Pensa alla tua auto. Se periodicamente non controlli il livello dell’olio o la pressione delle gomme, prima o poi ti lascerà a piedi. Qualcosa di simile potrebbe succedere con i tuoi soldi. «Siamo abituati ad associare la parola “check-up” alla nostra salute o alla nostra auto. Quasi mai abbiniamo questo concetto alla nostra situazione finanziaria. Eppure anche in questo campo la prevenzione è fondamentale. Periodicamente dobbiamo abituarci a controllare alcuni parametri per sapere se è tutto ok o se dobbiamo “curare” qualche guasto» spiega Annamaria Lusardi, docente di economia e contabilità alla George Washington University, alla guida del Comitato italiano per la programmazione e il coordinamento delle attività di educazione finanziaria.

Ma non è sufficiente avere “un buon stipendio”?

«Niente affatto. Esattamente come alcune malattie “silenziose”, anche i problemi finanziari si manifestano con il tempo, quando è magari troppo tardi. Un esempio per tutti: se non facciamo un check-up ora non sapremo se tra 20 anni la nostra pensione sarà sufficiente per garantirci un tenore di vita accettabile. E non potremo correre ai ripari giocando d’anticipo. Basti pensare che versare per la pensione integrativa anche 50 euro al mese da quando si hanno 20 anni aumenta di più il capitale che si accumula che destinarne 2 volte di più a 40».

Prevenire non è sempre così semplice

«È questione di abitudine. Quando qualche anno fa approvarono la legge che vietava il fumo nei locali pubblici nessuno avrebbe creduto possibile non fumare più al ristorante o al bar. Oggi è una cosa normale. L’analfabetismo finanziario è un handicap, proprio come nel secolo scorso lo era il non sapere leggere o scrivere. Non sapere cos’è il tasso di interesse non è ininfluente sulla nostra vita. Ogni giorno ci viene richiesto di prendere decisioni finanziarie, dalla valutazione di un mutuo alla scelta se andare in pensione con Quota100. La fortuna o il buon senso non aiutano in questi casi, bisogna avere le conoscenze di base per agire con consapevolezza. E lo stesso ragionamento vale per gli investimenti. Le ricerche della Consob ci dicono che molti italiani hanno un approccio errato e questo li porta a fare scelte inadeguate. Sono ancora tantissimi coloro che lasciano i risparmi sul conto corrente, ignorando che quei soldi nel tempo perdono valore».

Da dove iniziare?

«Cominciamo dai primi controlli: si mappano entrate e uscite, si individuano le spese inutili. E poi si passa alle prime cure: si risparmia e si dirottano le risorse dove servono di più. Facendole fruttare».

1. Quali sono le mie uscite fisse?

«Meno di un italiano su tre tiene traccia delle sue spese, ma sia le indagini della Consob sia quelle internazionali ci dicono che chi ha questa abitudine riesce a risparmiare di più» spiega Nadia Linciano, responsabile dell’Ufficio studi economici della Consob. «Pensiamo alle piccole spese ripetute. Tendiamo a non contabilizzarle mentalmente, eppure cappuccino e brioche al bar 5 giorni su 7 pesano circa 500 euro all’anno, il 2 per cento di un reddito di 25.000 euro». Segna subito sullo smartphone ogni acquisto e prenditi un’ora al mese per compilare un budget dove segni entrate, uscite e risparmio mensile. Se non sai come fare vai sul sito ideato dal Comitato italiano per l’educazione finanziaria: clicca la voce “guide” in www.Quellocheconta.gov.it.

2. Quali sono le mie entrate stabili?

«Se non hai uno stipendio fisso ricostruisci il tuo storico degli ultimi cinque anni» consiglia Magda Bianco, titolare del servizio tutela dei clienti e antiriciclaggio della Banca d’Italia. «Ripesca gli estratti conto, annota le entrate mensili e individua i periodi dell’anno in cui incassi meno. Per calcolare la cifra su cui potrai disporre l’anno prossimo separa le entrate “costanti”, come i guadagni dei clienti fissi, da quelle straordinarie. Puoi conteggiare solo le prime o azzardare un calcolo statistico. Metti che tu abbia incassato una media di 50.000 euro negli ultimi cinque anni, e per 3 anni tu abbia registrato extra per circa 10.000. La probabilità che ciò si ripeta è del 60%. Nel budget puoi inserire un guadagno extra stimato pari al 60% di 10.000 euro, cioè 6.000».


3. Riesco a risparmiare?

«Per farcela più facilmente devi associare il denaro a obiettivi concreti: il master, la vacanza, la casa. Individuali e fissa una tua percentuale di risparmio realistica, sulla base delle voci di uscita su cui intervenire» suggerisce l’economista Annamaria Lusardi. «Metti nero su bianco l’elenco dei passi da fare per arrivare allo scopo. È dimostrato che se sciogli la complessità in operazioni semplici è più facile ottenere risultati». «Programma le spese importanti con 3-4 anni di anticipo» aggiunge Magda Bianco. «Per esempio, quando tuo figlio ha 15 anni tu devi farti un’idea della somma che ti servirà per pagargli l’università. E se l’impegno è importante non scartare l’ipotesi di un prestito. Solo il 21,3% delle famiglie ha una forma di finanziamento ma se questo viene utilizzato all’interno di un piano finanziario ragionato è un’opzione per non dare fondo alle riserve». Confronta però costi e interessi di più prodotti e occhio alla rata: tutti i prestiti non devono superare un terzo delle entrate.

4. Posso far fronte a potenziali rischi?

Ognuna di noi dovrebbe valutare a quali problemi può andare incontro in futuro. Chiedersi, per esempio, se ha un lavoro a rischio e fare un check degli eventi negativi più probabili, valutando come potrebbe affrontarli. Risparmiare non basta per mettersi al riparo, anche se a pensarla così è circa il 70% degli italiani. «Solo l’8,2 % delle famiglie ha una polizza vita e il 15,5% una polizza danni diversa dall’Rc auto: due dati sotto la media europea» racconta Magda Bianco. «Ma se il rischio che corro può azzerare i miei risparmi, “trasferirlo” a una compagnia assicuratrice è una buona soluzione che spesso costa solo alcune decine di euro al mese».