Tutto è iniziato quando un giorno è arrivata a casa una lettera dell’Agenzia delle Entrate indirizzata a mio marito. Preoccupata, l’ho aperta: chiedeva documenti relativi a una dichiarazione dei redditi che riportava cifre da capogiro. Lui mi diceva di guadagnare 2.000-2.500 euro al mese, 3.000 se andava bene, ma gli importi che vedevo scritti erano almeno due volte e mezzo più alti. Quando gli ho chiesto spiegazioni, mi ha risposto in modo vago accennando a tasse e Iva riferiti allo studio da commercialista di cui era socio. E io ci ho creduto». Francesca ha 55 anni, vive a Venezia e non ha ancora chiuso la causa di separazione dall’ex marito, avviata 5 anni fa proprio in seguito a quella lettera: come ha scoperto dopo averla letta, il marito le mentiva sul suo stipendio e, soprattutto, ne nascondeva più della metà su un conto corrente segreto. «Lo ha fatto tutti i mesi per almeno 10 anni» racconta. Un tradimento non sentimentale ma economico. Quello che gli americani chiamano “financial infidelity”, infedeltà finanziaria: consiste nel mentire sul denaro a disposizione della coppia e del bilancio familiare, nell’effettuare acquisti di nascosto o nell’aprire un proprio conto corrente all’insaputa del partner, come è capitato a Francesca. E, come nel suo caso, porta spesso al divorzio.
Perché si mente sui soldi?
Ma perché due persone che si promettono amore e si impegnano a trascorrere insieme la vita non sono sincere sui soldi? Innanzitutto per vergogna: anche all’interno della coppia il denaro resta un tabù. «Il patrimonio personale è sentito come estremamente intimo. I propri soldi sono vissuti come qualcosa di privatissimo, esattamente come i sogni erotici o la masturbazione. Per questo si tende a non parlarne, addirittura a nasconderli» spiega la psicologa e sessuologa Marinella Cozzolino, presidente dell’Associazione italiana di sessuologia clinica. Da un sondaggio di Ashley Madison, piattaforma per incontri extraconiugali, emerge che per il 52% il tradimento economico è grave quanto quello sessuale, perché è considerato una mancanza di fiducia e nel 12% dei casi porta alla fine di una storia. Per chi lo subisce è un’esperienza più umiliante e dolorosa dello scoprire che il partner ha una relazione. Eppure coinvolge ben 6 coniugi su 10, secondo un’analisi condotta dallo studio legale Albini, specializzato in diritto di famiglia. Aggiunge Ramona Di Muro, psicoterapeuta, giudice onorario e mediatrice familiare: «In genere le donne cercano di risparmiare piccole somme per concedersi qualche “regalo” come scarpe o vestiti, ma la maggior parte è trasparente sul proprio stipendio. Gli uomini più di frequente nascondono finanziamenti, debiti, guadagni o investimenti. Ci sono anche molte coppie che evitano di parlare di soldi perché hanno visioni differenti sulla gestione: “Le mie spese sono utili, le tue no”. Ma pur di non discutere si finge di non sapere. In altri casi si arriva a una vera e propria sottomissione da parte del soggetto economicamente più forte, che esclude il partner dalle finanze della famiglia arrivando a non fargli sapere neppure quanto guadagna».
Le donne si affidano totalmente ai mariti per la gestione dei soldi
«A volte mio marito lasciava il computer acceso sull’home banking, con le cifre del suo presunto stipendio in bella mostra, come a voler fugare ogni dubbio sulla sua trasparenza» ricorda Francesca. «Invece lui si stava mettendo via il suo gruzzoletto, mentre io continuavo a versare tutto sul nostro conto corrente cointestato: stipendi, liquidazioni e persino parte di un’eredità. Mi rendo conto solo ora di quanto sia stata ingenua». Accanto all’ingenuità, spesso entra in gioco la mancanza di educazione finanziaria, specialmente tra le donne. «Molte si affidano completamente ai mariti o compagni, non chiedono mai dove finiscono i soldi di famiglia. A volte hanno un conto cointestato col coiniuge, a cui però di fatto non hanno accesso. Vivono in una condizione di sudditanza, che può arrivare alla violenza economica. Pur tralasciando i casi estremi, accade spesso che, in caso di separazione, si ritrovino senza mezzi di sostentamento. Questo può capitare anche a donne per nulla sprovvedute per altri aspetti della vita» racconta l’avvocata matrimonialista Claudia Rabellino Becce, che di recente ha tenuto un corso dedicato proprio all’alfabetizzazione finanziaria.
La storia di Francesca è emblematica: una laurea in Scienze politiche a indirizzo economico e un master in Inghilterra tra Bristol e Londra, ha sempre lavorato occupandosi anche della casa e dei figli, senza aiuti. Ma, dopo che il suo tradimento economico era venuto a galla, il marito se n’è andato di casa e lei si è ritrovata in difficoltà: lui ha svuotato il conto corrente comune del suo 50%, le ha portato via le auto e nella causa per l’affido dei 3 figli minorenni ha cercato di far figurare un reddito inferiore, rifiutandosi di continuare a pagare la scuola privata e il corso di inglese. «Mi sono dovuta rimboccare le maniche: ho tagliato tutte le mie spese, compresa la parrucchiera quelle 2 volte all’anno, sceglievo i supermercati più convenienti e contavo i centesimi. Ho anche chiesto aiuto alla mia famiglia, altrimenti non ce l’avrei fatta» racconta.
Un coniuge che mente sui soldi può essere denunciato?
«All’interno del matrimonio non esiste un obbligo di completa trasparenza sull’uso delle risorse economiche, se non quello di contribuire alla famiglia in proporzione alle sostanze e capacità di ognuno» spiega l’avvocata Claudia Rabellino Becce. «L’obbligo di dichiarazione delle reali disponibilità finanziarie scatta solo in sede di separazione». Per legge, quindi, è vietato mentire sul denaro a disposizione solo se fa venire meno i mezzi di sussistenza per la famiglia (nel qual caso scatta la violazione dell’articolo 143 del Codice Civile e può sfociare in una richiesta di separazione) o se lo scopo, una volta separati, è pagare un assegno di mantenimento più basso.
È più facile parlare di sesso che di soldi
Francesca ripete spesso di essere stata ingenua, che avrebbe potuto comportarsi diversamente. «Ma rimproverarsi di essersi fidati troppo non serve: quando si decide di condividere la vita, fidarsi a metà è come non fidarsi affatto» spiega la psicoterapeuta Ramona Di Muro, che aggiunge: «Non bisogna vergognarsi di volersi occupare della gestione economica della coppia o della famiglia. Uno studio americano ha rivelato che tra partner è più facile parlare di sesso piuttosto che di soldi. Allora, parafrasando in modo ironico il vecchio motto “Due cuori e una capanna”, io dico che è meglio “Due cuori e tre conti correnti”: uno in comune per le spese familiari e uno ciascuno per i piccoli acquisti personali. Forse si perde un po’ di romanticismo, come nel caso degli accordi prematrimoniali, ma alla fine si acquista serenità». Quella che oggi Francesca ha ritrovato: «Mi sono reinventata cambiando lavoro, la situazione è migliorata e se c’è una lezione che ho imparato è che certi pudori non servono: le donne possono e devono occuparsi della gestione economica familiare. Guardandomi indietro, mi sento più forte».
I numeri del fenomeno
36% i partner che hanno commesso un’infedeltà finanziaria.
27% quelli che credono di esserne stati vittima.
31% coloro che pensano che le bugie sul denaro pesino di più sulla fine di un matrimonio rispetto al tradimento “classico”.
19% le coppie che hanno divorziato tra quelle che hanno sperimentato il tradimento economico.
(Fonte: Ashley Madison)