C’era una volta il Portogallo, meta ambita dove trasferirsi una volta in pensione. Ora, però, a fare concorrenza a Lisbona, Algarve & C, ci sono anche Atene e le isole greche. Chi non sognerebbe di fare le valigie e vivere godendosi i tramonti di Santorini, le spiagge, la cultura greca e il suo clima invernale mite? Quello che sembra uno slogan turistico post-Covid, pensato per attrarre turisti estivi, è invece diventato realtà grazie a una norma che consentirà ai pensionati stranieri di godere di una tassazione molto bassa: appena il 7% per 10 anni sull’assegno di anzianità. Il target, dunque, sono gli over 60 che finora si erano rivolti al Portogallo o ai paesi dell’est europeo per cercare condizioni fiscali più favorevoli, soprattutto tenendo in considerazione che la tassazione italiana sulle pensioni è tra le più alte in Europa: tra il 23% e il 43%, a seconda del reddito.
Quando? Dal 30 settembre
La norma, inserita nella proposta di legge di Bilancio con la certezza di approvazione pressoché assoluta, dovrebbe entrare in vigore dal 30 settembre 2020, dunque a stretto giro. Giusto il tempo per informarsi sulle clausole del «trasloco» per i pensionati stranieri interessati. In realtà i requisiti sono pochi: non essere più un lavoratore attivo e aver spostato la residenza, vivendo in Grecia per almeno la metà dell’anno. «È un’iniziativa che segue l’esempio del Portogallo anche se Lisbona ha dovuto ritrattare sulla scorta delle pressioni europee. Molti Paesi, infatti, non vedevano di buon occhio il fatto che molti pensionati si trasferissero. Se è vero che alleggeriscono il sistema sanitario del paese d’origine, è vero anche che vanno a spendere altrove i loro risparmi» spiega Alessandro Castagna, ideatore del sito Voglioviverecosì.com, specializzato nel supporto a chi vuole cambiare vita o paese.
Tassazione al 7% per 10 anni
Le condizioni fiscali offerte da Atene ai pensionati europei e non (la tassazione della pensione al 7% per 10 anni) rappresenta una forma di concorrenza diretta al Portogallo, il primo ad aver adottato politiche fiscali favorevoli tanto che, secondo l’INPS, gli italiani che hanno colto l’occasione andando a viverci sono circa 3mila. In realtà la mossa greca si inserisce in una politica di incentivi verso i cittadini non greci iniziata già con il Golden Visa, il programma che offriva la cittadinanza ellenica a chi investiva almeno 250mila euro nell’acquisto di immobili in Grecia. Un piano che ha permesso a molti cinesi di ottenere un passaporto per un paese europeo: si stima che delle 3.800 domande ricevute da Atene nel 2019, il 75% sia proprio di cittadini provenienti dalla Cina.
Ma mentre la Grecia preme per ottenere investimenti ed entrate fiscali dall’estero, il Portogallo sembra aver fatto una parziale retromarcia: il premier Antonio Costa ha infatti alzato la tassazione per i residenti non abituali al 10%, che resta pur sempre molto al di sotto di quella italiana.
Gli ex dipendenti pubblici non possono trasferire la pensione
La possibilità di godere dei benefici di un fisco più leggero ingolosisce tutti. Ma prima di trasferirsi all’estero è bene controllare la propria posizione per evitare brutte sorprese, come invece accaduto a due pensionati italiani che avevano deciso di andare a vivere in Portogallo, dove anche il costo della vita è inferiore rispetto all’Italia. La tassazione agevolata, infatti, è frutto di un accordo bilaterale tra Roma e Lisbona siglato nel 1982. Ma l’intesa di fatto riguarda solo i lavoratori del settore privato. Chi ha lavorato come dipendente pubblico, invece, non può richiedere all’INPS la pensione lorda, senza alcuna trattenuta. L’Istituto di Previdenza italiano continuerà infatti a tassare «all’origine» la pensione. A scoprirlo con sorpresa sono stati due pensionati italiani che hanno presentato ricorso, per presunta discriminazione e limitazione della libertà di circolazione garantita ai cittadini europei (Art. 21 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea) prima alla giustizia italiana poi alla Corte di giustizia europea. Questa ha però dato ragione all’INPS perché, se l’articolo 18 degli accordi tra Italia e Portogallo consente la tassazione della pensione da parte dello Stato di residenza, l’articolo 19 (paragrafo 2) chiarisce che i «servizi resi allo Stato», cioè il lavoro come dipendente pubblico, siano tassabili solo dal Paese di provenienza. Per ovviare a questo limite, è comunque sempre possibile chiedere la cittadinanza dello Stato nel quale si diventa residenti: un’opzione scelta solo dall’1,4% dei pensionati pubblici che si sono trasferiti all’estero.
«In pochi sono a conoscenza di questa limitazione anche perché la legge che distingue i pensionati privati dagli ex lavoratori INPDAD, come insegnanti, militari o dipendenti pubblici, c’è solo in Italia. Gli unici tre paesi esteri nei quali non vige, per accordi bilaterali specifici, sono Tunisia, Senegal e Australia. Di fatto è un deterrente a lasciare l’Italia, tanto che da anni diverse associazioni si battono per cancellare questa norma» spiega Castagna.
I requisiti per il trasferimento
Trasferimento fiscale vantaggioso, dunque, ma solo per gli ex lavoratori privati, per i quali l’INPS conferma che è sufficiente non essere stati iscritti nell’anagrafe delle persone residenti in Italia, non avere avuto il domicilio in Italia e non aver avuto dimora abituale in Italia per più della metà dell’anno (183 giorni).
Dove vanno i pensionati italiani
Questa limitazione non ha comunque impedito a moltissimi pensionati italiani di lasciare il Belpaese. Dal 2015, secondo i dati Istat (2019) i connazionali che hanno scelto il Portogallo sono cresciuti del 324,7%. Anche altri Paesi europei, però, offrono condizioni fiscali migliori rispetto all’Italia: in Spagna, Regno Unito, Francia e Germania la prima aliquota non va oltre il 9,5%, mentre in Ungheria, Slovacchia, Bulgaria e Lituania le pensioni non sono tassate. Superando i confini europei, invece, la Tunisia ha registrato un aumento del 164,9% di pensionati italiani negli ultimi 5 anni, confermandosi il nuovo paradiso extra Ue per chi ha terminato la propria carriera lavorativa. «Dopo un boom iniziale e un successivo stop, a causa della paura di attacchi terroristici, di recente il paese è tornato ad attrarre pensionati stranieri e italiani. L’unico limite riguardava il sistema sanitario, ma il governo di Tunisi ha firmato accordi che permettono di avvalersi di assicurazioni private che, a basso costo, consentono l’accesso a cliniche anche private, che hanno gli standard europei» spiega Castagna.