Una società torinese, specializzata in rilevatori domestici tecnologici e innovativi, ha monitorato l’energia utilizzata durante l’anno da un campione di clienti, un gruppo di famiglie tipo. Risultato, in sintesi? I consumi in stand-by, quelli “nascosti” e sottovalutati, possono incidere fino al 40 per cento sul consumo medio annuo. E la spesa, in media, può lievitare fino a 250 euro.
I nuclei familiari con 4 o più componenti – va da sé e i dati raccolti lo confermano – hanno bisogno del 25 per cento di corrente in più rispetto a famiglie meno numerose (2-3 componenti), con la stessa quantità di elettrodomestici. A fare la differenza – altra evidenza riscontrata – è anche il numero di apparecchi: le abitazioni con più di 8 dispositivi consumano fino al 5 per in più all’anno rispetto agli appartamenti con meno elettrodomestici.
I dispositivi che generano più consumi nascosti
Ad incidere sui consumi nascosti – spiegano gli esperti dell’azienda di settore – sono in particolare gli apparati elettronici. Mangiano energia, pure quando sono a riposo. È il caso delle stampanti e dei computer in stand by o dei televisori, che possono essere da soli responsabili di una quota elevata dei consumi inconsapevoli e inutili (fino al 40 per cento), soprattutto se collegati ai telecomandi: il circuito mantiene attiva anche la ricezione del segnale in caso di nuovi input.
I numeri dello spreco e del risparmio
Stando alle rilevazioni nelle case-campione, i decoder lasciati in stand-by consumano fino a 700 Wh al giorno, pari a circa 255 kWh all’anno e ad una spesa di quasi 60 euro in 12 mesi. Spegnere questi dispositivi di notte o nei momenti di inutilizzo (circa per 8 ore al giorno) permetterebbe di risparmiare fino al 65 per cento della spesa, cioè fino a 40 euro all’anno.
I semplici accorgimenti da adottare
La prima cosa da fare, quando si lascia la propria abitazione per le vacanze o per impegni esterni prolungati, è spegnere gli apparecchi che non si utilizzano. In alcuni casi lo stand-by o la disattivazione vengono segnalati da spie luminose, in altri casi lo stato in cui si trova un device o un elettrodomestico non è immediatamente percepibile. L’ideale è utilizzare multiprese, tipo “ciabatte”, che permettono di staccare più dispositivi in un colpo solo. Oppure si possono installare interruttori smart monitorabili anche a distanza, per essere certi dei consumi anche mentre si è fuori casa. La bolletta, si stima, può alleggerirsi fino al 10 per cento.
Quali elettrodomestici acquistare
La scelta degli elettrodomestici dovrebbe andare quelli con classe energetica A, A+, A++ e A+++. Costano in genere di più, però si ammortizzano in un certo numero di anni (quanti dipende dal prezzo iniziale e dall’uso). Assorbono meno energia non solo quando vengono utilizzati, ma anche se rimangono in stand-by. Un frigorifero A+++, ad esempio, richiede in media il 60 per cento in meno di energia rispetto ad uno di classe A, per un risparmio di circa 40 euro all’anno. Per la lavatrice, invece, a ogni salto da una classe a quella superiore corrisponde una riduzione del consumo di circa il 12 per cento all’anno, mentre per la lavastoviglie si stima l’11 per cento in meno. Altra indicazione fondamentale: bisogna effettuare una regolare manutenzione e riparare prontamente eventuali guasti.
Occhio anche alla “data di nascita”
Se non si conosce la classe energetica di un elettrodomestico, si può fare riferimento all’anno di acquisto. Più la lavatrice è vecchie e più consuma, sia per l’avanzamento della tecnologia sia per il degrado delle parti interne dovuto agli anni di utilizzo. La vita media di una lavatrice è di circa 10-15 anni. Una lavatrice da 8 chili del 1995 con 4 lavaggi settimanali consuma circa 140kWh in più all’anno rispetto ad una del 2005 (28 euro, tradotto in soldoni), a parità di utilizzo. La 14enne a sua volta consuma “solo” 40kWh (8 euro) in più all’anno rispetto ad una del 2010.
Attenzione ai frigoriferi e alle temperature interne
Il frigorifero è responsabile di circa il 20-25 per cento della spesa totale per l’energia elettrica domestica, con picchi del 40-50 per cento nei mesi estivi, perché lavora sulla differenza tra la temperatura interna e quella esterna. Non si deve abbassarla troppo e, d’autunno, occorre ripristinare quella corretta. La temperatura raccomandata è tra 1 e 4 gradi centigradi. Per ogni grado in meno il consumo cresce del 5 per cento. Inoltre è sempre bene tenere il frigo lontano da fonti di calore (forno o luce diretta del sole) e periodicamente sbrinarlo. Uno spessore di soli 5 millimetri di ghiaccio, dicono sempre gli esperti, porta a consumare il 20 per cento in più di elettricità.
Lasciar “respirare” pc, tv e e frigo
Per evitare che le ventole di pc e televisione lavorino eccessivamente, e aumenti inoltre il rischio che si danneggino, sarebbe meglio non incassarli in spazi troppo ristretti e lasciarli “respirare”. Nel caso del frigo, altra indicazione ancora, l’eccessiva vicinanza al muro ostacola la fuoriuscita del calore dalla ventola e rende più difficile lo scambio d’aria con l’esterno, rischiando di causare guasti e pompare i consumi.
Lavatrice e lavastoviglie: meglio cicli freddi ed “eco”
Lavatrici e lavastoviglie dovrebbe essere avviati quando sono a pieno carico e preferibilmente con lavaggi a basse temperature per abiti e biancheria o scegliendo la modalità “eco” nel caso delle stoviglie. Escludendo il prelavaggio nella lavatrice e l’asciugatura nella lavastoviglie, ulteriori suggerimento, si riduce la necessità di energia fino al 15 per cento. Un altro 30 per cento di risparmio può arrivare dalla pulizia regolare del filtro e dall’uso di decalcificanti.
Bucato, temperature, buone abitudini
Da gennaio ad agosto, sempre nelle case monitorate, sono stati fatti in media 80 lavaggi (circa 10 al mese) per un consumo di circa 6 kWh per abitazione, quasi quanto un’intera giornata di una famiglia media italiana (consumo annuo di circa 2700 kWh). Ad espandere i consumi e la spesa – si è constatato – sono i cicli ad alte temperature, cioè quelli tra 60 e 90 gradi: richiedono circa 500 Wh, più del doppio di un lavaggio a 40 gradi.
Le abitudini meno virtuose restano molto diffuse, nonostante le campagne informative e una maggiore sensibilità: circa 8 su 10 lavatrici, infatti, vengono messe in funzione ad alte temperature, con un surplus di costo fino al 60 per cento. In alcune delle case tenute sotto controllo sono stati fatti circa 30 lavaggi al mese, quindi uno al giorno, per la maggior parte ad alte temperature: si è andati a incidere fino al 6 per cento sul consumo giornaliero dell’intera abitazione, per un consumo medio annuo di 180 kWh ed una spesa pari a 40 euro l’anno. Se queste famiglie abbassassero le temperature, sborserebbero circa 26 euro in meno ogni 12 mesi.
Come avere una bolletta più leggera
Preferire lavaggi a basse temperature e di breve durata dà risultati apprezzabili. Dieci gradi in meno corrispondono a un risparmio di energia fino al 20 per cento. Riempire il cestello riduce la corrente assorbita del 15 per cento, ma si deve fare attenzione a non sovraccaricare la lavatrice, altrimenti si ottiene l’effetto opposto: succhiare più energia. Quando è possibile, altro consiglio, il numero di lavaggi andrebbe ridotto: due lavatrici a mezzo carico consumano il 60 per cento in più di un lavaggio a pieno carico. Non usando la funzione prelavaggio, ed eliminandola anche dalla lavastoviglie, si spreca il 15 per cento in meno di energia. Avere una lavatrice con una capacità adeguata alle esigenze personali o familiari consente di avere un rapporto ottimale tra il numero di lavaggi e l’utilizzo a pieno carico. Con una troppo piccola, si rischia di fare qualche ciclo di troppo. Con una troppo grande, non riempita, si spreca energia, oltre che acqua e detersivo.