Nel Paese dei bonus, nel 2023 arrivano novità per le famiglie, in particolare sul fronte dei congedi parentali.

Bonus famiglie: le novità

Nella manovra finanziaria, infatti, è previsto un mese in più a casa, alla nascita del figlio o della figlia, e una maggiore retribuzione: la paga sarà dell’80% e non del 30% come avveniva finora. Un’altra novità riguarda il fatto che la misura sarà disponibile sia per le madri, come già annunciato dalla premier Giorgia Meloni, sia per i padri. Ecco come funzionerà.

Come cambia il congedo parentale

Il congedo parentale sarà esteso a entrambi i genitori che potranno usufruire di un mese in più (non più 10, ma 11), retribuito con l’80% dello stipendio, nei primi 6 anni di vita del figlio o della figlia. L’allungamento sarà quindi di un mese, da dividere tra i genitori: in pratica madre e padre potranno scegliere se ne usufruirà uno solo per 30 giorni oppure potranno dividerselo a metà o in altro modo, ma comunque potranno accedere alla misura entrambi, cosa che invece prima non era prevista.

L’altro aspetto importante, poi, riguarda la retribuzione, che sale all’80% rispetto al 30% previsto in passato. In questo modo si punta a dare maggiore sostegno alle famiglie e alla natalità. Certo, niente a che vedere con la Germania, per esempio, dove fino ai 18 anni di vita dei figli, indipendentemente dal reddito, ogni famiglia riceve 220 euro a figlio, cifre che crescono con l’aumentare dei figli. Alla nascita di un bebè, poi, i genitori hanno 14 mesi di congedo parentale, che possono dividersi.

Congedo parentale più lungo (e più pagato)

Di novità riguardo al congedo parentale di recente ce ne sono state, anche se rappresentano delle gocce nel mare delle difficoltà che si trovano ad affrontare madri e padri che lavorano, quando arriva un bebè. Di recente per i padri è stata confermato (e diventata obbligatorio) un periodo di astensione dall’ufficio per 10 giorni e con retribuzione piena. Per i dipendenti il congedo parentale indennizzato è cresciuto da 6 a 9 mesi, ma mancava ancora un tassello a sostegno delle neomamme, che ora possono contare su un mese in più a casa, ma soprattutto con una retribuzione dell’80% invece che al 30%, come accadeva finora. Vedersi tagliare di un terzo lo stipendio, infatti, rappresentava una forte limitazione per le donne lavoratrici, che quindi erano spesso costrette a tornare in ufficio per necessità economica (salvo dover spendere somme ingenti per un nido, in assenza di nonni disponibili a tenere i nipotini piccoli). È stata la premier, Giorgia Meloni, a spiegare il senso della modifica: «Io ho sempre pensato che molte madri non se lo potessero permettere. Abbiamo aggiunto un mese di congedo facoltativo retribuito all’80% utilizzabile fino al sesto anno di vita del bambino, una specie di salvadanaio del tempo che le madri possono utilizzare in caso di difficoltà evitando di incorrere in situazione economiche difficili».

Non si tratta, comunque, dell’unica misura a favore delle famiglie messa in campo dall’esecutivo. Di recente è arrivato anche il taglio dell’Iva sui pannolini e assorbenti femminili.

Qualche novità, infine, riguarda anche il bonus bollette per le famiglie meno abbienti, che viene confermato, così come sono stati prorogati gli incentivi l’acquisto della prima casa per i giovani.

Più fondi per i centri estivi

Sempre a sostegno delle famiglie con genitori che lavorano, il testo varato dal Governo prevede anche un Fondo per finanziare le spese per i centri estivi dei ragazzi, pari a 68 milioni di euro.

Assegno unico familiare: aumenta del 50%

Con la Manovra cambia anche l’assegno unico per le famiglie, che per il 2023 «sarà maggiorato del 50% per il primo anno di vita e di un ulteriore 50% per le famiglie composte da 3 o più figli». L’importo, quindi, passa da 100 euro a 200 euro e si aggiunge a un nuovo bonus per i genitori dei gemelli, che potranno contare su 100 euro in più per i primi tre anni di vita dei bambini.

Per le donne: Tampon tax al 5%

CUna misura che non è passata inosservata è la riduzione della cosiddetta «tampon tax» ossia l’Iva sugli assorbenti femminili, che in passato erano tassati non come beni di prima necessità, bensì “di lusso”. L’imposta scende quindi al 5%, anche per i pannolini dei bambini e tutti i prodotti della prima infanzia.

Il taglio dell’Iva, comunque, riguarda anche beni alimentari primari per le famiglie come latte, pane e pasta.

Bonus bollette per le famiglie: come cambia

Per i nuclei familiari più fragili economicamente è stato confermato anche il bonus bollette, ma con un innalzamento della soglia Isee da 12.000 a 15.000 euro.

In compenso è stata creata la Carta Risparmio Spesa, con un apposito fondo da 500 milioni di euro, che servirà a sostenere le famiglie con reddito fino a 15mila euro, per acquistare beni di prima necessità in negozi che aderiscono all’iniziativa, il tutto gestito dai Comuni che meglio conoscono le situazioni di necessità sul proprio territorio.

Sempre in tema di bonus è stato rinnovato il 2023 il bonus per rottamare vecchie tv e acquistare decoder, riservato alle famiglie con ISEE fino a 20mila euro. Nonostante i fondi siano terminati alla naturale scadenza (12 novembre, come vi spiegavamo), il ministero dello Sviluppo economico ha richiesto ulteriori finanziamenti per assicurare anche nel 2023 gli incentivi. Ricordiamo che il bonus decoder ammontava a 30 euro per le famiglie con ISEE fino a 20.000 euro, mentre il bonus rottamazione tv arrivava fino a 100 euro per tutti.

Incentivi per l’acquisto della casa

E per i giovani? Se spesso si è parlato delle difficoltà a uscire di casa, per gli under 36 che vogliono acquistare la prima casa sono stati prorogati per tutto il 2023 gli incentivi previsti dal decreto Sostegni bis. Si tratta dell’esenzione dall’imposta di registro, ipotecaria e catastale. Cancellata anche l’imposta sostitutiva per i finanziamenti finalizzati ad acquistare, costruire e ristrutturare una casa a uso abitativo.

Cartelle esattoriali: cancellazione fino a 1.000 euro

Una novità importante riguarda anche le cartelle esattoriali per cifre fino a 1.000 euro: saranno annullate quelle emesse dal 2015 perché, come spiegato, gli oneri di riscossione sono maggiori rispetto alle cifre da recuperare, peraltro non senza difficoltà, mentre per le cartelle fino a 3.000 euro emesse dal 2020 la sanzione è ridotta al 5%, con possibilità di pagare in un’unica soluzione o dilazionando a rate.