Capita in molte famiglie che una persona anziana si trovi in gravi difficoltà. Lo stato di invalidità, però, non è direttamente legato all’indennità di accompagnamento, cioè l’assegno mensile di 512,34 euro erogato dall’Inps.
Come spiegano al Tribunale per i diritti del malato, questa misura di tutela viene riconosciuta solo a chi si trova in condizioni particolarmente gravi, anche se temporaneamente. Perché una persona ottenga il sussidio, la Commissione medica che valuta il suo stato di salute deve riconoscerle il 100% d’invalidità e l’incapacità di svolgere autonomamente attività quotidiane, come nutrirsi o lavarsi.
Nel caso non ottenesse l’invalidità totale e le sue condizioni dovessero peggiorare dopo poco tempo, ci si può riprovare presentando all’Inps una richiesta di aggravamento. La domanda segue lo stesso iter dell’invalidità, bisogna però allegare anche la certificazione medica che dimostra il peggioramento del quadro clinico e la copia del verbale del riconoscimento di invalidità.
Cosa spetta a chi non ha l’invalidità al 100%
Alle persone con invalidità inferiore al 100% sono riservati benefici diversi dall’accompagnamento. Chi supera la soglia del 33,33% ha diritto ad ausili gratuiti (come protesi o carrozzine); oltre il 67% si ottiene invece l’esenzione totale del ticket su farmaci ed esami. Chi è in età lavorativa, cioè tra i 18 e i 65 anni, può ottenere ulteriori agevolazioni, come l’assegno o la pensione di inabilità (rispettivamente con il 74 e il 100% di invalidità) che è cumulabile con l’indennità di accompagnamento.