Per candidarsi a un nuovo lavoro, il passaggio ormai obbligato è il video. I colloqui sul web rispondono alle stesse regole di quelli di persona, ma occorre fare attenzione ad alcuni dettagli. A partire dalla videopresentazione, il primo step da affrontare.
Primo step: la videopresentazione
Fin da maggio del 2020, nel pieno della prima ondata di pandemia, LinkedIn aveva lanciato la video presentazione per chi è in cerca di lavoro: un filmato di auto presentazione nel quale il candidato si racconta, spiega qual è il suo obiettivo lavorativo e descrive quali sono i suoi maggiori punti di forza. «La video presentazione viene utilizzata anche dalle agenzie di selezione del personale, o recruiter, ma soprattutto ad uso interno, per una scrematura iniziale» spiega Lidia Molinari, People Advisor Director di Adecco. Quindi va curata in modo particolare e con le stesse regole del colloquio.
Secondo step: il video colloquio
Poi si passa al video colloquio, che si può svolgere su Skype o Teams, le più utilizzate, oppure tramite piattaforme interne. «In quest’ultimo caso abbiamo la possibilità, dietro consenso del candidato, di registrare il colloquio a distanza e sottoporlo poi all’azienda. Rispetto al “vecchio” curriculum cartaceo, con queste modalità si possono valutare le soft skills, le competenze che esulano dal percorso di studi, come per esempio la capacità di interloquire, di centrare le risposte a domande che vengono poste dal selezionatore, e l’abilità nel presentarsi. Il video colloquio, quindi, permette di mostrare più lati di sé che possono risultare decisivi e vincenti».
Come gestire l’imbarazzo da video
Presentarsi a un colloquio può creare una certa ansia, si sa. Accadeva con le interviste in presenza, può accedere anche con quelle a distanza, con l’aggravante che in molti si sentono più in soggezione davanti a una telecamera, anche se si tratta di quella di un computer. «È vero che il video può mettere in soggezione, quindi consigliamo sempre di prepararsi facendo delle prove, registrandosi e riguardandosi, in modo da acquisire più sicurezza» spiega Lidia Molinari, che aggiunge: «Ricordiamo, però, che salvo casi di restrizioni totali dovute alla pandemia, al video colloquio segue anche un incontro in presenza, e soprattutto noi recruiter sappiamo di non essere in tv, di non avere a che fare con professionisti della telecamera, quindi comprendiamo perfettamente e teniamo in considerazione che alcune azioni non perfette in video, come gesticolare molto per tenere a bada l’ansia, sono fisiologiche».
Scegliere l’ambiente adatto
A differenza dei tradizionali colloqui di lavoro, in modalità a distanza conta la scelta della stanza, che nella maggior parte dei casi è in casa: dove posizionarci? «Dipende molto dall’azienda a cui ci si presenta: se si tratta di una banca, consiglierei l’ambiente più asettico possibile, senza foto o quadretti personali sullo sfondo né oggetti personali in primo piano» spiega l’esperta. Ma anche per posizioni di lavoro differente, sono da evitare la camera da letto o la cucina perché poco professionali.
Le luci, la voce e lo sguardo
«Molto importanti sono invece le inquadrature, la luce e l’audio. Se anche ci si collega con uno smartphone, consiglio di fissarlo su una superficie stabile e in modo che spalle e testa siano al centro» spiega l’esperta. «È bene scegliere un ambiente ben illuminato e soprattutto silenzioso, per evitare rumori fastidiosi o distrazioni. Attenzione poi alla postura e al tono di voce ben chiaro. Meglio evitare di gesticolare eccessivamente, mentre è fondamentale controllare le impostazioni audio, video e la qualità della connessione. Sarebbe meglio poi usare le cuffie per evitare l’effetto rimbombo».
Come proporsi: il look giusto
Proprio come se ci si recasse a un appuntamento di selezione, il look conta: meglio camicia e giacca o un outfit più informale? «L’idea di essere a casa o in un ambiente a noi familiare potrebbe essere un tranello e farci pensare di essere autorizzati a presentarci in modo informale. Ricordiamo che il video colloquio deve seguire le stesse regole di quello di persona. Se è per un posto in banca, per esempio, potrebbe essere preferibile la giacca e cravatta per un uomo, il completo e camicia per una donna; se è con un’azienda di marketing il business casual sarà più adatto. In ogni caso, le regole sull’outfit stanno cambiando anche negli ambienti più formali, quindi consigliamo di informarsi sull’azienda per la quale ci si candida e sulla sua policy» aggiunte l’esperta Adecco.
L’importanza dell’espressione
Se è vero che a distanza mancano alcuni riferimenti come la gestualità (se non sono inquadrate le mani e le braccia), la posizione (se si accavallano le gambe), ecc., l’espressione del volto in primo piano rimane. Quanto sorridere? «Il consiglio è di essere il più naturali possibile. Un esercizio suggerito, anche prima della pandemia, era di fare una prova davanti allo specchio o, in questo caso, di registrarsi per controllare la postura in video, i gesti e le espressioni involontarie che magari si notano maggiormente in video» suggerisce Lidia Molinari.
Le domande del video colloquio
Arrivati al momento delle domande vere e proprie, quali sono quelle alle quali prepararsi? «La prima e più classica rimane il “Mi dica qualcosa di lei”, cioè chiedere di raccontarsi, perché è un modo per rompere il ghiaccio. Il consiglio è di dare risposte brevi, ma chiare e soprattutto significative, che catturino l’attenzione. Per esempio: il classico “Buongiorno, mi chiamo…, ho avuto già esperienze presso…, sono interessata a questo lavoro perché…Mi sono documentata e penso che possa essere in linea con il mio profilo perché…”. Questo dà l’impressione di una persona informata e interessata al posto di lavoro offerto» dice la recruiter. «La seconda domanda solitamente è “Perché si è candidato per questa posizione?” e serve proprio a capire la motivazione».
Cosa non dire: i “quanto” da evitare
Fin qui le domande che si possono ricevere. Ma quali fare? C’è una certa opinione diffusa secondo cui si dovrebbero evitare i “quanto” in fase di colloquio: per esempio, “Quanto si guadagna?”, “Quante ore di lavoro sono previste?”, “Quante ferie?” oppure, visto che si è da remoto e magari ci si candida per un lavoro “agile”, “Quante pause sono ammesse?” o “Quanti benefit?”. «È legittimo informarsi sull’aspetto economico, ma non al primo colloquio, che serve invece per conoscere le attitudini, gli studi, le esperienze, la predisposizione del candidato. Questo, a sua volta, dovrebbe capire se si tratta dell’azienda giusta. Consiglierei, piuttosto, di chiedere quali sarebbero quali le attività principali che si è chiamati a svolgere, quali le caratteristiche vincenti per ricoprire il ruolo: sono tutte domande che dimostrano interesse» spiega l’esperta HR.
Quali atteggiamenti evitare?
Infine, cosa evitare? «Se l’ambizione è importante, un atteggiamento troppo spavaldo potrebbe nuocere, specie se si è candidati junior, con poca esperienza. Dire “Voglio diventare amministratore delegato” è segno sì di ambizione, ma forse anche di poca consapevolezza del percorso che si deve compiere. Eviterei anche le risposte secche, “Sì” o “No”, perché dimostrano poco interesse» conclude l’esperta.