IL NOSTRO PROGETTO DI EDUCAZIONE FINANZIARIA
Questa è la seconda puntata del progetto di educazione finanziaria realizzato da Donna Moderna in collaborazione con il Comitato per la programmazione e il coordinamento delle attività di educazione finanziaria.
Qui trovi la prima puntata, la terza, la quarta, la prima masterclass con il check up della tua situazione finanziaria e la seconda masterclass: Fai i conti con l’inflazione.
Inflazione e deflazione spiegate facili
La sfida che la maggior parte delle famiglie dovrà affrontare nel prossimo futuro? Imparare a fare i conti con l’inflazione. Ovvero, con quel dato espresso in una percentuale che ci dice come cambia il prezzo di ciò che compriamo. Si parla di inflazione quando i prezzi dei beni e dei servizi aumentano; viceversa si parla di deflazione quando vi è una diminuzione. L’inflazione è calcolata dall’Istat ogni mese sulla base della media dei prezzi al consumo di un “paniere” di beni e servizi di uso comune, facendo un confronto con l’anno precedente. Il paniere include generi di uso quotidiano (per esempio beni alimentari oppure giornali), beni durevoli (per esempio computer ed elettrodomestici) e servizi (per esempio ristoranti, trasporti, cinema).
Con l’inflazione scende il potere d’acquisto del denaro
In sintesi, l’inflazione indica come varia il potere di acquisto del nostro denaro: se aumenta, con la stessa quantità di denaro possiamo comprare una quantità inferiore di beni rispetto a quanto facevamo in passato. Ma chi davvero sa come vanno riviste le nostre scelte economiche e finanziarie, quando i prezzi salgono e il potere di acquisto del nostro denaro scende? Se i prezzi sono stabili, come fino a poco tempo fa, è più semplice decidere come utilizzare i propri risparmi. «Oggi, è un po’ diverso» spiega Magda Bianco, alla guida del Dipartimento Tutela della Clientela ed Educazione finanziaria di Banca d’Italia e componente del Comitato che in Italia programma e coordina le attività di educazione finanziaria. «Se, come oggi, l’indice dei prezzi è in crescita, cioè c’è l’inflazione, e il panorama è talmente incerto che risulta difficile fare previsioni sul lungo periodo, diventa più complicato scegliere quanto consumare e quando farlo, quanto risparmiare o quanto investire. Ecco perché è ancora più importante informarsi e fare le giuste valutazioni, partendo sempre dall’analisi della propria situazione finanziaria e delle proprie esigenze.
Inflazione, consumi e mutui
La prima cosa da sapere è che l’inflazione non colpisce tutti allo stesso modo, perché consumiamo beni diversi. Oggi, per esempio, l’Istat calcola che le famiglie più povere – circa un quinto – stiano soffrendo di più, perché beni primari come gli alimentari e l’energia stanno registrando aumenti maggiori. «Nei nuclei a basso reddito le spese necessarie, a cui non si può rinunciare, assorbono buona parte delle entrate, quindi c’è meno margine per risparmiare e per effettuare spese di diversa natura, come l’abbigliamento o altri servizi non essenziali» continua Bianco. «Ma ci sono anche differenze tra chi ha un mutuo a tasso fisso e chi lo ha a tasso variabile. Nel primo caso, si è avvantaggiati: la rata resta uguale nel tempo, ma il valore reale del denaro che versiamo mensilmente decresce. Chi aveva scelto il tasso variabile, al contrario, vedrà inevitabilmente salire la somma da pagare. Per tenere sotto controllo l’inflazione, infatti, la Banca Centrale Europea ha aumentato i tassi di interesse a cui le banche possono prendere a prestito denaro presso la Banca centrale; le banche, a loro volta, aumentano i tassi di interesse a cui concedono prestiti a famiglie e imprese». In tutti i casi diventa indispensabile, e sempre più importante, fare attenzione al bilancio familiare: «Dal momento che le uscite sono destinate ad aumentare, è fondamentale sapere per cosa spendiamo i nostri soldi: solo se abbiamo ben chiaro quanto incidono le singole voci di spesa – alimentari, bollette, cellulare, accessori, vestiti – possiamo individuare le aree di intervento, e modificare i nostri comportamenti al fine di avere una gestione equilibrata delle nostre entrate e uscite».
Consigli sui mutui
La casa è uno dei beni più cari agli italiani. Circa l’80% di noi vive in un immobile di proprietà, dice l’Istat. Ma l’acquisto è nella maggior parte delle volte legato a un mutuo, un prestito che nel migliore dei casi ammonta a decine di migliaia di euro. L’attenzione deve essere quindi altissima. Ecco i consigli utili.
Confronta le condizioni. «Così come per ogni prestito, anche quando si deve accendere un mutuo le cose da fare sono tre: leggere, confrontare e non fermarsi alla prima proposta» spiega Magda Bianco. «Il nostro strumento di riferimento nel caso dei mutui si chiama “Pies”, cioè Prospetto informativo europeo standardizzato: è un documento dove sono indicati il tasso di interesse nominale (Tan) e globale (Taeg, che ingloba anche altri costi, come spese di istruttoria, di incasso o le polizze obbligatorie) e altri eventuali costi associati al mutuo. Nel Pies vanno guardati anche i piani di ammortamento, che restituiscono una fotografia delle rate nel corso del tempo. Nel caso dei mutui a tasso variabile le cifre indicate possono salire o scendere, ma danno comunque un’idea dell’impegno che stiamo assumendo nel tempo».
Fisso o variabile: fai i conti. La scelta non è mai semplice. Il costo di un mutuo a tasso fisso è in partenza sempre più alto di uno a tasso variabile, ma dà la certezza di una rata sempre uguale, fattore che conta soprattutto per i finanziamenti a lunga scadenza. Con il variabile, d’altra parte, si va incontro alla possibilità che l’esborso salga nel tempo. «I fattori che influenzano i tassi di interesse sono talmente vari e complessi che è impossibile prevederne l’andamento nel lungo periodo. Possiamo però cercare di immaginare quale sarà la nostra situazione domani, sulla base di elementi concreti. Proiettarsi verso il futuro è un’operazione che ci riesce difficile, ma è un esercizio indispensabile per fare scelte oculate» spiega l’economista. «Nella scelta deve pesare il grado di certezza rispetto alle proprie entrate o esigenze future. Dobbiamo chiederci se la nostra situazione economica può migliorare, perché si prospettano avanzamenti di carriera, ci verrà liquidata una vecchia polizza o smetteremo di pagare la retta dell’asilo. Al contrario, se le nostre condizioni rimarranno identiche, vanno valutati eventuali fattori di rischio o spese future».
L’ipotesi surroga. Un mutuo non è necessariamente “per sempre”. Se gli scenari di mercato mutano, o se la nostra posizione finanziaria cambia, in futuro si potrà valutare la convenienza di estinguerlo o di trasferirlo, grazie alla surroga, presso un’altra banca che offre condizioni più vantaggiose. E in ogni caso si avrà la possibilità di abbattere parte del debito, se avremo accumulato una somma da parte, e rivederne le condizioni.
Inflazione e risparmi
Anche le nostre “riserve” risentono degli effetti del carovita. Le cifre depositate in banca restano le stesse, è vero, ma se i prezzi continuano a salire, quelle somme, come detto prima, vedono ridurre il loro valore reale, diminuisce cioè la quantità di beni e servizi che possiamo comprare. Già, ma che fare, allora? Spendere subito il denaro oppure investirlo? «Anche in questo momento di grandi interrogativi continua a essere indispensabile avere una somma per le emergenze, anche se il suo valore decresce. È importante sfuggire alla tentazione di consumare tutto oggi e non riservare nulla per esigenze future, anche inaspettate» premette l’esperta. «Il punto è calcolare il “quanto”, e va fatta un’attenta valutazione delle esigenze personali e familiari, nonché della propria situazione economica». Dobbiamo quindi porci delle domande, e la prima è: «Quando potrei aver bisogno di denaro, e quanto mi occorrerà?». La risposta dipende dalla situazione familiare che ciascuno ha: avere più entrate in famiglia aiuta, e porta a certe valutazioni; lavorare in un settore in crisi e magari avere un mutuo sulle spalle spinge a fare riflessioni diverse. Ciascuno di noi deve fare bene i suoi calcoli.
Inflazione e spese
C’è poi il capitolo acquisti. L’esplosione dei prezzi ci porterebbe per istinto a lasciare in sospeso quelli più impegnativi, come una nuova automobile o un grande elettrodomestico, ma rimandare potrebbe non essere sempre la soluzione migliore. Spiega Bianco: «Anche in questo caso dobbiamo porci dei quesiti, sapendo che almeno nel brevissimo periodo i prezzi continueranno probabilmente a crescere». Se per esempio la spesa non è rimandabile a lungo, allora in questa fase di inflazione può avere senso anticiparla
Inflazione e prestiti
Il 46% dei maggiorenni italiani ha un mutuo o un prestito attivo, secondo il sistema di informazioni creditizie gestito dal Crif. «Nel corso della nostra vita ci troviamo molte volte a chiedere un prestito, ma non sempre con la dovuta attenzione» dice Stefano Santin, della Direzione nazionale della Casa del consumatore e componente del Comitato di educazione finanziaria. «Per riuscire a gestire i nostri debiti senza il timore di farci travolgere, basta non lasciarsi risucchiare da alcuni automatismi. Il primo riguarda noi. Quando pensiamo a un finanziamento, generalmente partiamo dalla somma che ci occorre, invece dovremmo partire dalla rata. Prima ancora di andare dall’intermediario dovremmo stabilire qual è l’esborso mensile che possiamo permetterci, sulla base del nostro bilancio familiare, e da lì ragionare su durata del prestito e somma. Se non arriviamo a quanto ci serve, allora le strade sono due: ridimensionare i nostri bisogni o, se non è possibile, risparmiare sulle altre spese. Ma, appunto, pianificando a tavolino».
Come scegliere il finanziamento
Quale finanziamento scegliere? Dopo i calcoli arriva il momento di cercare il prestito più conveniente. «In questa fase dobbiamo pensare e agire come se dovessimo comprare un’auto. Così come visitiamo più concessionarie, chiediamo preventivi, valutiamo modelli e optional, dobbiamo guardarci intorno». Il nostro documento di riferimento sarà il prospetto informativo dove troviamo tutte le informazioni necessarie. «Attenzione a non confonderlo con il documento informativo, che è invece un foglio generico dove ci sono le informazioni di base sul prestito» avverte l’esperto. «Il prospetto informativo è come un vestito fatto su misura per noi, dove troviamo tutte le condizioni del nostro contratto. Non dobbiamo guardare solo le condizioni e il Taeg, il tasso globale annuo, ma anche i costi accessori, primi tra tutti l’assicurazione facoltativa che spesso ci viene chiesta dalla società di finanziamento». Si tratta della “Payment Protection Insurance”, che tutela il contraente in casi eccezionali, come morte, invalidità o perdita del lavoro, intervenendo nel pagamento del prestito. «I costi di questa polizza sono sempre a parte, ma possono fare la differenza sul prezzo totale del nostro prestito, proprio come un optional costoso: dobbiamo quindi valutarne la convenienza. E ricordare che, se cambiamo idea, abbiamo 60 giorni dalla firma per recedere dal contratto».
Cosa fare se hai troppi prestiti
Troppi prestiti: come ne esco? Quando si hanno molti debiti, a volte basta una riduzione delle entrate o un imprevisto a metterci in difficoltà. Lo abbiamo visto in pandemia: i dati Eurofound ci dicono che nella primavera 2020 il 48% delle famiglie italiane ha faticato a far quadrare i conti. «Ma se siamo in una situazione non ancora “deteriorata”, siamo cioè riusciti fino ad ora a pagare le rate in maniera puntuale, ci sono modi per rimediare» spiega Santin. «La prima cosa da fare è rivolgersi all’intermediario con cui abbiamo stipulato il prestito, per capire se si può rinegoziare: come i mutui, anche i prestiti si possono modificare, una soluzione possibile è allungarne la durata abbassando la rata. Nel contempo conviene anche guardare le proposte di altre società finanziarie, per valutare di estinguere il prestito accendendone un altro a condizioni migliori». Occhio però, avverte l’esperto: in entrambi i casi dobbiamo stare attenti a non cadere nella trappola dei “prestiti a catena”. «Succede in questi casi che l’intermediario ci proponga in prestito una somma più alta. Per esempio, se ci resta da pagare un debito residuo di 7.000 euro, la società potrebbe proporci un nuovo finanziamento da 10.000, che copra il vecchio debito e ci dia qualche risorsa in più per stare “tranquilli”, il tutto con una rata più bassa del precedente. Attenzione: anche se la rata è più bassa, il nostro debito aumenta, ci impegniamo a restituirlo per un numero maggiore di anni e, forse, anche l’interesse potrebbe essere più alto. Dicendo sì, di fatto, aumentiamo il nostro indebitamento. Potrebbe andare bene, ma dobbiamo valutarlo rispetto alla nostra situazione economica complessiva.
In collaborazione con Comitato italiano per la programmazione e il coordinamento delle attività di educazione finanziaria