Tutto è pronto per il bonus asili nido 2025, che è stato esteso anche al 2025 e alle famiglie con un solo figlio. La misura consiste nel rimborso delle rette per i bambini fino a 36 mesi, ma prevede due novità rispetto agli anni precedenti. L’importo massimo arriva fino a 3.600 euro e l’incentivo è usufruibile anche per i nuclei con un solo figlio e se non c’è già un altro figlio under 10.

Il bonus nido 2025

Era attesa da giorni e ora l’Inps ha pubblicato una circolare operativa che contiene i requisiti e le istruzioni per ottenere il bonus nido 2025, di cui fare richiesta online sull’apposita pagina internet attivata tra poche ore. Con la legge di Bilancio 2025 il contributo – che serve a coprire parte delle spese per gli asili nido e per supportare le famiglie con figli affetti da gravi patologie croniche – è stato innalzato nel suo tetto massimo e diversificato in base alla situazione economica.

Gli importi del bonus nido 2025

Quest’anno l’importo massimo rimborsabile arriva a 3.600 euro annui per le famiglie con figli nati dal 1° gennaio 2024 e ISEE fino a 40.000 euro. Diversamente dal passato, la misura viene erogata a prescindere dalla presenza di almeno un figlio di età inferiore ai dieci anni. Per le altre fasce l’assegno varia a seconda dell’ISSE: è pari a 3.000 euro annui fino a 25.000 euro di redditi; a 2.500 euro per Isee da 25.001 a 40.000 euro; 1.500 euro annui, per Isee oltre 40.000 euro. Attenzione: dal momento che l’importo si somma agli altri benefici fiscali, viene meno l’assegno unico universale.

Bonus utilizzabile per nido e baby sitter

Anche se il bonus è stato pensato principalmente per calmierare il costo degli asilo nido – pubblici e privati autorizzati – può essere utilizzato anche per un supporto a domicilio, come nel caso di baby sitter, per bambini con gravi patologie croniche che non possono frequentare l’asilo. Come spiega l’Inps, le domande possono essere presentate esclusivamente online attraverso il portale dell’Istituto, autenticandosi con la propria identità digitale, Spid o Carta d’identità elettronica, o attraverso un patronato. Occorre allegare la documentazione necessaria, quindi le ricevute/fatture delle rette pagate. Per chi presenta domanda per il supporto a domicilio, è richiesta anche l’attestazione del pediatra all’impossibilità a frequentare il nido.

Bonus mamme 2025: per chi

Per le donne e madri lavoratrici, però, esiste anche un altro incentivo: il Bonus mamme. La misura è stata pensata per le donne che hanno almeno due figli e che appunto lavorano. Come chiarito a suo tempo da una circolare dell’INPS, devono essere le interessate a comunicare al proprio datore di lavoro la volontà di avvalersi dell’esonero contributivo. Come spiegato dall’Istituto di previdenza, nell’autodichiarazione deve essere indicato il numero dei figli a carico, con i rispettivi codici fiscali. Sarà poi compito del datore di lavoro inserire la dichiarazione nella denuncia retributiva, mentre l’Istituto di previdenza, una volta verificata l’esistenza del requisito, provvederà a rendere effettiva la pratica.

Cosa cambia nel 2025

Come previsto dalla manovra, la misura viene rifinanziata con l’obiettivo di renderla strutturale. Rispetto al 2024, infatti, viene destinata a tutte le lavoratrici purché con un reddito massimo fino a 40.000 euro; avranno diritto al bonus coloro che hanno almeno due figli, ma non solo lavoratrici dipendenti perché l’incentivo è stato esteso anche alle lavoratrici autonome che non devono aver optato per il regime forfettario; invece che scadere a dicembre 2026, il bonus sarà erogato anche nel 2027 alle madri lavoratrici con almeno 3 figli (il più piccolo con meno di 18 anni), sia per dipendenti e che autonome.

Come funziona l’esonero

In concreto, una volta inoltrata la richiesta, la lavoratrice e madre di almeno due figli, potrà vedersi esonerata dalla contribuzione di “Ivs” o “Fap”, a seconda che presti servizio rispettivamente nel settore privato o pubblico. Nel primo caso, infatti, non dovrà versare il contributo “Infortuni e Vecchiaia”, mentre nel secondo caso la voce è quella del “Fondo adeguamento pensioni”. Tradotti in numeri, significa avere una decontribuzione del 9,19% che, come spiegano gli esperti, può arrivare a 250 euro al mese, quindi 3.000 euro all’anno come cifra massima. Per le madri lavoratrici con tre o più figli la misura sarà valida fino al 31 dicembre 2026. Attenzione, però, ai requisiti: il figlio più giovane deve essere under 10 (18 anni per chi tre figli almeno). Non è prevista decontribuzione in caso di un solo figlio, neppure se disabile.

I requisiti e il bonus per le donne vittime di violenza

I requisiti, oltre al numero di figli, riguardano il tipo di lavoro: «L’esonero è riconosciuto alle lavoratrici con rapporto di lavoro a tempo indeterminato (escluso quello domestico) e nel limite massimo di 3.000 euro all’anno, suddiviso su base mensile», spiega la consulente. Il Governo ha introdotto un esonero del 100% dalla contribuzione previdenziale anche per le aziende del settore privato che assumano donne disoccupate che ricevano il reddito di libertà, nella misura massima di 8.000 euro all’anno», chiarisce ancora Casolo. Si applica, dunque, alle donne disoccupate, vittime di violenza e beneficiarie del reddito di libertà. «La finalità è favorire il percorso di uscita dalla violenza promuovendo l’inserimento nel mercato del lavoro delle donne senza lavoro, vittime di violenza», aggiunge Casolo, che commenta: «Purtroppo questo prodotto rischia di non essere efficace perché non si pubblicizza a dovere il reddito di libertà».