Quota 100, opzione donna, anticipo pensionistico per le attività usuranti, Ape, Rita. E l’isopensione. Tra gli strumenti previsti per uscire prima dal mondo del lavoro – con un sostegno economico – c’è anche questa formula, introdotta dalla famigerata riforma Fornero e spesso incentivata dalle aziende
Che cosa è l’isopensione
L’isopensione, o assegno di esodo, è la misura economica che consente di andare a riposo fino a 7 anni prima di aver maturato il diritto alla pensione (la più vicina tra anticipata, vecchiaia o secondo requisiti particolari), con gli oneri a totale carico dell’ex datore di lavoro.
Ma non è una soluzione applicabile a tutti. Anzi. I “paletti” sono rigidi. Lo strumento può essere utilizzato solo da aziende che occupano più di 15 dipendenti. E deve essere oggetto di accordi aziendali ad hoc stipulati tra i datori di lavoro e le organizzazioni sindacali interne più rappresentative, ammessi dove si registra un’eccedenza del personale anche di procedura di licenziamento collettivo. Nel primo caso l’adesione dei diretti interessati è libera e volontaria. L’assenso dell’Inps è invece obbligatorio, per l’intera procedura.
Quando si può ottenere l’assegno di esodo
Si può chiedere l’isopensione e ottenere lo “scivolo” , ricapitolando, quando contemporaneamente:
-c’è un rapporto di lavoro a tempo indeterminato, nel settore privato o nel comparto pubblico;
-si è arrivati a fine carriera e mancano non più di 7 anni (dal 2021 si scenderà a 4) al raggiungimento dei requisiti contributivi e anagrafici previsti per avere la pensione di vecchiaia (o la pensione anticipata o per casi particolari, quelli contemplati al comma 15-bis dell’articolo 24 della legge 214/2011)
-l’azienda per cui si lavora ha più di 15 dipendenti, dichiara esuberi o programma licenziamenti collettivi;
-c’è un accordo con il sindacato e l’Inps approva.
All’isopensione possono accedere anche i dirigenti che risultino in esubero in base a un accordo sulla riduzione de personale firmato da una sigla sindacale abilitata a stipulare il contratto collettivo di lavoro della categoria.
A quanto ammonta l’assegno
Il valore dell’assegno di esodo è pari all’importo del trattamento pensionistico che teoricamente spetterebbe al lavoratore al momento di cessazione del rapporto di lavoro, esclusa la contribuzione correlata che il datore di lavoro si impegna a versare per gli anni dello scivolo. Tradotto in concerto: l’ammontare dell’isopensione non è perfettamente uguale alla futura pensione. La somma è un po’ più bassa, perché il calcolo viene fatto sulla base dei contributi versati nel momento in cui si lascia il lavoro. Quando l’assegno d’esodo si trasformerà in pensione di vecchiaia, previa domanda all’Inps, verranno inglobati nei conteggi anche i contributi maturati nel frattempo e la somma aumenterà.
C’è la tredicesima, non la reversibilità
Il pagamento viene corrisposto per 13 mensilità ed è disposto in rate mensili anticipate. Il regime fiscale della prestazione è quello della tassazione ordinaria.
Saltano gli assegni familiari. Non si applica la perequazione automatica, cioè l’adeguamento all’inflazione. Non è prevista la reversibilità, in caso di decesso.
La prestazione di esodo è liquidata a partire dal primo giorno del mese successivo a quello della risoluzione del rapporto di lavoro, indipendentemente dalla data di presentazione della domanda. Alla scadenza dell’isopensione non è prevista la trasformazione automatica in pensione di vecchiaia. L’interessato, poi, dovrà presentare in tempo utile la richiesta.
La procedura burocratica a carico del datore di lavoro
Il compito di inoltrare le domande per le isopensioni (una per ciascun dipendente) ricade sui datori di lavoro, non su impiegati o operai. Le aziende devono inoltre presentare all’Inps una fideiussione bancaria, a garanzia della solvibilità in relazione agli obblighi assunti nei confronti del persoNale e dell’Istituto, cioè il versamento della provvista per il pagamento della prestazione e per la contribuzione figurativa correlata.
Dove trovare le informazioni di base
Nel portale dell’Inps (inps.it) si trovano informazioni di base, istruzioni per l’uso e modulistica ad uso delle aziende. La cosa più semplice, se nella ditta o nell’ufficio in cui si lavora si prospettano le condizioni richieste o tira aria di incentivi all’esodo, è rivolgersi ai delegati sindacali e allo stesso datore di lavoro. Vale poi la pena tenere d’occhio siti specializzati, che periodicamente pubblicano e aggiornano schede e suggerimenti (ad esempio leggioggi.it, pensionioggi.it, pensionielavoro.it, pagine web del Sole 24 Ore).