Anna Tampieri, 58 anni, è direttore dell’Istituto di Scienza e tecnologia dei materiali ceramici del Cnr, il Consiglio nazionale delle ricerche. La sua passione, che coincide con il suo lavoro, consiste nel trovare materiali bioattivi, cioè quanto più possibile simili ai tessuti del corpo umano, per curare le conseguenze di malattie degenerative e traumi. Grazie ai finanziamenti dell’Unione europea è riuscita a trovare il modo, partendo dal legno di bambù, per sostituire ampie sezioni di osso, proprio quello che mancava in questo settore. E, creando una start up, con il suo team ha già avviato le sperimentazioni.
Come ho ottenuto il finanziamento dell’UE
«Questa storia inizia nei primi anni ’90 quando i finanziamenti per la ricerca cominciavano a scarseggiare. Visto che l’Europa metteva a disposizione dei fondi, il nostro direttore ci incoraggiò ad approfittarne. Dovevamo presentare dei progetti collaborativi, cioè insieme a partner di tutto il mondo. Per me, donna in un ambiente maschile e per nulla esperta di fondi europei, non era affatto facile coordinare tutto. Ma a forza di cercare bandi, compilare domande ed entrare nel meccanismo dei fondi mi sono fatta una vera cultura. Così nel 2000 è arrivato il primo finanziamento: 3 milioni e mezzo di euro nell’ambito del Settimo programma quadro che in quegli anni finanziava la ricerca e lo sviluppo tecnologico».
«Il nostro progetto studiava l’utilizzo di sostanze naturali, per esempio le strutture filamentose delle palme e il legno di bambù, per simulare la capacità di rigenerazione dei tessuti umani, come nervi e ossa. Le risorse europee non erano solo economiche: fare rete con colleghi stranieri, dialogare con medici e chirurghi che potevano valutare dal loro punto di vista le nostre scoperte è stato determinante. Così siamo riusciti a mettere a punto la tecnologia che oggi permette di ricreare ampie sezioni di osso da impiantare nei pazienti».
«Il mio sogno era però trasformare questo grande traguardo di ricerca in qualcosa di concreto, volevo che i nostri materiali potessero servire davvero a curare chi ne avesse bisogno. Allora ho iniziato a frequentare dei corsi per colmare le mie carenze: da ricercatrice non sapevo nulla di business plan, né di come affrontare un colloquio con un’impresa del settore biomedicale per convincerla a portare sul mercato la nostra idea. Abbiamo così trovato altri finanziamenti e creato una start up che adesso è pronta per i test clinici su pazienti volontari in Inghilterra, Israele, Svizzera e Italia».
Cos’è GreenBone Ortho
Per il suo progetto Anna Tampieri ha usufruito dei Tecnopoli, una rete di centri in Emilia-Romagna, finanziata dai fondi strutturali europei per fare attività di ricerca industriale, sviluppo sperimentale e trasferimento tecnologico (www.retealtatecnologia.it/laboratori/cnr-istec). Con GreenBone Ortho, Anna ha vinto tanti premi, come l’Italian StartCup Competition, il Premio speciale per l’innovazione della Svizzera e il premio Itwiin per le donne innovatrici. Il progetto è stato selezionato anche tra le 10 più innovative start up europee. Il programma europeo che finanzia la ricerca e l’innovazione oggi è Horizon 2020: dal 2014 al 2020 mette a disposizione finanziamenti per quasi 80 miliardi di euro, oltre agli investimenti privati e pubblici che genereranno (ec.europa.eu/programmes/horizon2020)