L’amoxicillina, uno degli antibiotici più usati per le faringiti e venduto con i nomi commerciali Augmentin o Clavulin, costa meno di 5 euro. Ma se a prendersi l’infezione è il tuo cane, per lo stesso antibiotico devi spendere 16,50 euro. È questo il prezzo del Synulox, l’equivalente veterinario del farmaco umano. Uno squilibrio che si ripete per molti altri principi attivi: se sono destinate ai pet le medicine costano in media 4 o 5 volte in più. «Nel nostro Paese si contano circa 60 milioni di animali domestici di cui 7 milioni di cani e altrettanti gatti: un pet ammalato si trasforma spesso in un problema economico, soprattutto per i più anziani e disagiati» spiega Angelo Troi, segretario nazionale di Sivelp, Sindacato italiano veterinari liberi professionisti.
Le ragioni del divario di prezzi dei farmaci veterinari
I farmaci veterinari non sono rimborsati dal Sistema sanitario nazionale e hanno l’Iva al 22% anziché al 10. Poi bisogna considerare le economie di scala. «Il mercato è dieci volte più piccolo di quello dei nostri farmaci, quindi i costi di produzione e distribuzione sono maggiori» spiega Roberto Villa, professore ordinario di Farmacologia e tossicologia veterinaria all’Università degli Studi di Milano. «In più, le formulazioni devono essere studiate e adattate per centinaia di specie animali, non solo per una come nel caso dell’uomo, e quindi le spese di sperimentazione sono alte». Le conseguenze di questi costi alti non riguardano solo le famiglie. Lo Stato è infatti il maggior proprietario di cani: secondo l’ultimo rapporto Lav, spende circa 118 milioni di euro l’anno per curarli nei canili. Soldi che pesano sulle tasche di tutti.
Farmaci per i pet: niente fai da te
Visto l’alto costo dei farmaci, tra i proprietari di animali domestici qualcuno a volte decide di testa propria di utilizzare il medicinale per uso umano che costa molto meno e spesso sembra diverso solo nella confezione e nel nome. «I proprietari credono che, proprio perché destinati all’uomo, quei farmaci siano più efficacii » afferma Troi. «Ma anche quando il principio attivo è uguale, gli eccipienti sono diversi, così come le caratteristiche di assorbimento ed eliminazione; senza contare che frazionando una compressa di antibiotico in piccole parti per un cagnolino o un gattino è molto difficile azzeccare la giusta dose e si rischia di vanificare la terapia o addirittura di fare danni peggiori: ci sono farmaci umani che sono tossici per i nostri pet, anche in dosi minime. Per esempio, l’aspirina per i gatti».
Cosa dice la legge
La normativa attuale prevede che lo specialista possa prescrivere i farmaci umani per i cani e i gatti solo quando non esiste alcun equivalente veterinario. «Nella pratica, alcuni veterinari arrivano a prescrivere medicine per uso umano; ma lo possono fare solo nei casi in cui le ritengono più efficaci e solo se davvero necessario, altrimenti rischiano multe e sanzioni» chiarisce Angelo Troi.
Cosa potrebbe succedere
Per abbassare i prezzi sono stati presentati due disegni di legge unificati, il n. 499 e il n. 540. Prevedono che i generici veterinari, ancora poco diffusi, costino almeno il 20% in meno dei medicinali di riferimento e che sia possibile vendere le medicine veterinarie anche frazionate, cioè poche dosi per volta. I sindacati dei veterinari come Sivelp e alcune associazioni, come la Lega nazionale per la difesa del cane, chiedono anche che i veterinari siano più liberi nella prescrizione di farmaci per uso umano.
Occhio agli acquisti in Internet
Comprando su Internet i farmaci veterinari si può risparmiare fino al 20%. Ma attenzione, il ministero della Salute ha emanato una circolare per specificare che la vendita online è consentita solo per antiparassitari, disinfestanti e medicine destinati ad alcuni animali piccoli (come pesci, uccelli e tartarughe). In tutti gli altri casi serve la prescrizione del veterinario. Lo stesso vale per i nostri farmaci che possono essere commercializzati in rete solo se non hanno obbligo di ricetta. Altrimenti non solo si viola la legge, ma si rischia di essere truffati. L’ordine dei farmacisti di Roma e Federfarma Lazio hanno diffuso dati allarmanti: solo lo 0,6% delle medicine vendute sul web è legale, le altre sono fasulle o non registrate nel nostro Paese. I siti che vendono medicine devono essere autorizzati dal ministero e si riconoscono dal riquadro verde con una croce: se lo clicchi puoi verificare l’autorizzazione. L’elenco su salute.gov.it, sezione Temi e professioni.
Salute dei pet: qualche numero
Il 57,7% di chi possiede un animale domestico spende meno di 50 euro al mese per cibo, vaccini e veterinario. Aumenta, però, la percentuale di padroni che hanno destinato al pet cifre fino a 100 euro: oggi è il 31,4%, l’anno scorso era il 15,4% (dati Eurispes).