Bonus acqua potabile addio, o quasi. Mancano ancora pochi giorni, infatti, per poter usufruire del contributo per l’acquisto di impianti per migliorare la qualità dell’acqua. L’agevolazione, pensata per razionalizzare l’uso dell’acqua e ridurre il consumo di bottiglie e contenitori di plastica, scade infatti il 31 dicembre 2023. Non si tratta, comunque, dell’unico bonus a cui prestare attenzione. Qui facciamo il punto anche sul bonus carburante 2023.

Bonus acqua potabile agli sgoccioli

L’incentivo per ridurre gli sprechi di acqua potabile era stato introdotto nel biennio 2021-2022, per poi essere prorogato per tutto il 2023, ma sta ormai terminando. La misura serviva a coprire le spese effettuate per l’acquisto e l’installazione di sistemi per il filtraggio, la mineralizzazione, il raffreddamento o l’addizione di anidride carbonica alimentare (classificata con la sigla E290), sostenute dal 1° gennaio 2021 al 31 dicembre 2023. Siamo dunque agli sgoccioli, anche perché il bonus non sarà esteso al 2024.

Bonus bollette: cosa prevede

Diverso il discorso per il bonus bollette o bonus sociale bolletta. Il sostegno, infatti, è tuttora in vigore, con una modifica che era stata introdotta a inizio 2023. Era stato innalzato, infatti, il tetto Isee per accedere al beneficio: ne possono usufruirne coloro che hanno una certificazione di reddito complessivo fino a 15mila euro (fino al 2022 era prevista soglia massima di 12mila euro). In alternativa, il bonus può spettare anche a chi ha 4 o più figli a carico e con un Isee entro i 20mila euro. Con il 2023 sono stati «ammessi alle agevolazioni relative alle tariffe per la fornitura di energia elettrica riconosciute ai clienti domestici economicamente svantaggiati i nuclei familiari con un indicatore della situazione economica equivalente (Isee) valido nel corso dell’anno 2023 fino a 15mila euro», come previsto dal testo della legge di bilancio.

Quanti e quali bonus per le utenze

Occorre fare chiarezza, perché esistono quattro tipologie di bonus in questo ambito. «Il Bonus elettrico per disagio fisico che è contributo per la bolletta elettrica per le famiglie con persone costrette ad utilizzare apparecchiature elettromedicali): questo sembra invariato nel 2024», spiega Giovanni Pizza, cofondatore di BonusX. C’è poi il Bonus elettrico per disagio sociale, cioè una misura per la bolletta elettrica per le famiglie a basso reddito, che «sembra rifinanziato per il 2024 – chiarisce ancora l’esperto – Il contributo straordinario che è stato previsto per gli ultimi 3 mesi del 2023 sembra rifinanziato in misura ridotta e solo per il primo trimestre 2024». A questi si aggiunge il Bonus gas per disagio sociale (contributo per la bolletta gas per le famiglie a basso reddito) che sembra anch’esso rifinanziato per il 2024. Infine c’è il Bonus idrico per disagio sociale (per la bolletta acqua per le famiglie a basso reddito, che pare sia rifinanziato per il 2024. «Non va confuso con il bonus acqua potabile (per l’acquisto di sistemi di potabilizzazione dell’acqua) che invece scompare. Di norma, attendiamo approvazione della finanziaria, decreti attuativi e circolari degli enti preposti, per poi confermare anche sulla nostra piattaforma le modalità di accesso. Tutto questo ad oggi manca ed è presto per informazioni definitive», aggiunge Pizza.

Gli altri requisiti

Se tutto sarà riconfermato, comunque, oltre al reddito occorre essere in possesso di altri requisiti: uno dei componenti del nucleo familiare che ottiene l’agevolazione deve risultare intestatario di un contratto di fornitura elettrica e/o di gas naturale e/o idrica; la tariffa deve fare riferimento a usi domestici o, per accedere al bonus sociale idrico, per uso domestico residente attivo. Significa che l’erogazione del servizio deve essere in corso (l’unica eccezione è che sia stato sospeso in via temporanea per morosità). Ogni nucleo familiare può ricevere un solo bonus per tipologia (luce, gas e acqua) per l’anno di competenza, cioè quello a cui fa riferimento la dichiarazione sostitutiva unica (Dsu), necessaria per presentare l’Isee.

Esistono poi altri sostegni, come il bonus bolletta o da 600 euro e bonus carburanti o da 200 euro.

Bonus bollette da 600 euro: cos’è

In questo caso, nonostante sia chiamato bonus bollette, in realtà si tratta di un benefit esattamente identico a quelli che ciascuna azienda privata ha la facoltà di erogare ai propri dipendenti, tutti o solo alcuni, come per esempio i cellulari aziendali o i buoni pasto. Serve per sostenere i lavoratori nel pagamento delle proprie utenze domestiche e in particolare acqua, luce e gas. L’importo massimo è di 600 euro (innalzato nel 2023 rispetto ai precedenti 258,23 euro, grazie al decreto Aiuti bis).

Perché il bonus da 600 euro è utile a lavoratori e imprese

Il grosso vantaggio di questa misura è che consente alle aziende di dedurre completamente il costo, mentre il dipendente non paga le tasse sulla cifra che ottiene sotto forma di bonus perché non entra a far parte del reddito imponibile. Attenzione, però: se si supera la soglia dei 600 euro, magari per il cumulo con altri benefits aziendali, tutto l’importo viene sottoposto a tassazione ordinaria come lo stipendio. La scelta dell’erogazione, comunque spetta al datore di lavoro, quindi non è un diritto e non ha a che fare con altri bonus, che invece sono legati a ISEE o reddito.

Chi ha diritto al bonus bollette: requisiti e funzionamento

Il primo requisito è essere dipendenti del settore privato: il bonus da 600 euro, infatti, non spetta ai lavori della pubblica amministrazione. Sono poi le singole aziende a decidere se avvalersi di questa misura e ciascun datore di lavoro sceglie le modalità di erogazione: possono spettare a tutti i dipendenti o solo ad alcuni. Ne possono usufruire anche coloro che hanno un reddito da lavoro assimilabile a quello dipendente. La cifra, comunque, può essere usata solo per il pagamento delle utenze di chi la riceve: non può, quindi, essere incassata senza essere spesa né può essere destinata ad altro che non sia il pagamento delle bollette.

Come spendere il bonus bollette da 600 euro

Come detto, il bonus bollette vale solo per il pagamento delle utenze domestiche private del dipendente che lo riceve. Vale, però, anche per le utenze intestate al condominio, ma che sono suddivise tra i vari condòmini: è il classico caso del riscaldamento domestico centralizzato il cui importo – nel caso di un affitto – non sia forfettario e incluso in quello dell’affitto, ma pagato in base al consumo reale.

L’intestazione delle utenze: familiari, conviventi e documentazione

Possono essere inclusi tra i beneficiari del benefit anche i familiari del dipendente che riceve il bonus, ma solo in questi casi: coniuge, figli anche con età superiore ai 21 anni ma anche fratelli, sorelle, generi, nuore, genitori o suoceri, nel caso in cui siano conviventi con il lavoratore beneficiario.

Occorre, comunque, presentare apposita documentazione al datore di lavoro, che attesti importi e intestatari delle utenze, da mostrare in caso di controlli alle autorità. Si tratta, quindi, delle fatture o di un’autocertificazione nella quale il lavoratore dichiara di avere la documentazione necessaria e riporta anche i dati per rintracciarla: come chiarisce l’Agenzia delle entrate, “ad esempio, il numero e l’intestatario della fattura (e se diverso dal lavoratore, il rapporto intercorrente con quest’ultimo), la tipologia di utenza, l’importo pagato, la data e le modalità di pagamento”. Nella dichiarazione occorre anche specificare di non usufruire di altre misure di sostegno o rimborso per le stesse voci di spesa.

Bonus carburanti da 200 euro

Mentre il taglio alle accise è stato cancellato fin dall’inizio del 2023, resta il cosiddetto bonus carburanti da 200 euro, che funziona come il voucher aziendale per utenze domestiche, appena descritto. In realtà, anche in questo caso e salvo novità la scadenza prevista è vicina: «Il bonus carburante da 200€ previsto per l’anno 2023, in realtà, può essere utilizzato fino al 12 gennaio 2024 per il “principio di cassa allargato”. Il principio di cassa allargato, norma fiscale contenuta nell’art 51 del Tuir, stabilisce che i redditi percepiti dal lavoratore entro il 12 gennaio di ogni anno concorrono alla determinazione del reddito da lavoro dipendente del periodo d’imposta precedente. Quindi le aziende private, studi professionali o enti del terzo settore possono offrire volontariamente ai propri dipendenti i buoni carburante dal valore massimo di 200 euro per ogni dipendente, ovvero degli sconti sul rifornimento del carburante», spiega Giovanni Pizza, cofondatore di BonusX, che aggiunge: «La somma non concorre, per il dipendente, alla formazione del reddito: sono, infatti, esenti da tasse». Anche per questa misura è l’azienda che decide se erogare il benefit e vale solo per il settore privato.

I benefits si possono sommare

Una caratteristica, che ha rappresentato una novità per il 2023, è che il bonus da 200 euro non rientra nel limite dei 600 euro per il bonus bollette. Questo significa che i due bonus sono sempre cumulabili e non si escludono né si sommano a vicenda. La conferma era arrivata da un’apposita nota dell’Agenzia delle Entrate. In caso si sia beneficiari del buono, questo «deve essere presentato al distributore scelto al momento del pagamento per il rifornimento fatto. Il valore del buono carburante sarà, così, scalato dall’importo totale», precisano gli esperti di Bonus X.

Bonus sicurezza: a quanto ammonta e come funziona

Sul fronte della sicurezza, invece, è confermato e prorogato fino al 31 dicembre 2024 il bonus che permette di installare sistemi di protezione della propria abitazione dai ladri, usufruendo di un’agevolazione fiscale al 50%. Il sostegno consente, quindi, di godere di uno “sconto” sulla metà del costo dei lavori, con un massimo di spesa di 96mila euro. Il rimborso avviene sotto forma di detrazione Irpef ed è suddiviso in 10 quote annuali di pari importo. Questo bonus sicurezza rientra in quelli relativi al miglioramento delle condizioni della casa, ma non è legato a interventi di ristrutturazione. Possono chiederlo proprietari, locatari, soci di cooperative, familiari conviventi dei titolari dell’immobile (a patto di dimostrare di aver sostenuto la spesa, con apposite fatture). Il bonus copre i costi per proteggersi da quello che l’Agenzia delle Entrate definisce “atti illeciti”: furto, aggressione, sequestro di persona e ogni altro reato la cui realizzazione comporti la lesione di diritti giuridicamente protetti. Si tratta, quindi, di rafforzamento, sostituzione o installazione di cancellate o recinzioni murarie degli edifici; apposizione di grate sulle finestre o loro sostituzione; porte blindate o rinforzate; apposizione o sostituzione di serrature, lucchetti, catenacci, spioncini; installazione di rilevatori di apertura e di effrazione sui serramenti; apposizione di saracinesche; tapparelle metalliche con bloccaggi; vetri antisfondamento; casseforti a muro; fotocamere o cineprese collegate con centri di vigilanza privati; apparecchi rilevatori di prevenzione antifurto e relative centraline.

Sono esclusi contratti stipulati con istituti di vigilanza.