Con la fine dello stato di emergenza, il 31 luglio, decadranno le norme che hanno permesso a milioni di dipendenti privati lo smart working. Per la Pubblica amministrazione, invece, il decreto di fine aprile ha già cancellato l’obbligo di tenere da remoto almeno il 50% degli impiegati. E molti si chiedono cosa accadrà nei prossimi mesi. «L’esperienza non sarà abbandonata» assicura Pasquale Staropoli, della Fondazione studi consulenti del lavoro. «Anzi, si sta pensando a una formula per incentivare il proseguimento dello smart working, in forma diversa». Ecco cosa cambia.
Se lavori nel privato
Dal 1° agosto si torna alle attività in presenza. Se si vuole rimanere lavoratori agili ci si deve attenere alle regole stabilite nella legge 81 del 2017. «Serve un accordo scritto tra datore di lavoro e dipendente» spiega Staropoli. La modalità agile ha regole precise. Per esempio, mentre in questo anno molti hanno lavorato con il portatile personale, ora la strumentazione tecnologica dovrà essere fornita dal datore di lavoro. «La norma è però abbastanza elastica e fatte salve le regole basilari che tutelano la salute del lavoratore, come il diritto alla disconnessione, sugli altri aspetti si può trovare un compromesso. Si può stabilire, per esempio, che il dipendente continui a usare i suoi dispositivi, in cambio di una piccola indennità».
Se vieni richiamato prima del 31 luglio
Formalmente l’emergenza sanitaria non è finita, ma con i contagi in calo qualcuno potrebbe richiamare in sede i dipendenti prima: è lecito? «Sì. Anche nella fase più dura della pandemia, lo smart working non è mai stato un diritto» chiarisce l’esperto. «Le sole eccezioni riguardano persone immunodepresse, malati oncologici o soggetti a terapie salvavita, e genitori con figli sotto i 14 anni in quarantena».
Se lavori nel pubblico
Il ministero della Funzione pubblica ha chiarito che gli uffici potranno ricorrere al lavoro agile “a condizione che si assicuri la regolarità, la continuità e l’efficienza dei servizi rivolti a cittadini e imprese”. Ma il regime di regole provvisorie resterà in vigore fino al rinnovo dei contratti o comunque fino a fine anno. «La situazione è per certi versi molto simile a quella dei privati: tutto dipende dall’organizzazione interna degli uffici».