L’errore più comune quando ci sediamo di fronte a un consulente finanziario per investire i nostri risparmi? Non fare domande. «Invece dovremmo chiedere, chiedere, chiedere, fino ad avere compreso quello che ci sta proponendo» spiega Nadia Linciano, responsabile dell’Ufficio studi economici della Consob e collaboratrice del Comitato per la programmazione e il coordinamento delle attività di educazione finanziaria.
Gli italiani non si fidano molto dei consulenti: secondo il report Consob sulle scelte di investimento delle famiglie, infatti, per prendere decisioni sui propri risparmi la maggior parte di noi ricorre ai consigli di amici e parenti; solo poco più del 20% si affida a un professionista. D’altro canto, solo il 25% di chi chiede aiuto all’esperto approfondisce poi le informazioni sui prodotti finanziari leggendo i documenti che gli vengono forniti.
Noi italiani tendiamo a credere che chi non sa di finanza può delegare tutto a un professionista. È corretto?
«No, perché è come se pensassimo di affidarci a un medico o a un ospedale senza capire la diagnosi e la cura consigliata. Nessuno accetterebbe, eppure per gli investimenti succede. Rivolgersi a un consulente non è obbligatorio, ma se sono consapevole che il mio livello di conoscenze è basso è meglio che mi affidi a un professionista per farmi accompagnare nella scelta. L’importante è che lo faccia con consapevolezza».
Come ci si prepara per l’appuntamento?
«Bisogna arrivare con le idee chiare, dopo avere risposto ad alcune domande fondamentali: qual è la cifra che voglio investire, quale è il mio obiettivo, quanto sono disposta a rischiare e qual è il mio orizzonte temporale. Per rispondere alla prima domanda devo fare un check-up finanziario chiedendomi, per esempio, quanto riesco a risparmiare ogni mese, se i miei redditi cambieranno e se ho in programma spese consistenti nel prossimo futuro. Poi va fissato l’obiettivo dell’investimento: ho bisogno di una piccola rendita per coprire le spese mediche o voglio comprare casa? Infine, devo capire se il denaro mi servirà tra cinque o tra vent’anni. Questi parametri vanno poi sottoposti al consulente».
Quali errori vanno evitati?
«Il più comune è la “overconfidence”. Circa un quarto degli investitori italiani è convinto di sapere più di quanto sappia veramente e quando è dal consulente rischia di dare molte cose per scontate. Il secondo è la soggezione, che ci porta a non fare domande. Un esercizio utile per superarla è riformulare ciò che ascoltiamo ad alta voce chiedendo all’esperto se la nostra interpretazione è esatta. Altra cosa utilissima è analizzare i documenti informativi soffermandosi non solo sulle prospettive di rendimento, ma anche su rischi e costi. Infine, è importante leggere i documenti a casa e prendere nota delle domande da fare al successivo appuntamento».
È utile consultare più consulenti?
«Sicuramente. Tuttavia, dopo aver parlato con un solo professionista, più del 60% segue il suo consiglio e solo un risparmiatore su dieci chiede un secondo parere. Eppure se dobbiamo comprare un abito o una cucina ci rivolgiamo a diversi negozi. Con i nostri risparmi dovremmo fare lo stesso ragionamento».
Come scegliere il tuo consulente in 4 mosse
1. Prima di iniziare: informati sui costi del servizio Otto investitori italiani su dieci credono che la consulenza finanziaria sia gratuita. «Invece devi sapere che servizio ti sta offrendo il tuo consulente e da chi sarà pagato» spiega Linciano. «La maggior parte di noi si fa consigliare dall’esperto della propria banca che viene remunerato dall’istituto per cui lavora. Meglio informarsi anche su quanto è ampia la gamma di prodotti offerti e se include anche strumenti forniti da società non collegate alla banca». Se preferisci un consulente indipendente, che gestisce prodotti di diverse società, devi sapere che il cliente paga una parcella. «Tuttavia, il 48% degli italiani non è disposto a spendere per questo servizio».
2. Mentre compili il MIFID – Ascolta le sue domande «Prima di parlare di investimenti con il tuo consulente devi compilare il questionario per la valutazione di adeguatezza previsto dalle direttive europee Mifid e Mifid 2, necessario all’intermediario per raccogliere informazioni su di te, la tua situazione economica, le tue conoscenze, la tua esperienza e la propensione al rischio. È un momento cruciale perché servirà all’esperto per capire chi sei, fare una diagnosi dei tuoi bisogni e a stabilire cosa proporti» spiega Annamaria Lusardi, economista della George Washington University, alla guida del Comitato per la programmazione e il coordinamento delle attività di educazione finanziaria. «Il bravo professionista non risponde al posto tuo e non ti mette fretta. Anzi, partendo dal Mifid ti pone domande utili: quanto guadagni e quanto riesci a risparmiare, a quanto ammonta il tuo patrimonio, quali sono i tuoi progetti. Non è un’invasione della tua privacy» spiega Linciano. «Quello che non deve chiederti, invece, è come valuti le tue conoscenze finanziarie: è a lui che spetta testarle».
3. Gli investimenti – Attenta a queste frasi I prodotti che il consulente ti presenterà dovranno essere coerenti con il tuo profilo Mifid. «Se hai un patrimonio contenuto (per esempio inferiore ai 100.000 euro), prodotti come i fondi comuni di investimento possono garantire un buon livello di diversificazione. Anche la tua propensione al rischio è un elemento che deve considerare. Se è bassa, il consulente deve consigliare investimenti poco rischiosi e quindi a rendimento contenuto. Una frase che ti deve insospettire subito è: “Fidati, questo prodotto rende molto bene ed è molto sicuro”. Se vuoi guadagnare di più, devi rischiare di più: è una legge della finanza» spiega Linciano. Un altro elemento importante è la chiarezza con cui espone i prodotti. «Dopo il colloquio, devi avere ben presenti per ogni prodotto, voci di costo, rendimenti, rischi e commissioni» aggiunge Lusardi.
4. Dopo – Valuta l’assistenza «Il consulente deve aiutare il risparmiatore a monitorare gli investimenti e consigliare le modifiche necessarie se mutano le condizioni del mercato o la situazione del cliente» spiega Carla Rabitti Bedogni, presidente dell’Organismo di vigilanza e tenuta dell’albo unico dei Consulenti Finanziari, e componente del Comitato. «Prima di firmare il contratto, informati per capire a chi potrai rivolgerti se avrai bisogno di chiarimenti. Chiedi, inoltre, se la consulenza include un servizio di valutazione periodica del profilo. È molto importante, perché un nuovo lavoro o la nascita di un figlio potrebbero cambiare la tua situazione finanziaria e rendere necessario ripensare i tuoi investimenti. In ogni caso, se lo ritieni opportuno, richiedi tu stessa che il tuo profilo venga aggiornato: è un tuo diritto» dice Linciano.
Gli italiani e i prodotti finanziari
Secondo i dati del Rapporto Consob sulle scelte di investimento delle famiglie italiane (2018), il 28% sceglie in autonomia come impiegare i propri risparmi. Il 29% delle famiglie possiede almeno un investimento. Si tratta per lo più di depositi bancari e postali, fondi comuni e titoli di Stato italiani. Il 40% non monitora i propri investimenti. E in caso di turbolenze finanziarie, solo il 20% si rivolge al consulente o viene da questi contattato.
*In collaborazione con il Comitato per la programmazione e il coordinamento delle attività di educazione finanziaria