rifinanziamento del fondo per la lotta al randagismo con particolare riferimento alla Sicilia e alle altre regioni del sud; risorse per la transizione a un allevamento senza gabbia e misure per la tutela degli animali selvatici.
Un aiuto indiretto a disabili e anziani
Il bonus animali rappresenta comunque già oggi un piccolo aiuto per chi vive con un cane, un gatto o comunque un pet: insomma compagnie che allungano la vita e possono giovare anche a chi è disabile, come dimostra uno studio condotto in Giappone e in Australia. La ricerca ha mostrato come gli animali domestici siano in grado di ridurre la disabilità nelle persone anziane. Dopo aver analizzato per oltre tre anni e mezzo un campione di più di 11.200 giapponesi tra i 65 e gli 84 anni, si è visto che tra chi aveva un amico a quattro zampe solo il 17% aveva avuto disabilità, mentre solo il 5,2% era deceduto. Il motivo è semplice e spiega anche perché questa accada con i cani, ma non con i gatti: il fatto di portare a passeggio i pet, infatti, aiuta a mantenere un migliore stato di forma generale.
Tutti, però, compresi coloro che vivono con un gatto, possono chiedere il bonus animali domestici anche nel 2023. Ecco di cosa si tratta.
Come funziona il bonus animali
Il bonus animali è una detrazione fiscale del 19% sull’importo delle spese veterinarie, visite specialistiche, interventi di chirurgia, esami in laboratorio e acquisto di farmaci per chi possiede un animale da compagnia: se ne ha diritto a prescindere dal tipo di animale, quindi può essere un cane, un gatto, ma anche un coniglio.
A quanto ammonta il bonus animali domestici
Introdotto già nel 2021, per le spese sostenute in quell’anno e quindi detraibili con la dichiarazione dei redditi del 2022, nei mesi scorsi era stato aumentato il tetto di spesa: «Il limite massimo è stato portato da 500 a 550 euro» spiegava Giovanna Piazzo, responsabile fiscalità del Consorzio nazionale Caf Cgil.
«Attenzione, però, perché è prevista anche una franchigia di 129 euro. Questo significa che sui primi 129 euro di spesa di fatto non si recupera nulla, esattamente come spesso avviene su alcune spese mediche. Per fare un esempio pratico, anche se spendessi 1.000 euro, potrei avere diritto a una detrazione al massimo su 550 euro. Tolti i 129 euro, ne rimangono 421: su questa cifra avrei diritto a una detrazione del 19%, quindi di fatto a 80 euro» chiariva l’esperta riguardo al bonus così come era previsto e tuttora è in vigore.
I requisiti per accedere al bonus
Si tratta, comunque, pur sempre di un bonus che può risultare utile a chi possiede un pet. Nella forma in vigore nel 2022 era (ed è ancora, per il momento) svincolato dal reddito, quindi non varia a seconda dell’Isee e ne hanno diritto tutti coloro che vivono con un animale domestico. È importante, però, dimostrare di essere i proprietari degli animali e di aver sostenuto le spese.
Chi chiede la detrazione, quindi, deve essere il tutore legale dell’animale. Per i cani basterà presentare la documentazione della sua iscrizione all’Anagrafe Canina e quella relativa al microchip. Se si tratta di un gatto, invece, dal momento che non c’è l’obbligo del microchip, l’unico modo per dimostrarne la tutela è o dotarlo di microchip o presentare la fattura di acquisto, se si è acquistato in un negozio o allevamento.
I pagamenti dovranno poter essere tacciabili, quindi con carte di credito, bancomat, o versamenti bancari o postali. In alternativa si potranno presentare anche le ricevute fiscali delle spese effettuate. La richiesta va fatta compilando il modulo sul sito dell’Agenzia delle Entrate.
Quanto costano un cane o un gatto
Secondo i dati di IRI Information Resources, tra luglio 2020 e giugno 2021, in Italia si sono spesi circa 2,3 miliardi per l’alimentazione di cani e gatti, in aumento del 6,4% rispetto all’anno precedente. A questa cifra vanno aggiunte le vendite online e tramite la grande distribuzione, che fanno arrivare la spesa a 2,4 miliardi di euro (+8%). È invece più difficile capire quanto costi mantenere un singolo animale, considerando anche le spese veterinarie, che variano anche a seconda del tipo di animale. Secondo Euromonitor, nel nostro Paese oggi vivono oltre 62 milioni di animali d’affezione, che comprendono anche quasi 30 milioni di pesci, più di 16 milioni di cani e gatti, circa 13 milioni di uccelli e oltre 3 milioni e mezzo tra piccoli mammiferi e rettili. In tutto questo la pandemia ha persino fatto aumentare le adozioni di cani e gatti, come conferma l’Enpa (l’Enta nazionale per la protezione degli animali) che stima un aumento del 15% solo nel 2020.
La proposta di ridurre l’Iva sul cibo per cani e gatti
Una curiosità: l’80% di chi ha un animale domestico è donna, mentre la fascia d’età maggiore tra coloro che “adottano” un amico a quattro zampe è tra i 45 e i 54 anni. Di fronte a questi numeri crescono le richieste da parte delle Associazioni di tutela degli animali domestici per una riduzione dell’Iva sui prodotti come il cibo per cani e gatti, che oggi è al 22%, la stessa dei beni di lusso. Un emendamento nella legge di Bilancio ne chiedeva il taglio al 10%, più vicino al 7% che per esempio è previsto in Germania, ma alla fine la proposta non è passata.