Si chiamano “ferie solidali”. Sono le giornate di vacanze retribuite e di riposi non goduti che i lavoratori possono regalare a colleghi in difficoltà, madri e padri costretti ad assentarsi a lungo dall’ufficio o dalla fabbrica per assistere un figlio minore malato e bisognoso di assistenza costante. Chi le dona, gratuitamente, le perde. Chi le riceve ha più tempo da dedicare alle cure del proprio bimbo o del proprio ragazzino, conservando il posto e lo stipendio pieno.
L’Italia importa l’esempio francese
In Italia, dove qualche caso di donazione c’era già stato in precedenza, sono state introdotte formalmente dal Job act del 2015, su modello della legge francese a tema, la legge Mathys. Si chiamava così un bimbo morto per tumore al fegato nel 2009. Il padre, dipendente di uno stabilimento nella regione della Loira, finì i permessi cui aveva diritto per stare accanto al piccolo. I colleghi decisero di rinunciare a parte delle loro ferie e gli misero a disposizione 170 giorni di reduction du temps de travail, permettendogli di rimanere vicino al figlio fino alla fine.
I contratti di lavoro concretizzano le norme
La normativa italiana demanda ai contratti collettivi di lavoro, sottoscritti dai sindacati più rappresentativi sul piano nazionale, la definizione delle condizioni e delle modalità per dare concretezza a questa forma di solidarietà e aiuto. Chimici e farmaceutici hanno fatto da apripista. Poi sono arrivati i metalmeccanici, le banche, le fondazioni. Di recente si sono aggiunti gli statali del comparto Funzioni centrali, cioè di ministeri, agenzie fiscali, enti pubblici non economici, Agenzia per l’Italia digitale, Ente nazionale per l’aviazione civile e Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro. Nel frattempo, ad esempio nel settore del credito e per le tute blu, sono state create le “banche del tempo”, salvadanai di ore disponibili alimentati dai lavoratori più generosi e messi a disposizione dei colleghi in difficoltà.
Come funzionano le ferie solidali per gli statali
L’Ispettorato nazionale del lavoro, con una nota diramata il 10 agosto, ha dettato le regole minime per l’esercito dei dipendenti pubblici. “La cessione delle ferie – viene spiegato – avviene su base volontaria e a titolo gratuito. Il dipendente può dare ad un altro dipendente, in tutto o in parte, le giornate di ferie maturate eccedenti le quattro settimane annuali (delle quali deve fruire obbligatoriamente), nonché le quattro giornate di riposo per le festività soppresse. Nel caso di articolazione dell’orario di lavoro settimanale su cinque giornate lavorative, le quattro settimane annuali di ferie, quelle d’obbligo, sono quantificate in 20 giorni. Pertanto si possono cedere, per ogni anno, fino a 8 giorni di ferie o, nel caso di dipendenti assunti per la prima volta in una pubblica amministrazione, fino a 6 giorni di ferie, nei primi tre anni di servizio.
Ecco la procedura di base per inoltrare la richiesta
La procedura per il comparto statale, spiegata dagli esperti del sito laleggepertutti.it, è relativamente semplice. Il lavoratore che ha esaurito le ferie e i permessi a disposizione può chiedere all’amministrazione di appartenenza (al titolare dell’azienda presso cui è impiegato) di avviare la procedura di sostegno da parte dei colleghi. L’istanza è reiterabile, ogni volta si possono domandare al massimo 30 giorni. La necessità va documentata presentando la certificazione sanitaria relativa al figlio bisognoso di assistenza, rilasciata da una struttura pubblica o convenzionata.
Fatte le verifiche del caso, l’amministrazione rende tempestivamente nota a tutto il personale l’esigenza del singolo dipendente, garantendo l’anonimato del richiedente. I colleghi che intendono aderire alla “colletta”, su base volontaria, formalizzano la loro decisione, indicando il numero di giorni di ferie o di riposo che intendono cedere. Nel caso in cui l’offerta superi la domanda, la cessione dei giorni è ripartita in misura proporzionale tra tutti i “samaritani. Nel caso in cui il numero di giorni di ferie o di riposo sia inferiore a quello dei giorni richiesti, e le istanze siano più di una, le giornate donate sono distribuite in misura proporzionale tra tutti i richiedenti.
L’applicazione può essere ampliata
Nel settore metalmeccanico, intanto, sono stati fatti altri passi in avanti, illustrati dall’avvocato Enrico Vella dello studio Trifirò & partners. “Ci sono gli spazi e modi per andare oltre le previsioni di base della normativa. Federmeccanica, Assistal e la Fim, la Fiom e la Uilm , a fine marzo, hanno sottoscritto un accordo per valorizzare e promuovere l’istituto della ‘banca ore solidale’. La novità principale è l’estensione dell’area di operatività del meccanismo della donazione. Ferie e permessi retribuiti possono essere donati anche per altre situazioni di grave necessità, valutate volta per volta, oltre che seguire i figli malati. Un’ipotesi? L’assistenza a un genitore anziano, ove non via sia la copertura della legge 104. L’attivazione del sistema – continua l’esperto, sempre parlando del patto che riguarda le tute blu – può avvenire anche tramite la Rappresentanza sindacale unitaria, a conoscenza di specifiche situazioni. Il datore di lavoro ha la facoltà di vagliare le domande e controllare la documentazione, per evitare abusi. Ha anche un obbligo. Garantire il rispetto della normativa sulla privacy e su doppio fronte: in relazione alle informazioni date dal lavoratore in stato di bisogno (la malattia del figlio, le condizioni economiche o familiari) e il rispetto al diritto di ogni donatore di rimanere anonimo”.