Passeggiando per le strade di Bologna, tra Via Zamboni e la strada che porta alle Torri, si leggono scritte di ogni tipo sui muri. Ormai, sono una delle principali attrazioni della città. Ne spicca una, perché è fatta con un pennarello rosso e non ha quasi nessun altro commento intorno, dice: “Vogliamo una vita bella”.
Questa sembra la frase migliore per descrivere il rapporto delle nuove generazioni con le finanze. Come lo sappiamo? Lo raccontano loro, senza filtri e con tanta ironia come sono soliti fare. La piattaforma in cui si parla di finanza è TikTok e le protagoniste sono le ragazze, che si scambiano “consigli al contrario” e si prendono in giro a vicenda per quelle spese inutili che però fanno stare bene. Il trend si chiama #GirlMath, ovvero la matematica delle ragazze.
#GirlMath: di cosa si tratta?
«Sono tutti quegli acquisti inutili o comunque non indispensabili per cui non vogliamo sentirci in colpa», racconta Selene Tola – la TikToker italiana con i video più virali sul trend. «Per esempio, io sono una spendacciona soprattutto quando si tratta di cibo: se mi invitano a mangiare fuori, dico sempre sì. Se per lo stesso prezzo vedo una maglia bella in vetrina, invece, ci penso due volte».
Come accade con quasi tutte le tendenze sui social, è venuta a conoscenza dell’hashtag casualmente: alcune amiche le hanno inviato video di creators americane che spiegavano “la loro Girl Math” ai propri fidanzati. Basta fare una breve ricerca, infatti, per trovarsi sommersi da video di ragazze che raccontano di tutti i ragionamenti che fanno quando devono decidere se comprare o no qualcosa. Il più classico? «Io non ho praticamente mai contanti. Quando li ho, è come se non fossero soldi» racconta Selene. «Non li vedo sul conto, quindi li spendo con molta più leggerezza: questo anche tra le mie followers è “il tipo di Girl Math” più popolare, ma per alcune è esattamente il contrario».
Un altro esempio super gettonato è il bias del cervello che ci porta a credere di aver risparmiato dei soldi se compriamo qualcosa di scontato, uno “scherzetto” che il marketing conosce bene. Su questo Tola ha un episodio divertente da raccontare: «Io e le mie amiche abbiamo rotto la serratura in vacanza e per entrare avremmo dovuto chiamare un fabbro, che ci aveva fatto un preventivo intorno ai 90 euro. Alla fine, siamo riuscite a ripararla da sola e quindi ci siamo sentite autorizzate a spendere quei 90 euro “risparmiati”».
Il parere degli esperti
Per chi non ha familiarità con le culture digitali e il linguaggio della nuova generazione, tutti questi racconti possono sembrare la prova che i giovani abbiano un rapporto preoccupante con il denaro. Per capire meglio, ne abbiamo parlato con Piergiorgio Degli Esposti, docente di Sociologia del Consumo all’Università di Bologna. «Il denaro e il nostro rapporto con esso attraversano fasi di trasformazione» racconta il professore. «Se in passato il denaro liquido era il simbolo per antonomasia della modernità perché circolava ed era anonimo, con il denaro digitale è esattamente l’opposto. Ogni forma di pagamento digitale è tracciabile e rintracciabile, contribuisce a profilarci e segmentarci come consumatori».
Quello del trend #GirlMath è un fenomeno interessante perché racconta di un nuovo modo di rapportarsi con denaro, una nuova gerarchia del valore: «Il valore oggi risiede nell’attenzione che si genera. Il consumatore nel contesto generale non è più un soggetto passivo, ma colui che avvia il ciclo produttivo. È in grado di premiare o penalizzare brand».
Nuovi consumatori crescono
Secondo Degli Esposti, si tratta di una conseguenza del fenomeno del prosumerismo – di cui è uno degli studiosi più illustri, essendo parte del Prosumer Research Group dell’Università del Maryland. Il termine prosumer deriva dall’unione dei termini inglesi product (prodotto) e consumer (consumatore). «Siamo diventati tutti produttori-consumatori, perché oltre ad acquistare generiamo e produciamo attenzione» spiega Degli Esposti. «Poter pagare tramite cellulare è pratico, ma è anche estremamente politico. Essendo denaro intangibile, incentiva a spendere di più. Inoltre, lavorando come utenti sul nostro conto corrente svolgiamo attività produttive svolte in precedenza da professionisti, quindi ancora una volta incentiviamo il ciclo del prosumerismo».
Dalla generazione nata con il boom economico in poi, si è assistito a un progressivo impoverimento. «Per fare un esempio pop, basta pensare ai Simpson: la serie è nata per rappresentare una famiglia un po’ sfigata, sicuramente non ricca. Oggi però quale millennial ha una casa di proprietà, due automobili e un lavoro che mantiene la famiglia?» racconta sempre il professore. Crescere senza avere la sicurezza di potere avere una stabilità nel breve periodo porta le nuove generazioni ad avere un rapporto diverso con il denaro: non si tratta di non dargli valore, ma di valorizzare maggiormente i propri desideri durante il processo di scelta di consumo.
#GirlMath: l’ironia come base
La componente più importante in questo trend, però, è l’autoironia. Gli esperti parlano della Generazione Z come la prima generazione in grado di autorappresentarsi e raccontarsi: anche qui, le ragazze ridono di scelte che sanno essere insensate e sbagliate ma l’errore consiste nel pensare che l’intento sia razionalizzare, quindi divulgare.
«Alla base c’è l’ironia. Partendo dagli stereotipi sulle ragazze, li rovesciamo, prendendoci in giro per prime. Ne sono una prova io stessa, che so gestire le mie finanze, visto che il mio lavoro sui social da qualche anno è retribuito» racconta Tola, che oltre ad essere una TikToker è dottoressa in Scienze Ambientali e si sta specializzando in Biologia Marina (così, per dire). «Spesso anche nei commenti, le persone di 30/40 anni non capiscono e mi danno della stupida, ma quando spiego che l’intento è ironizzare e non divulgare poi mi chiedono scusa. Penso che lo stupido sia chi non è in grado di prendersi un po’ in giro».
#GirlMath: autoironia o misoginia interiorizzata?
Su questo è d’accordo anche Degli Esposti, che esorta a osservare il trend facendo riflessioni morali, ma non moralizzanti. Molte donne, infatti, sono infastidite soprattutto su quella che sembra essere la componente misogina insita nel termine. Parlare di matematica per le ragazze significa dire che le ragazze non capiscono la matematica? «Il trend si fonda su un atteggiamento stereotipato – che la donna non sappia fare i calcoli» spiega il professore «Ma quella che prevale è una componente ironica e autoironica».
Inoltre, come precisano sia Tola che Degli Esposti, su TikTok il trend si è ormai diramato in mille modi: #QueerMath (la matematica della comunità queer), #DogMath (la matematica dei cani), #LGBTMath (la matematica della comunità LGBT)… È arrivata anche la risposta dei ragazzi, con il trend #BoyMath. Qui sono gli uomini a prendere in giro le loro scelte e le loro priorità in termini di acquisti. E non risultano molto più intelligenti delle loro compagne. Un esempio? «#BoyMath è avere un televisore da 70 pollici in sala, ma non avere un tavolo».