La corsa ad accaparrarsi il bonus bici o bonus mobilità c’è stata. Migliaia (se non milioni) di italiani si sono armati di codice SPID per l’identità digitale, coordinate bancarie per ricevere il rimborso sul conto corrente, ma anche codici di accesso, fatture di acquisto e soprattutto tanta pazienza. Per la maggior parte di chi ci ha provato, la procedura di inoltro della domanda si è conclusa solo a tarda sera. Per chi, invece, non ha potuto rimanere al computer per buona parte della giornata, il secondo tentativo è avvenuto in queste ore, ma con il rischio di non poter accedere all’incentivo per esaurimento fondi. Qualcuno, infine, non è riuscito a ultimare la pratica (e sono stati in molti) per difficoltà di accesso al portale del ministero dell’Ambiente con lo SPID di Poste Italiane, l’unico fino a poco fa, ad essere gratuito. Ma c’è la possibilità di chiedere i danni.
Portale in tilt
Per i più mattinieri l’Odissea è iniziata alle 9, orario dal quale il portale del ministero dell’Ambiente ha attivato, il 3 novembre, la procedura di richiesta del bonus bici, che dà diritto al rimborso fino al 60% (o per un massimo di 500 euro) a fronte dell’acquisto di un mezzo di mobilità ecologica: biciclette tradizionali, e-bike, ma anche monopattini elettrici. Ma fin dai primissimi minuti, il sito era in tilt e compariva solo la scritta: «Impossibile raggiungere il sito – www.minambiente.it ha impiegato troppo tempo a rispondere».
Difficoltà di accesso
Passato diverso tempo, il portale ha ripreso a funzionare, ma è a quel punto che sono iniziate le code e poi le difficoltà di accesso. I primi a poter avviare la richiesta di bonus (sotto forma di rimborso per un acquisto già effettuato o di voucher da spendere entro il 31 dicembre 2020) si sono trovati di fronte una schermata con questa dicitura: «Sei in attesa di accedere al sito. Quando sarà il tuo turno, avrai a disposizione 20 minuti di tempo». Per poter accedere, occorreva aspettare in «sala d’attesa». In media per tutta la mattina gli utenti in attesa hanno oscillato tra i 400 e i 600mila. Una volta arrivato il proprio turno, però, molti si sono imbattuti nelle difficoltà ad andare avanti con lo SPID di Poste italiane. Il sito del ministero dell’Ambiente richiede, infatti, un livello di sicurezza 2, di cui si può disporre solo scaricando la App di Poste. Il che richiede tempo, quindi in tanti hanno esaurito i 2 minuti di disposizione. Risultato: scaricata l’applicazione, si torna in coda per altre ore (in media 3 ore).
Una volta terminata l’attesa, ecco il momento di inserire le credenziali SPID, non senza difficoltà: dato l’eccessivo numero di utenti, sito e App erano in sovraccarico quindi non era possibile dall’applicazione di Poste il codice da inserire nel portale del ministero dell’Ambiente, come spiegato dalla scritta: «Posteid.poste.it ha impiegato troppo tempo a rispondere» o «429 – Too Many Request». A chi si è lamentato per il disservizio, Poste via Twitter ha risposto di essere al lavoro per risolvere il problema e riportare la situazione alla normalità, esortando a interagire col profilo dedicato @WebPoste. La conseguenza è che i meno fortunati sono stati “buttati fuori” una seconda volta. Va detto che qualche problema è stato registrato anche da utenti con SPID ottenuto da Tim, ma il risultato non è cambiato di molto: solo a tarda sera la maggior parte degli italiani in coda è riuscita a compilare il modulo, inserendo i documenti e i dati richiesti.
Perché un click day così disordinato?
Per tutta la giornata l’irritazione e le proteste degli utenti sono state protagoniste dei social, con hashtag come #buonomobilità e #posteitaliane che hanno invaso Twitter e Facebook. Qui in molti si sono chiesti il motivo di una gestione del genere del bonus mobilità, annunciato fin dalla scorsa primavera e poi rimandato per mancanza di fondi adeguati. Per esempio, c’è chi si è chiesto se non sarebbe stato meglio (e più equo) utilizzare un altro criterio che non fosse il «chi prima arriva, meglio alloggia», preferendo magari la data della fattura di acquisto della bici. Le richieste, in questo modo, si sarebbero potute gestire con maggiore calma e risparmiando problemi e difficoltà agli utenti, non tutti nella condizione di poter passare ore davanti a un pc in «sala d’attesa». «Il criterio della data di acquisto, tra l’altro, ha una logica anche economica: chi ha speso prima, viene risarcito prima» osserva Massimo L. su Facebook.
Oggi, all’indomani del click day, fin dalle 9 del mattino il portale del ministero dell’Ambiente (molto meno affollato) recava un grafico con i fondi esauriti e quelli ancora a disposizione (in tutto 210 milioni di euro), pressoché esauriti. Per chi non è riuscito ieri ad accedere, dunque, che fare?
Come chiedere i danni a Poste italiane
L’associazione dei consumatori Aduc ha già provveduto a informare gli utenti con un comunicato, esortando ad «agire con Poste Italiane per chiedere il risarcimento del danno qualora non ottengano il buono o il rimborso”.
Già, ma come fare? «La prima cosa da fare è inviare a Poste Italiane una messa in mora per raccomandata a/r (il modello è disponibile sul sito di Aduc, NdR) o Pec (Posta Elettronica Certificata)». Poste italiane ha a disposizione 30 giorni per rispondere. In caso non lo faccia si potrà ricorrere presso il Giudice di Pace della propria città «anche senza avvocato, per ottenere il risarcimento del danno pari al rimborso o buono perduto» spiega l’associazione dei consumatori.