Inutile negarlo: intorno ai 50 anni cambia la percezione che la società ha delle donne (e che le donne hanno di sé) anche sul lavoro. E proprio quella è l’età in cui è bene impostare il futuro professionale.
Che cosa studiare a 50 anni per cambiare lavoro
Il lavoro, a 50 anni, ha ancora un ruolo centrale e predominante. A 50 anni, dopo decenni dedicati alla professione, si sono acquisite competenze e capacità da far invidia ai più giovani. Ma questo non significa che non ci sia più nulla da imparare. Soprattutto se si vuole cambiare posto di lavoro è fondamentale rimettersi in gioco ampliando le proprie conoscenze, riprendendo in mano i libri e rimettendosi a studiare. Le materie più richieste sono certamente le lingue, in primis l’inglese: seguire dei corsi tenuti da professionisti e prendere una certificazione che attesti il proprio livello in una lingua straniera sono step fondamentali per farsi notare da un nuovo datore di lavoro. Sono poi importantissime le competenze informatiche (non solo quelle di base, ma anche quelle più avanzate). Ovviamente, poi, bisogna specializzarsi in un ambito particolare del proprio settore: avere una specializzazione, infatti, è considerato un ‘plus’.
A 50 anni non voglio più lavorare
I 50 anni sono un’età di mezzo: non si è abbastanza ‘senior’ per poter accedere alla pensione ma non si hanno nemmeno più le forze e le energie di un tempo. È quindi molto comune, tra i cinquantenni, essere assaliti dalla voglia di smettere di lavorare, mollare tutto e ritirarsi anticipatamente. Purtroppo non tutti possono permetterselo: come affrontare allora questo delicato passaggio? Il primo consiglio è quello di trovare nuovi stimoli all’interno del proprio ambiente lavorativo: cambiare ufficio o addirittura mansione potrebbe fare bene. Se questo non fosse fattibile, cercare un nuovo posto di lavoro potrebbe essere una buona idea per ritrovare la spinta e la motivazione perduta. Anche la riduzione di orario, passando a un part-time, potrebbe essere una soluzione per affrontare al meglio le ore sul luogo di lavoro e dedicarsi poi ai propri interessi fuori dall’ufficio.
Come ripartire a 50 anni dopo la separazione
Oltre al lavoro, a 50 anni un altro aspetto fondamentale della propria vita riguarda le relazioni sentimentali. Non è inusuale incontrare 50enni separati: ripartire, dopo aver affrontato un divorzio, non è mai semplice, ma a questa età lo è ancora meno. Per ripartire, bisogna concentrarsi su se stessi, sulle proprie passioni e i propri bisogni: uscire, incontrare nuove persone, dedicarsi al benessere fiso e mentale, iniziare una nuova attività sportiva o un nuovo hobby, sono tutti modi per uscire dal proprio guscio di tristezza e malinconia e iniziare una nuova vita. I social network hanno un ruolo importante in questo percorso: non aver paura di buttarti sulle app per incontri, non hai nulla da perdere.
Vediamo quindi qualche breve consiglio per ripartire a 50 anni, impostando il proprio futuro in un’ottica diversa.
Essere consapevoli del proprio valore
A prescindere dall’attività svolta, dopo i 50 anni si sono accumulate esperienze e acquisite soft skills che spesso sottovalutiamo, tanto che molte di noi tendono ad autosabotarsi, pensando di non essere più “funzionali” in questo mercato del lavoro così mutevole e competitivo.
Rinsaldare e accrescere le proprie competenze
Chiediamoci cosa sappiamo fare e, una volta stilato l’elenco, individuiamo quali competenze ci sono riconosciute e quali no. Se, per esempio, ce la caviamo bene con l’inglese ma non c’è nulla a dimostrarlo, con un po’ di sforzo si può ottenere un certificato che lo dimostri. Rimettersi a studiare, anche materie nuove, aumenta l’autostima e la possibilità di candidarsi per una posizione diversa.
Analizzare la situazione familiare
Se si è in coppia bisogna valutare se il legame è solido e si può fare affidamento sul partner anche economicamente o si sta attraversando una crisi e si rischia di trovarsi da sole. In questo caso è bene capire se ci sarà sufficiente il reddito da lavoro e come si può immaginare l’evoluzione della propria carriera/attività. Questa è l’età in cui spesso i genitori anziani iniziano ad avere bisogno di maggiore assistenza e di solito sono le donne che se ne fanno carico. Riuscire a prevedere queste difficoltà e il loro costo finanziario e fisico che portano con sé non le elimina, ma aiuta a organizzarsi.
Pianificare la pensione
Vanno valutate le prospettive concrete cercando di capire quando si potrebbe andare in pensione, con che tipo di assegno, se questo deve essere integrato in qualche modo (pensando anche a qualche copertura assicurativa). A 50-55 anni si hanno in media davanti 30-35 anni di vita e in alcuni casi dopo il pensionamento si possono svolgere attività che aumentano reddito e serenità
di Emanuela Notari, cofondatrice dell’Active Longevity Institute (testo raccolto da Myriam Defilippi)