Le famiglie che non hanno garanzie da dare alle banche e alle finanziarie, quando arriva un bebè e c’è bisogno di soldi, potranno contare sulla copertura del Fondo per chiedere e ottenere un prestito. Le casse pubbliche non erogheranno materialmente il denaro, come succede per altre forme di sostegno alla maternità. Lo Stato farà da garante, assumendosi i rischi in caso di insolvenza.
Parte il Fondo di sostegno alla natalità
La firma di un secondo protocollo d’intesa, a marzo, ha sbloccato la situazione. È finalmente diventato operativo il nuovo Fondo di sostegno alla natalità, istituito sulla carta a fine 2016 per consentire l’accesso al credito ai neogenitori che altrimenti non avrebbero garanzie da dare a banche e finanziarie, quelle necessarie per ottenere un prestito (fideiussioni, ipoteche, pegni immobiliari…).
Gli istituti di credito ai quali ci si può rivolgere, grazie a questo “paracadute” statale, sono per ora solo 4 e di dimensioni limitate (Credito cooperativo Brianza e Laghi, Banca Alpi Marittime-Credito cooperativo Carrù, Banca Monte Pruno – Credito cooperativo di Fisciano, Roscigno e Laurino, Credito cooperativo di Capaccio, Paestum e Serino). Ma altri 12 (a cominciare da Banca popolare etica) hanno chiesto l’abilitazione e a breve si attiveranno concretamente. La speranza è che si arrivi almeno a 150, come nella vecchia versione della misura. Nessuna finanziaria si è aggregata (né ora né in passato).
Chi aderisce all’iniziativa?
L’elenco completo delle banche che accettano le garanzie del Fondo (e di quelle che si aggiungeranno via via) è pubblicato sul sito della Consap (Consap.it, la Concessionaria servizi assicurativi pubblici, società interamente partecipata dal ministero dell’Economia e delle Finanze) e viene costantemente aggiornato. Nel portale della spa pubblica – il gestore del tutto – ci sono anche i moduli standard da scaricare e compilare per chiedere il prestito e le istruzioni per l’uso, con un numero di telefono contattabile in orari d’ufficio: 06.85796301 (la qualità delle risposte dipende dall’addetto che risponde). Materiali, informazioni e indicazioni si trovano anche nelle pagine web dell’Associazione bancaria italiana (www.abi.it).
Quali sono i requisiti richiesti ai neo genitori?
Possono rivolgersi ad uno degli “sportelli” che aderiscono all’iniziativa, e richiedere un prestito “protetto”, i genitori di uno o più figli nati o adottati a partire dall’1 gennaio 2017 (fino al compimento del terzo anno di età del bambino o entro tre anni dall’adozione). Non ci sono limiti di reddito, non è necessario presentare l’Isee. I requisiti richiesti sono la residenza in Italia e la cittadinanza italiana o di uno Stato membro dell’Unione europea oppure, per le persone extracomunitarie, il possesso del permesso di soggiorno Ue di lungo periodo. Chi accede al credito, poi, può spendere il denaro come meglio crede. Non ci sono limitazioni né paletti, se non l’obbligo di pagare puntualmente le rate del debito.
Quanto si può chiedere?
Il tetto della cifra che una famiglia può avere è 10mila euro. Nel caso di coppie o di affido condiviso sarà possibile un solo prestito “protetto” . Sulle somme erogate l’impegno di banche e finanziarie è ad applicare un tasso di interesse annuo agevolato, non superiore al tasso effettivo globale medio fissato per i prestiti personali e reso noto dal Mef a scadenza trimestrale.
La presenza della garanzia del Fondo, operativa sul 50 per cento dell’esposizione debitoria, non esonera i beneficiari dalla restituzione dell’intera somma erogata e dal rispettare le scadenze concordate. In caso di inadempienze partirà la procedura codificata da un decreto. Il creditore inadempiente riceverà una intimazione di pagamento, con l’ammontare dalle rata o delle rate saltate e gli interessi. Il Fondo di garanzia subentrerà se il beneficiario del finanziamento non riuscirà a versare il dovuto entro 90 giorni. Poi lo Stato cercherà di recuperare le somme anticipate a banche e finanziarie. Per l’estinzione del debito prima della scadenza pattuita non sono previste penali.
Qual è l’impegno per le casse pubbliche?
La dotazione patrimoniale del Fondo di sostegno alla natalità, istituito presso il Dipartimento per le politiche della famiglia della Presidenza del Consiglio dei Ministri, è di 23 milioni di euro per l’anno 2019, 13 milioni di euro per l’anno 2020 e 6 milioni di euro annui a cominciare dall’anno 2021. Nell’accettazione delle domande sarà seguito l’ordine cronologico di presentazione.
Se il “tesoretto” dovesse risultare tutto impegnato – per una pioggia di posizioni da trattare – la copertura delle garanzie non potrà essere fornita. Idem per le istruttorie non andate a buon fine. Banche e finanziarie non sono obbligate a dare corso a tutte le istanze.
L’Adiconsum si appella alle banche: “Aderite”
Adiconsum esprime apprezzamento per lo sblocco del Fondo. E si appella alle banche. Il numero di quelle disponibili per ora è risibile. “Affinché l’iniziativa abbia successo e sia veramente uno strumento utile ed efficace – viene sottolineato – è fondamentale l’adesione del maggior numero di istituti bancari e degli intermediari finanziari all’iniziativa”.