Era comparso nel dibattito politico alla fine dello scorso anno, con il nome amichevole di “bonus Befana”, prima di venire accantonato per il sopraggiungere della pandemia. Ora il “cashback”, letteralmente “contanti restituiti”, entra ufficialmente a far parte della manovra fiscale del governo. Con un piano articolato che comprende sconti e detrazioni legati ai pagamenti elettronici, ma anche un maxirimborso e una “lotteria degli scontrini”. L’obiettivo è sempre lo stesso: scoraggiare la circolazione del contante per combattere l’evasione e recuperare così più gettito fiscale.
Sconti validi solo nei negozi
Secondo il rapporto 2020 di Community Cashless Society, l’Italia è fra le 30 peggiori economie al mondo per incidenza del contante su Pil: l’11,8% della ricchezza prodotta dal nostro Paese, e oltre il 40% delle transazioni commerciali, si muove in carta e monete.
«I numeri dicono che più del 90% del contante in circolazione è in banconote sopra i 50 euro e il 30% in banconote da 500 euro» spiega Emilio Colombo, docente di Politica economica all’università Cattolica di Milano. «È evidentemente la forma di pagamento preferita da chi vuole nascondersi. Auspicabile che misure come questa fungano da contrasto all’attività economica sommersa».
Nel dettaglio, il piano dell’esecutivo è articolato su 3 fronti. Primo, il cashback vero e proprio, al via già da dicembre: chi utilizza metodi tracciabili (bancomat, carte di credito, cellulare) avrà un rimborso del 10% delle spese effettuate, per un massimo di 300 euro all’anno. Dunque bisognerà spendere 3.000 euro pagando con metodi elettronici – solo in negozi fisici, è escluso l’e-commerce – ma il tetto sarebbe da raggiungere con un numero minimo di operazioni, probabilmente 50 a semestre.
A corredo, c’è l’ipotesi del “supercashback”, che premierà con 3.000 euro a testa i 100.000 cittadini che effettueranno il maggior numero di transazioni in un anno. Restano ancora da capire le modalità di registrazione e rimborso: su questo punto il ministero dell’Economia non si è ancora espresso, ma l’ipotesi più accreditata è che passeranno attraverso la App Io della pubblica amministrazione, già utilizzata per erogare il bonus vacanze, fornendo dati anagrafici ed estremi delle carte di debito o credito.
Al via a gennaio la lotteria degli scontrini
Uno dei motivi per cui i pagamenti digitali sono poco diffusi da noi è perché le commissioni pagate dagli esercenti sull’utilizzo del Pos erodono i suoi margini di guadagno. «L’Italia sconta una minore efficienza del sistema bancario e finanziario, che si traduce in più costi per tutti» continua Colombo. «Per questo gli incentivi pubblici dovrebbero andare di pari passo con un abbattimento dei costi».
A tal proposito il governo ha appena raggiunto un accordo con gli operatori del settore che prevede l’azzeramento delle commissioni per spese inferiori ai 5 euro. Diventerà più facile, insomma, anche pagare un caffé o il giornale con la propria carta, come avviene normalmente all’estero.
Sono volte al tracciamento dei soldi spesi, infine, le 2 due misure previste: il tetto consentito ai pagamenti cash, già abbassato a 2.000 euro lo scorso luglio, scenderà a 1.000 dal 2022; mentre a gennaio dovrebbe partire la lotteria che ogni settimana estrarrà premi da 5.000 a 30.000 euro fra tutti gli scontrini emessi in quel periodo e ogni anno un maxibonus da 6 milioni, 1 dei quali riservato al fortunato esercente.