Assegno familiare, detrazioni fiscali e congedi parentali ma anche permessi per i colloqui con i professori, contributi per l’acquisto di libri scolastici e agevolazioni per gli affitti per la prima casa alle coppie under 35: il tanto atteso Family Act, il piano del Governo a sostegno di genitorialità e famiglie, ha ottenuto il via libera da parte del Consiglio dei Ministri. L’obiettivo è unificare una serie di provvedimenti a sostegno delle famiglie, tra quelli già esistenti e altri completamente nuovi come un reddito integrativo in caso di assenza dal lavoro per la malattia dei figli.
Assegno universale per i figli under 18
È previsto un assegno per ogni figlio fino ai 18 anni di età, indipendentemente dalla fascia di reddito della famiglia, ma variabile a seconda dell’Isee e dell’età del figlio stesso. In pratica, ci sarà una quota base per tutti, a cui si aggiungerà una somma che varierà a seconda dell’Isee. L’assegno sarà mensile, a partire dal settimo mese di gravidanza e fino al compimento della maggiore età di ogni figlio (per i figli disabili non ci sono limiti di età). Si potrà avere sotto forma di denaro o tramite credito d’imposta. In caso di più figli, il contributo aumenterà del 20%, come per i figli disabili, e non concorrerà al reddito imponibile.
«Al momento sono stati stanziati 16 miliardi di copertura. Questo significa che si taglieranno alcune misure esistenti, per sostituirle con altre. Nello specifico sparirà il premio nascita, l’assegno di natalità che è il bonus bebé, gli assegni per nuclei famigliari e assegno nuclei familiari per nuclei numerosi che esistono al momento, previsti per chi ha più di tre figli» spiega Carolina Casolo fondatrice dello Sportello Mamme. «Si rivedranno anche le detrazioni fiscali per i nuclei familiari, quindi si rischia che la maggior parte dei nuclei medio bassi prenderanno meno di quanto già percepiscono oggi» osserva Casolo, che aggiunge: «Anche la clausola compensativa, prevista nel caso in cui il nuovo assegno sia inferiore a quanto percepito prima, con i fondi preventivati ad oggi non sarebbe possibile, perché non bastano» spiega l’esperta di consulenza fiscale alle famiglie.
Contributi per asili nido, libri, sport e cultura
Il decreto prevede un riordino generale di tutte le misure esistenti
e di quelle appena introdotte, come contributi per le rette degli asili nido,
micronidi e scuole dell’infanzia (con rimborso fino al 100%), ai quali si aggiungono
quelli per le spese dei libri scolastici (elementari e medie), gite, iscrizioni
ad associazioni sportive, corsi di lingua e arte, acquisto di biglietti per
cinema e teatri, «libri, ingresso a musei, mostre ed eventi culturali, monumenti, gallerie, aree
archeologiche e parchi naturali». Tra le voci di spesa per le quali sono
previsti sostegni ci sono anche gli acquisti informativi.
Una novità è rappresentata anche dal sostegno per le spese per minori con patologie, compresi i disturbi dell’apprendimento. In caso di figli più grandi (over 18), invece, si potrà contare su detrazioni fiscali per l’acquisto di libri universitari per ogni figlio a carico privo di reddito autonomo. Anche per gli studenti universitari fuori sede è previsto un sostegno per il pagamento delle spese di affitto.
Sostegno alle madri lavoratrici
Per agevolare la conciliazione tra lavoro e famiglia, il governo ha pensato a «un’indennità integrativa della retribuzione per le madri lavoratrici erogata dall’Inps, per il periodo in cui rientrano al lavoro dopo il congedo obbligatorio». Previsti anche incentivi per i datori di lavoro che promuovano smart working, telelavoro, lavoro flessibile, in particolare per le madri con figli under 18. Chi è genitore di ragazzi fino ai 14 anni avrà una corsia preferenziale nella richiesta di modalità di lavoro agile.
«In realtà lo smart working non è un aiuto concreto alle madri, che lavorano da casa intanto si occupano dei figli, e dunque rischiano di fare male entrambe le cose» spiega la responsabile dello Sportello Mamme.
Sempre pensando al lavoro femminile, è stato deciso di riservare
una quota del fondo di garanzia per le piccole e medie imprese (legge 662 del 23.12.1996)
per incentivare le start-up “rosa”, sostenendole per i primi due anni.
Congedi retribuiti se i figli si ammalano
L’esecutivo ha pensato a una forma di retribuzione per il periodo in cui il genitore deve astenersi dal lavoro durante la malattia dei figli. Infine, il testo contiene la possibilità di una «percentuale di detraibilità ovvero la deducibilità delle spese per addetti ai servizi domestici e all’assistenza di famiglia assunti con contratto di lavoro subordinato», quindi bonus per colf e baby sitter. «Il problema è che al momento ci sono moltissime madri che sono in cassa integrazione e stanno ancora aspettando di capire se possono usufruire del bonus baby sitting per emergenza COVID o del voucher per i centri estivi. L’Inps ha ancora gli sportelli chiusi, non è possibile avere risposte».
Aiuti alle coppie under 35
Per le giovani coppie si prevede un contributo per le spese di
affitto della prima casa (di residenza). Il requisito richiesto è che almeno
uno dei due componenti non abbia superato i 30 anni.
Congedi parentali e incentivi alle donne per tornare in ufficio
Il governo ha anche pensato a un incentivo economico per le donne
che, dopo la nascita di un figlio, tornino al lavoro dopo aver goduto del
congedo parentale obbligatorio. A erogarlo sarà l’Inps.
Per i padri, invece, la bozza stabilisce un congedo obbligatorio di 10 giorni minimo alla nascita del figlio, che dovrà essere «concesso a prescindere dallo stato civile o di famiglia del genitore lavoratore», dunque anche per coppie non sposate. Non potrà essere «subordinato ad una determinata anzianità lavorativa e di servizio». Inoltre, il governo di impegna a stabilire «un periodo minimo non inferiore ai due mesi di congedo parentale non cedibile all’altro genitore per ciascun figlio». «Stiamo parlando ancora di periodi minimi, quello che servirebbe secondo la nostra esperienza, è un periodo più lungo, di mesi, equiparabile a quello delle madri» osserva Casolo.
Family Act: quando sarà realtà?
Il Family Act è un disegno di legge delega, che impegna il Governo
a introdurre incentivi e agevolazioni entro due anni. A volere il testo è
stato il ministro per le Pari Opportunità, Elena Bonetti. In realtà la parte
relativa all’assegno universale sarà subito stralciata e seguirà l’iter
parlamentare: c’è già, infatti, una proposta di legge a firma di Graziano
Delrio che lunedì andrà in Commissione. Si prevede che così possa
velocizzarsi la sua attuazione, diventando realtà in autunno. Il testo Delrio contiene
un contributo di 240 euro per i figli minorenni e di 80 per quelli fino a 26
anni.
Il rischio caos
«Una riforma sulle politiche familiari richiede tempo e l’emergenza COVID ha aggravato la condizione di molte famiglie. Le prestazioni a loro sostegno sono tante, ma hanno un bacino di utenti ridotto, c’è poca informazione su come accedervi quindi spesso anche famiglie che hanno diritto rimangono escluse. Introdurre il Family Act in questo momento rischia di generare ulteriore confusione. Togliere o rimaneggiare alcuni strumenti che esistono già, come il premio nascita, il bonus bebè o le detrazioni potrebbe aggravare la situazione» spiega Casolo.
Cosa manca nel Family Act
Secondo il Ministro per le Pari Opportunità, Elena Bonetti, si tratta del «primo piano integrato per le politiche familiari nel nostro Paese», mentre il premier Giuseppe Conte ha sottolineato che l’obiettivo è «sostenere la genitorialità e contrastare la denatalità, favorire la crescita dei bambini e giovani» e «conciliare la vita familiare con il lavoro, soprattutto femminile». «Apprezzo l’obiettivo di sostegno ai nuclei familiari, ma temo che ci siano ancora molti stereotipi da superare nel concetto di famiglia. Mancano ancora condizioni egualitarie, come nel caso del congedo dei padri. Il recente caso della App Immuni lo dimostra. E poi temo che dopo l’emergenza sanitaria saranno soprattutto le donne a lasciare il lavoro: ci siamo accorti come, in mancanza della scuola, non ci siano altri servizi a supporto delle donne e, in generale, dei genitori che lavorano. Le donne non rimarranno mai senza lavoro, ma speriamo che non sia solo quello non retribuito» commenta Barbara Orlandi, coordinamento Donne Cgil Toscana.