«I soldi sono cosa da grandi» dicevano i nostri nonni. Da allora la situazione non è molto cambiata: negli Usa un’indagine annuale della società di investimenti T. Rowe Price conferma che 7 adulti su 10 si sentono a disagio a parlare di denaro con i figli. Ma è un grave errore. Ne è convinta Annamaria Lusardi, docente di economia e contabilità alla George Washington University e direttore del Comitato italiano per la programmazione e il coordinamento delle attività di educazione finanziaria.
«Le nuove generazioni dovranno affrontare una società molto complessa e bisogna insegnare loro i concetti base fin da piccoli». La professoressa Lusardi dal 2009 guida il pool di esperti che misura le conoscenze finanziarie dei quindicenni per l’indagine PISA, il programma di valutazione internazionale degli studenti promosso dall’Ocse.
Secondo la ricerca come se la cavano i ragazzi italiani?
«Nel 2012 erano penultimi tra le nazioni prese in esame, nel 2015 è stato fatto un passo avanti: sono pochissimo sotto la media nei Paesi Ocse, vicini a Polonia e Usa. Il livello di conoscenza dei nostri giovani si è alzato, ma c’è ancora molto da fare».
Quali sono i segnali più preoccupanti?
«Quasi il 20% degli studenti italiani non ha un livello sufficiente di conoscenze finanziarie. Vale a dire che nella migliore delle ipotesi è in grado di riconoscere una fattura o un conto corrente, ma non va oltre. Se non agiamo subito, da adulti si troveranno in difficoltà di fronte alla scelta di un mutuo o quando dovranno negoziare le condizioni di un contratto di lavoro. C’è poi il tema delle differenza delle condizioni di partenza. Le ricerche che abbiamo svolto suggeriscono che 116 chi parte da condizioni socioeconomiche svantaggiate ha meno occasioni per imparare i concetti base dell’economia. Insomma, viene doppiamente penalizzato, perché non solo ha meno denaro, ma nessuno gli insegna a gestire le poche risorse a disposizione. E infatti uno degli obiettivi del Comitato è proprio avviare l’educazione finanziaria nelle scuole».
Cosa può fare la famiglia?
«Cominciare a parlare di redditi e risparmi anche ai più piccoli. I ragazzi che si confrontano con i genitori su questi argomenti hanno ottenuto nei test PISA in media 16 punti in più. Non esiste una regola, io ho iniziato a capire come funzionava il denaro accompagnando mio padre al mercato». Una cosa insolita per una figlia femmina.
Una cosa insolita per una figlia femmina. Come se la cavano oggi le ragazze?
«Non bene, purtroppo. La valutazione media degli studenti maschi è più alta di quella delle coetanee di 12,4 punti. Non possiamo permettercelo. Le donne vanno educate al denaro perché senza le nozioni di base non si sentono in grado di prendere decisioni e la paura di sbagliare le condanna all’immobilità».
4 modi per parlare di finanza in famiglia
All’asilo – Il gioco per capire che cosa sono gli interessi Il momento giusto per iniziare a parlare di denaro a tuo figlio? Il più presto possibile. «I bambini sono molto interessati ai soldi e diversi studi di psicologia dimostrano che le abitudini finanziarie si apprendono nei primi anni di vita» spiega Annamaria Lusardi. «L’errore da evitare è che comincino a spendere prima di avere capito come funziona il denaro». Per aiutarli a imparare le regole base è molto utile il salvadanaio. «Il concetto più importante da trasmettere è che il tempo è un alleato del risparmio perché aiuta a far crescere le piccole somme. Per spiegare a tuo figlio cos’è l’interesse proponigli un gioco: se mi dai i tuoi risparmi anziché spenderli, tra un mese te ne restituirò di più».
Alle elementari – La paghetta per imparare a gestire un budget Solo il 35% dei quindicenni italiani riceve una paghetta, contro il 59% della media dei Paesi Ocse. «In Italia siamo abituati a comprare ai figli quello di cui hanno bisogno. Invece sarebbe più utile dare loro una piccola somma da gestire che li costringa a fare i conti» spiega Magda Bianco, membro del Comitato e responsabile del servizio Tutela clienti e antiriciclaggio della Banca d’Italia. «Si renderanno così conto del valore del denaro e impareranno a fare delle scelte: se comprano il gelato oggi, avranno meno da spendere per il cinema domani». L’ideale è dare una somma sempre uguale e a intervalli regolari. «È un esercizio che li aiuterà a distinguere tra bisogni e desideri, a dare priorità ai primi e a pianificare entrate e uscite per realizzare i secondi».
Alle superiori – La carta di credito per fare il bilancio mensile In Italia possiede un conto corrente il 35% degli studenti, mentre il 37% è titolare di una carta prepagata. I ragazzi che conoscono questi strumenti hanno ottenuto nell’indagine PISA risultati di 23 punti più alti rispetto ai coetanei. «Anche se non possiamo affermare che ci sia un nesso di causa effetto tra i due dati, il denaro elettronico può diventare un importante alleato nell’educazione finanziaria» dice Magda Bianco. «Per avvicinare tuo figlio alla carta di credito e al conto corrente, più che sulla teoria punta sulla pratica: i ragazzi andrebbero “allenati” a usare il servizio di home banking, soli o con i genitori, per fare un bilancio mensile di entrate e uscite e catalogare le diverse voci di spesa».
Al primo impiego – Le simulazioni per proteggere la pensione «Per le nuove generazioni l’assegno pensionistico non basterà a garantire lo stesso tenore di vita del passato e la pensione integrativa sarà per i giovani un passaggio obbligato» sottolinea Annamaria Lusardi. «Devi spiegare a tuo figlio che prima inizierà ad accantonare soldi, minore sarà il suo impegno finanziario. Per esempio, con un tasso di interesse del 7%, cominciare a versare 50 euro al mese a 20 anni porta ad avere un capitale più alto a 65 anni che metterne da parte 200 dopo i 40. Per la regola dell’interesse composto, infatti, la somma cresce in modo esponenziale, perché di anno in anno gli interessi vengono conteggiati sia sul capitale versato sia sugli interessi già maturati». Quando comincia ad avere uno stipendio, accompagna tuo figlio a un Caf o guidalo sul sito dell’Inps per chiedere una simulazione della sua pensione. Anche se è presto per avere un dato attendibile, vedersi proiettato nel futuro serve a renderlo più consapevole.
Gli adolescenti italiani e l’economia
Secondo i dati dell’indagine Ocse PISA del 2015 solo il 6% degli studenti in Italia ha ottimi livelli di conoscenze finanziarie. Il 27% è abituato a risparmiare, ma solo per comprare qualcosa che desidera. Solo il 53% dei nostri adolescenti svolge un lavoretto fuori dall’orario scolastico. La media negli altri Paesi dell’Ocse è il 64%.