Tetti di spesa più alti per bimbi e ragazzi e più bassi per adulti e ultrasessantenni (fino al 36 per cento in meno rispetto al passato), nuova ripartizione per fasce d’età, mantenimento della differenziazione tra uomini e donne. Un recente decreto ministeriale modifica la copertura economica prevista per le persone celiache costrette ad acquistare cibi senza glutine.
“Contenere i costi per il Sevizio sanitario nazionale”
Le ragioni degli aggiustamenti? Come spiega lo stesso provvedimento, in premessa: “rendere uniformi le modalità di erogazione” degli alimenti gratuiti, “al fine di garantire i livelli essenziali di assistenza in tutto il territorio italiano e di contenere i costi per il Servizio sanitario nazionale”. Per i bimbi tra i 6 mesi e i 5 anni il limite massimo mensile sale a 56 euro, per i piccoli tra i 6 e i 9 anni la nuova indicazione è 70 euro. Per gli assistiti tra i 10 e i 13 anni si prevedono 100 euro per i maschi e 90 per le femmine. Per gli adolescenti tra i 14 e i 17 anni si passa a 124 euro, mentre per le coetanee ci si ferma a 99. Gli uomini tra i 18 e i 59 anni hanno diritto a prodotti gratis per un corrispettivo di 110 euro, le donne per 90. Dai 60 anni in avanti il tetto è fissato rispettivamente a 89 e 75 euro. Poco? Abbastanza?
La posizione dell’Associazione italiana celiachia
I dirigenti dell’Associazione italiana celiachia, l’Aic, si dicono soddisfatti ed evidenziano il ruolo avuto nelle trattative.“La modifica dei tetti di spesa – parole loro – non è una sforbiciata che compromette l’assistenza ai pazienti italiani, ma una revisione razionale, che tiene conto della riduzione dei costi degli alimenti senza glutine (oggi in Europa non più considerati “dietetici” ma alimenti di uso corrente) e dei fabbisogni energetici della popolazione definiti dalle più recenti evidenze scientifiche. I risparmi previsti – altra considerazione in positivo – costituiranno un’importante riserva di risorse per venire incontro ai bisogni terapeutici dei pazienti che saranno diagnosticati nel prossimo futuro”.
Dietro front del ministero?
Il ministro della Salute Giulia Grillo, che il provvedimento l’ha firmato, con un tweet prende le distanze e lascia spazio a possibili correzioni e aggiustamenti. “Facciamo chiarezza – scrive – sui nuovi tetti di spesa. Il decreto era stato deciso e deliberato dal precedente Governo e ha avuto l’ok dalla Stato-Regioni prima del mio insediamento. Ho avviato una verifica per valutare eventuali modifiche, così da non penalizzare i cittadini”. Le persone che potrebbero avere maggiori difficoltà, viste le cifre e le entrate, sono gli anziani con le pensioni più basse.
Coinvolti più di 200mila malati
La revisione dei tetti di spesa coinvolge più di 200mila malati di tutte le età (198.427 i casi noti nel 2016, oltre due terzi dei quali appartenenti alla popolazione femminile e un quasi un terzo a quella maschile). Altri 400mila persone, dicono le stime ministeriali, potrebbero avere la malattia, però ancora non lo sanno. Ma che cosa è la celiachia? Come si diagnostica? E che cosa serve per ottenere gratuitamente i cibi privi di glutine? Quali spese si devono affrontare?
Che cosa è la celiachia e come si diagnostica
Risponde da Ancona il professor Carlo Catassi, direttore della Clinica pediatrica dell’università Politecnica delle Marche: “La celiachia è una malattia di tipo autoimmune, permanente, che colpisce l’intestino tenue e altri organi. Si manifesta in soggetti geneticamente predisposti. È provocata da una reazione al glutine, sostanza che si trova in alcuni cereali, quali grano, orzo e segale, e negli alimenti che li contegono, a cominciare da pane, pizza, pasta, biscotti. I segnali sono diarrea, calo di peso, dolori addominali e poi, in particolare negli adulti, anemia da carenza di ferro, osteoporosi, debolezza muscolare, disturbi della fertilità e ripetuti aborti spontanei, alterazioni della coagulazione, afte orali (bollicine su lingua e gengive), perdita di capelli…”.
Si tratta di una sintomatologia sfumata a carico di sistemi ed apparati diversi da quello gastro-intestinale. Per questo riconoscere la celiachia non è immediato. Anzi. Spesso si individua dopo lungo tempo, esplorate prima altre piste“. La diagnosi – spiega Catassi – viene fatta sulla base dei risultati di esami del sangue ad hoc, finalizzati alla ricerca di specifici anticorpi. Per i bambini queste analisi sono sufficienti. Per gli adulti in genere si chiede una biopsia intestinale di riscontro”, per essere precisi una “biopsia della mucosa duodenale in corso di duodenoscopia”.
La predisposizione familiare alla celiachia
La risposta è degli esperti dell’Aic. “I familiari di primo grado dei pazienti celiaci (figli, fratelli/sorelle, genitori), rispetto al totale della popolazione presa nel suo complesso, presentano un rischio pari a circa il 10 – 15 per cento in più di sviluppare una malattia celiaca. Nel caso venissero effettuati gli esami specifici per la diagnosi (dosaggio degli anticorpi specifici e biopsia intestinale), ma in quel momento non fosse confermata un’intolleranza al glutine, in presenza di familiarità è consigliabile eseguire la ricerca degli aplotipi di predisposizione genetica per la celiachia. Questo test ha importanza in senso negativo: il non riscontro di questi geni esclude pressoché totalmente la possibilità di sviluppare nel tempo una malattia celiaca. La presenza invece di uno o entrambi i geni documenta soltanto la predisposizione genetica alla celiachia e, quindi, la necessità di controllare i marcatori sierologici ogni due anni circa oppure, prima, se dovessero comparire dei sintomi più o meno tipici”.
Diritti e oneri per i malati
Per i malati di celiachia, evidenziano i consulenti del sito La legge per tutti, “il Sistema sanitario nazionale prevede più forme di tutela: l’esenzione dal ticket, l’erogazione gratuita dei prodotti alimentari privi di glutine entro i tetti fissati dal ministero, la somministrazione di pasti privi di glutine a scuola e in ospedale”. Per fruire degli aiuti previsti non basta dichiarare di avere i sintomi. Bisogna presentare alla Asl il certificato di diagnosi di malattia celiaca rilasciato da uno specialista del Servizio sanitario nazionale. L’Azienda, poi, formalizza l’esenzione dai ticket, rilasciando un attestato con l’indicazione delle prestazioni fruibili gratuitamente e il codice della patologia (059).
I cibi resi disponibili senza esborsi fino alla soglia stabilita – reperibili in farmacie pubbliche e private, al supermercato e nei negozi specializzati – sono: pane e prodotti da forno salati; pasta, pizza e piatti pronti a base di pasta; preparati e basi pronte per dolci, pane, pasta, pizza; prodotti da forno e dolciari; cereali per la prima colazione. Altre agevolazioni per celiaci sono previste nelle strutture pubbliche. Su richiesta, è possibile avere pasti senza glutine nelle mense scolastiche e ospedaliere.
Che cosa si paga e che cosa no?
Il sistema è cambiato. La revisione dei Livelli essenziali di assistenza, varata l’anno scorso, ha spostato la celiachia nell’elenco delle malattie croniche invalidanti, togliendola dalla lista delle malattie rare. “La nuova collocazione – precisano dal ministero della Salute – prevede che le prestazioni specialistiche per giungere alla diagnosi non siano più in esenzione. Quando entrerà in vigore il nuovo nomenclatore dell’assistenza specialistica ambulatoriale, potranno essere erogate a carico del Ssn le indagini di laboratorio (su campione di sangue) che facilitano la diagnosi di celiachia rendendo spesso inutile il prelievo dei villi coriali”. Al momento visite e esami si pagano in toto se effettuati privatamente o sono soggetti a ticket nelle strutture pubbliche e in quelle convenzionate.
“In alcune regioni – rispondono dall’Associazione italiana celiachia – per ora è rimasta l’esenzione anche per gli accertamenti finalizzati alla diagnosi. Per avere informazioni più precise, agganciate ai luoghi di residenza, ci si può rivolgere alle nostre sedi territoriali (recapiti e contatti nel portale www.celiachia.it), oltre che alle Asl”. Una volta formulata la diagnosi di celiachia, ovunque c’è la copertura: “Gli assistiti possono usufruire, in regime di esenzione (codice 059), di tutte le prestazioni sanitarie necessarie per il monitoraggio della malattia e delle sue complicanze e per la prevenzione degli ulteriori aggravamenti, il follow up”.
Quanto alle tariffe degli accertamenti pre-diagnosi, rammentano sempre dall’Aic, “per i ticket e le esenzioni ci sono significative differenze da regione a regione, mentre in regime privato la spesa indicativa è di circa 200 euro per i soli esami. Per le visite presso medici di libera scelta, a pagamento, gli onorari sono stabiliti dai singoli specialisti”. Per endoscopia e biopsia dei campioni di mucose prelevate – per dare un ordine di idee – in Lombardia il ticket può arrivare al massimo: “66 più 66 euro”. “Altri costi a carico dei pazienti – aggiunge il direttore della clinica pediatrica di Ancona – ci sono per tutti i cibi particolari non compresi nella lista degli alimenti gratuiti essenziali. Se si desiderano le olive all’ascolana con l’impanatura senza glutine, ad esempio, si deve mettere mano al portafoglio”.
Gli aggiustamenti per chi aveva la vecchia esenzione
“Con riferimento agli assistiti già in possesso dell’esenzione precedente per malattia rara – rassicurazione del ministero della Salute – si fa presente che le regioni stanno adottando soluzioni organizzative che consentano ai pazienti celiaci di poter continuare a usufruire di benefici già riconosciuti. Il tutto fino a quando le Asl non provvederanno all’aggiornamento degli archivi e alla sostituzione degli attestati, possibilmente con modalità automatizzate, cercando di minimizzare per quanto possibile i disagi per gli interessati”.
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