Chiamare in causa la privacy non potrà più impedire di conoscere i redditi e la situazione patrimoniale dell’ex. Con una sentenza destinata a fare scuola, il Consiglio di Stato ha posto fine a una pratica diffusa, quella di non permettere di conoscere l’ammontare dello stipendio o delle proprietà intestate in caso di divorzio o separazione, allo scopo di incidere sull’importo dell’assegno di mantenimento per i figli. «Fino ad ora, per conoscere la disponibilità economica e finanziaria dell’ex coniuge o partner occorreva un’autorizzazione del giudice, mentre con questa sentenza sarà possibile procedere a un’indagine fiscale in modo diretto» spiega Claudia Rabellino Becce, avvocata divorzista.
In quali casi si applica
Uno dei motivi di maggiore scontro nelle aule di tribunale, in caso di separazione e divorzio, finora è stato proprio l’ammontare del patrimonio dell’ex, spesso “occultato” per far sì che l’assegno di mantenimento a favore dei figli fosse più leggero e pesasse meno sul conto in banca del coniuge economicamente più forte. D’ora in poi non sarà più così, o quantomeno si apre alla possibilità di semplificare l’iter processuale, pur rimanendo alcune limitazioni: «Si tratta di una sentenza e in quanto tale vale come precedente. Non è dunque un provvedimento normativo, una legge, dunque non ha il valore di un diritto sancito. È comunque un’apertura importante perché permette un accesso agli atti che prima era spesso impedito in nome della privacy» spiega ancora l’avvocata.
Va però fatta attenzione, perché per ora la sentenza di applica nei casi di assegno di mantenimento per i figli: «Per ora il pronunciamento dei giudici amministrativi è frutto di una controversia che aveva a che fare con la determinazione dell’assegno per i figli, ma non è detto che non sia seguita da un’estensione che valga anche per il mantenimento dell’ex coniuge, nei casi nei quali sia previsto» chiarisce Claudia Rabellino Becce.
Cosa cambia in concreto: stop alla privacy?
Cosa bisogna dichiarare, dunque? Il Consiglio di Stato ha stabilito che i legali del coniuge o ex partner che intende conoscere la situazione patrimoniale della controparte possano fare direttamente richiesta all’Anagrafe dei rapporti finanziari presso l’Agenzia delle Entrate. Si potranno quindi conoscere il reddito, l’eventuale possesso di contratti di locazione, l’esistenza e la disponibilità sui conti correnti, i conti titoli, depositi e risparmi, anche se detenuti tramite una fiduciaria: «Il provvedimento riguarda tutti quegli investimenti per i quali è necessario fornire il codice fiscale e che dunque sono noti al Fisco» spiega l’avvocata.
Che fine fa l’Anagrafe tributaria?
«L’Anagrafe continuerà ad esistere perché serve a conoscere la situazione fiscale e tributaria di tutti. Ciò che cambia è che non ci si potrà più nascondere dietro il concetto di privacy, ovviamente laddove ce ne sia l’esigenza. Insomma, se il Fisco conosce tutto di noi, questo non vale per i comuni cittadini, a meno che non ci si trovi proprio in una situazione, come quella della sentenza, in cui conoscere il patrimonio dell’ex diventa indispensabile per stabilire l’assegno di mantenimento per i figli. In questo caso si potrà fare una domanda di accesso ai dati contenuti nell’Anagrafe, perché la sentenza prevede il diritto di accesso in base alla legge 241/90, senza necessità di autorizzazione da parte del giudice» spiega l’esperta matrimonialista.
Cause più veloci e semplici?
La conseguenza sarà un accorciamento dei tempi processuali: «Il fatto di poter accedere direttamente alla documentazione permette di evitare di presentare un’istanza e di dover attendere che il giudice si pronunci emettendo un’ordinanza. Tutto ciò comporta dei tempi che invece, con la consultazione diretta, si riducono sensibilmente» conclude Rabellino Becce.