Approvata con 313 sì e 70 no dalla Camera a fine dicembre, la prima manovra finanziaria del governo Lega-M5S è realtà. Il testo finale è stato ridimensionato rispetto a quello proposto a metà ottobre: la pesante trattativa con l’Unione europea è costata 10 miliardi di tagli alle spese, un rapporto deficit-pil sceso al 2% dal 2,4% previsto inizialmente e, soprattutto, una revisione delle due misure-bandiera, “quota 100” e reddito di cittadinanza. «Per queste mancano ancora i dettagli, li avremo dei decreti dedicati», spiega il professor Francesco Daveri, direttore del programma MBA dell’Università Bocconi.
Ecco i punti certi e in che modo impatteranno sui conti pubblici (e sulle nostre tasche) nel 2019.
Il reddito di cittadinanza arriverà davvero?
Sì. Nella sua forma definitiva il reddito di cittadinanza, l’integrazione di reddito per i meno abbienti, dovrebbe partire il 1° aprile e costare 7,1 miliardi nel 2019, rispetto allo stanziamento di 9,6 inizialmente previsto.
Chi ne ha diritto e quanto riceverà?
Il sussidio porterà a 780 euro le entrate mensili dei più deboli. Questo non significa che tutti riceveranno l’intera cifra: si avrà solo ciò che, in aggiunta a eventuali altre entrate, arriva a comporla. Per beneficiarne bisognerà avere un Isee inferiore ai 9.000 euro e non più di 5.000 euro sul conto in banca. Sono inoltre previste soglie più basse per chi possiede una casa di proprietà.
Quali lavoratori riguarderà “quota 100”?
La nuova pensione di anzianità, che costerà 4 miliardi, consentirà di uscire dal mercato del lavoro a chi nel 2019 abbia almeno 62 anni di età e 38 di contributi (62+38=100). Il che consentirebbe un pensionamento anticipato, rispetto alle altre ipotesi in vigore, per circa 315.000 persone quest’anno. Chi sfrutta la possibilità, però, avrà un assegno decurtato e non potrà “arrotondare” con redditi da lavoro sopra i 5.000 euro l’anno. Dovrebbe interessare 315 mila persone nel 2019.
La manovra contiene bonus e sgravi?
Sì. Il governo rinnoverà il bonus cultura, 500 euro per i 18enni spendibili in libri, film, teatri, concerti.
Rivisto il mix di bonus e tasse “ecologiche”. Spunta una tassa sull’acquisto di una macchina nuova con emissioni di CO2 sopra i 161 g/km. A seconda del livello di emissioni sarà di 1.100, 1.600, 2.000 o 2.500 euro. Gli incentivi riguarderanno gli acquisti di auto elettriche e ibride. Con l’acquisto di un veicolo elettrico e la rottamazione di un Euro 0,1,2,3,4, il bonus sarà di 6 mila euro; di 4 mila senza rottamazione. Per l’ibrido le cifre scendono a 4 mila con rottamazione e 1.500 senza. L’incentivo viaggia anche su due ruote: c’è il bonus per chi compra motorini elettrici o ibridi.
Torna, opportunamente rivisto, anche il bonus bebè per i bambini nati dal 1° gennaio al 31 dicembre 2019.
Com’è finanziata la manovra?
«In parte i soldi per coprire le uscite arriveranno a debito» spiega Francesco Daveri. Anche nel 2019 dunque l’Italia spenderà più di quanto è in grado di produrre (il famoso rapporto deficit-Pil al 2,04%). Il resto arriverà da maggiori tasse e minori investimenti.
Quali tasse aumenteranno?
C’è un incremento complessivo delle entrate per circa 7 miliardi «con provvedimenti che colpiscono diverse categorie» osserva Daveri. Dai tagli alle pensioni sopra i 100.000 euro ai 150 milioni della web tax, dai 450 di nuove imposte sui giochi d’azzardo al blocco delle assunzioni fino a novembre 2019. Infine il piano di dismissione degli immobili pubblici, per fare cassa con 950 milioni. «Previsione difficile da centrare» dice Daveri.
Cosa accadrà all’economia italiana?
«Sicuramente banche e assicurazioni, a causa della minor deducibilità fiscale delle perdite, verseranno al fisco un po’ di più» dice Daveri. Un colpo ai big della finanza? Mica tanto: «Si rischia che com- pensino alzando i costi per i correntisti». Quanto alle aziende, «si aboliscono regimi di tassazione agevolata», come il credito d’imposta per beni strumentali e immateriali nuovi. Taglio anche al fondo competitività e agli investimenti pubblici sulle ferrovie, che potrebbero ritardare i cantieri.