Dal 2024 il Canone Rai scende dagli attuali 90 a 70 euro. In attesa che possa “uscire” dalla bolletta della luce, dove invece al momento si continua a pagare in rate bimestrali, la buona notizia è arrivata dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, all’indomani del varo della Manovra finanziaria da parte del Governo.
Era stato lo stesso Giorgetti, però, qualche mese fa a spiegare che l’intenzione sarebbe anche di scorporare il pagamento della tassa sul possesso della tv dalla bolletta elettrica: «Diventa chiaro che dalla bolletta il canone Rai dovrà uscire e quindi l’anno prossimo bisognerà trovare un altro strumento». Questo, dunque, potrebbe essere l’ultimo anno in cui si continuerà a pagare il Canone insieme alla bolletta elettrica, come deciso dall’allora Governo Renzi nel 2016.

Il canone scende a 70 euro

La tassa più odiata dagli italiani (anche se non tra le più costose) scende: per il 2024 si pagheranno 70 euro all’anno invece degli attuali 90. Giorgetti ha annunciato il taglio, a partire dal 1° gennaio, da 20 euro. Ma se pressoché tutti i cittadini tenuti a pagare il canone ne sono felici, l’annuncio del Governo ha scatenato una serie di proteste, a partire dal Codacons. L’associazione dei consumatori, infatti, preme per l’abolizione totale della tassa, mentre secondo Vittorio Di Trapani, presidente della Fnsi, la Federazione Nazionale della Stampa italiana, l’esecutivo «ha avviato il ridimensionamento del Servizio Pubblico».

2024, l’anno della svolta?

Nel frattempo la tassa sul possesso della tv rimane da pagare tramite la bolletta della luce. A volere la norma era stato Matteo Renzi nel 2016, quando da premier aveva deciso di introdurre la novità per contrastare l’evasione fiscale. Proprio grazie ai maggiori introiti era stato possibile diminuire l’importo del canone, portandolo prima da 113 a 100 euro, successivamente a 90 euro all’anno. Il canone Rai, però, rimane uno dei “balzelli” più odiati dagli italiani. Il ministro dei Trasporti e leader della Lega, Matteo Salvini, ha sempre criticato il pagamento della tassa e in campagna elettorale aveva affermato di essere pronto all’abolizione, ricordando: «Ci sono già dieci Paesi europei che non fanno pagare il servizio pubblico radiotelevisivo». «Il canone Rai grazie a Renzi pesa sulla bolletta – aveva proseguito – Qualcuno può dire che 90 euro non fanno la differenza, c’è gente che con 90 euro ci mangia tre volte in più». Forse, quindi, potrebbe scomparire o quantomeno potrebbero cambiare le modalità di pagamento per il 2024.

Canone Rai 2023

A confermare le modalità di pagamento attuali era stato lo stesso Governo Meloni a dicembre 2022, con una nota del ministero Dell’Economia e delle Finanze (Mef) in cui si leggeva che «le voci di un’esclusione del canone Rai dalla bolletta elettrica non risultano, alla luce del lungo lavoro istruttorio in corso, fondate». Niente passi indietro, dunque, nonostante l’ex premier, Mario Draghi, si fosse impegnato per una riforma, soprattutto di fronte ai rilievi giunti dalla Commissione europea, che ritiene che pagare l’abbonamento alla tv di Stato insieme al conto della luce, mensilmente, sia un “onere improprio». Secondo Bruxelles, in pratica, occorre più concorrenza e trasparenza.

Il problema, però, è che con l’attuale sistema le entrate per la Rai sono aumentate, riducendo sensibilmente l’evasione del canone, per il semplice motivo che non è possibile non pagare la bolletta della luce.

Si sono fatte diverse ipotesi anche perché a prevedere una modifica era il Decreto Energia dello scorso aprile, che parlava di «misure normative dirette a scorporare dal 2023 il canone Rai». Fin da subito, però, non è sembrato pensabile un ritorno ai vecchi bollettini, perché il tasso di evasione potrebbe tornare al 27% che era fino al 2016, anno in cui il pagamento è stato inserito in bolletta, facendo scendere la percentuale di coloro che non pagano la tassa al 3%.

La strada più percorribile sembrava quella di prevedere il pagamento all’interno della dichiarazione dei redditi, tramite Modello 730 o modello Redditi PF. Non era neppure escluso, però, che la gestione degli incassi potesse anche essere affidata a società regionali, come avviene con le Province autonome e a statuto speciale.

Come funziona all’estero

Il Codacons in Italia ne ha chiesto a più riprese l’abolizione ed è tornato a farlo anche adesso. L’associazione dei consumatori ha sempre citato quanto avvenuto in altri paesi europei: è il caso di Spagna, Belgio, Ungheria, Norvegia, Svezia, Finlandia e Turchia, dove è stata eliminata la tassa a carico dei cittadini perché è lo Stato a sovvenzionare la tv pubblica. In Francia, invece, si paga una tassa in modo analogo a quanto previsto per il possesso dell’auto o della casa. Nel Regno Unito e in Svizzera, infine, sono società incaricate dallo Stato a provvedere alla riscossione.

In Italia c’è chi vorrebbe cancellare il canone soprattutto per l’aumento dei canali a pagamento, oppure per il passaggio al digitale terrestre, per cui molti canali non sono più visibili. A parlare di abolizione del canone è stato anche il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini. Finora non è accaduto e non sembra possibile.

In ogni caso, la concorrenza delle piattaforme in streaming o il minor ricorso ai canali pubblici non è un buon motivo per non pagare il canone. Piuttosto, è possibile disdire l’abbonamento. Qui vi spieghiamo in quali casi si può fare domanda, a chi e in che tempi.

Chi può disdire il canone Rai

Si può disdire solo se non si possiede più un televisore, perché il canone è un’imposta diretta motivata dal solo fatto di possedere l’apparecchio. «Esiste un apposito modulo per chiedere la disdetta dell’abbonamento e va utilizzato quando nessun componente della famiglia possiede apparecchi televisivi in nessuna delle abitazioni per le quali chi firma la richiesta è titolare di utenza elettrica per uso domestico» chiarisce Donvito, che oggi, a tre mesi dalla fine dell’anno, chiede: «Siamo sicuri che vale la pena vedere i programmi tv attraverso l’antenna? Mediamente la qualità tecnica è migliore di, per esempio, lo streaming via Internet, e ci sono alcuni canali che non sono visibili in streaming… ma è realmente quanto serve al nostro desiderio/esigenza di informazione e spettacolo? Quanti, per esempio, vedono film solo attraverso piattaforme come Netflix o usano YouTube per i tg di varie emittenti, musica e intrattenimento?». Da qui la possibilità di chiedere la disdetta dell’abbonamento fin da adesso, che sarebbe «meglio, per evitare magari di dover chiedere rimborsi, visti i tempi non fulminei della registrazione di queste richieste. Il 31 dicembre rimarrebbe la data di cessazione del rapporto».

Per la radio si paga il canone Rai?

«Un chiarimento ulteriore riguarda la radio: nonostante la Rai abbia propri canali, ascoltabili da chiunque, per questo tipo di apparecchio non è prevista una imposta. Un tempo c’era quella sulle autoradio, ma è stata abolita. Solo coloro che “usano la radio” a scopo di lucro, come nei locali, ristoranti, ecc., sono tenuti al pagamento – avverte il presidente dell’ADUC – Diverso il caso di chi usa la tv come schermo del pc: anche se non fosse collegato all’antenna, per il solo fatto di possederla, si è obbligati a pagare il canone. In caso contrario si commette evasione fiscale».

Come disdire il canone Rai

Per disdire il canone Rai è sufficiente scaricare l’apposito modulo sul sito dell’Agenzia delle Entrate, compilarlo e rinviarlo alla stessa Agenzia o via raccomandata a/r in plico senza busta, con allegata una copia del documento di riconoscimento (l’indirizzo corretto è: Ufficio di Torino 1 – S.A.T Sportello Abbonamenti TV – Casella Postale 22 – 10121 Torino). Altrimenti si può scannerizzare e inviare telematicamente attraverso il sito dell’Agenzia delle entrate utilizzando le credenziali Fisconline o Entratel, direttamente o attraverso intermediari (commercialisti, ragionieri, centri di assistenza fiscale, etc.). Infine, è possibile usare la posta elettronica, purché certificata (pec) e con sottoscrizione mediante firma digitale, all’indirizzo [email protected].

«Noi consigliamo anche di fornire le “prove” del fatto che non si possiede più una tv, per evitare lungaggini in caso di controlli, soprattutto a breve, quando il canone Rai sarà scorporato dalla bolletta della luce, per tornare a essere pagato separatamente» spiega Donvito. Nello specifico, può essere utile allegare anche una dichiarazione sostitutiva che attesti i motivi della disdetta (ricovero o denuncia in caso di furto, ecc.).

C’è un rimborso dopo la disdetta?

«In teoria non sarebbe necessario chiedere alcun rimborso perché, comunicando la disdetta, dovrebbe scomparire dalla bolletta la quota mensile o bimestrale (9 o 18 euro) relativa al canone. Ma è prevedibile che ciò non accada immediatamente, perché la richiesta di disdetta deve essere elaborata dall’agenzia delle Entrate e poi comunicata al fornitore della luce. Se così fosse, il cittadino ha diritto a chiedere il rimborso, che è legittimo e ottenibile. In caso di problemi si dovrà procedere con una diffida», spiega il presidente di ADUC.