Fa discutere uno degli ultimi emendamenti aggiunti in corsa alla manovra di Bilancio, su proposta del movimento 5 stelle: l’introduzione di un bonus per l’acquisto di latte artificiale, alimento oggi fornito gratuitamente a un numero ristretto di neomamme, cioè le donne positive all’Hiv in tutta Italia e in alcune regioni anche altre (ad esempio in Piemonte le neomamme con il cancro mammario, l’epatite acuta, la psicosi post partum) e per i neonati con la galattosemia (una grave malattia metabolica genetica, che impedisce di metabolizzare il lattosio).

Il bonus: 400 euro al mese per 6 mesi

Il nuovo bonus in arrivo (salvo inattesi dietro front dell’ultimissima ora) è un contributo fino a 400 euro totali, erogabile nei primi 6 mesi di vita di un bimbo che non può essere allattato al seno. Presso il ministero della Salute sarà istituito un fondo ad hoc, con una dotazione di 2 milioni di euro per il 2020 e di 5 milioni per il 2021. Entro marzo un decreto interministeriale dovrà stabilire le misure attuative, fissando i requisiti per beneficiare del sostegno economico, cioè la soglia Isee per essere ammessi al beneficio (che non dovrebbe essere universale) e le patologie che danno diritto ad averlo, come ipogalattia e agalattia, cioè la carenza o la mancanza di secrezione di latte.

Un aiuto prezioso per le neomamme con patologie

«Le donne che per problemi patologici non riescono ad allattare non solo devono affrontare un problema di salute durante un momento particolare della loro vita, ma sono anche costrette a spendere cifre non indifferenti per il latte artificiale. Ora è stata sanata questa ingiustizia, con un aiuto concreto alle famiglie e alle neomamme» ha dichiarato il viceministro Pierpaolo Sileri. Il senatore Raffaele Mautone, il primo firmatario dell’emendamento, rimarca: «Da pediatra ho fatto della promozione dell’allattamento al seno una delle mie battaglie politiche. Ma le mamme affette da patologie che impediscono di allattare devono essere aiutate».

Così si scoraggia l’allattamento materno?

C’è però un fronte contrario al bonus, perché teme che con questo incentivo economico si scoraggi l’allattamento materno. Un altro parlamentare-pediatra, il deputato del Pd Paolo Siani, commenta: «Mi sarei aspettato piuttosto qualche intervento per una maggiore tutela del diritto all’allattamento delle donne che lavorano al di fuori dei settori formali e che non risultano tutelate. Se il nuovo bonus andrà ad aiutare quelle pochissime mamme che non possono dare il loro latte ai neonati, perché affette da malattie gravi, sarà un ottimo intervento di sanità pubblica. Ma se scopriremo che i tassi di allattamento materno diminuiscono, non avremo fatto un buon servizio, né alle mamme, né ai bambini. Il bonus – ipotizza – potrebbe scoraggiare quelle mamme che hanno scelto di allattare al seno e che alla prima difficoltà invece opterebbero per il biberon, solo perché godrebbero di un incentivo economico e non per libera scelta».

I numeri italiani dell’allattamento al seno

Ad oggi, la situazione italiana non è uniforme, anche se non del tutto scoraggiante. «La percentuale di bambini allattati esclusivamente al seno nei primi 4 mesi di vita – raccontano le statistiche rilanciate dal deputato – va dal 44 per cento della provincia autonoma di Trento e 40 della Toscana al 16 della Campania e al 17 di Calabria e Sicilia. All’uscita dai reparti maternità  il 90 per cento delle mamme allatta. Il tasso cala dopo il terzo, quarto mese, quando molte madri tornano a lavorare».

Esempi all’estero di bonus per mamme in difficoltà

Ma quali sono le donne che potranno attingere al bonus? Bisogna aspettare il decreto attuativo. Per l’epidemiologo Adriano Cattaneo, membro dell’Acp (Associazione culturale pediatri), «Comunque sono molto rare le condizioni patologiche reali (assolute e permanenti) che rendono impossibile l’allattamento e che, nel decreto attuativo, saranno considerate come destinatarie della fornitura gratuita. La diffusione di queste patologie non è tale da meritare un provvedimento legislativo».

Guardando ad altri Paesi, laddove sono stati fatti interventi per sostenere economicamente le neomamme in difficoltà, l’allattamento al seno è aumentato. «Nel Nord dell’Inghilterra» spiega il dottor Cattaneo «esperienze pilota hanno incentivato l’allattamento esclusivo con sostegni economici crescenti, proporzionali alla durata dell’allattamento, per mamme sotto una soglia di reddito predeterminata. Negli Usa un bonus economico per la mamma che allatta, nelle famiglie in condizioni svantaggiate, ha aumentato il tasso di allattamento al seno e ha fatto spendere meno soldi alle organizzazioni di welfare che devono sostenere il costo dell’allattamento artificiale».

Toscana e Piemonte le regioni più generose

In tutte le regioni, o almeno così prevede un decreto ministeriale del 2001, il latte artificiale va dato gratuitamente alle mamme con l’Hiv. In alcune parti d’Italia sono state adottate ulteriori misure di sostegno alle donne che non possono attaccare i bimbi al seno.

La regione Toscana e la regione Piemonte hanno aggiunto altre categorie di madri a cui spetta l’esenzione dal pagamento. «In Toscana – evidenziano i pediatri dell’Acp – nel 2004 una proposta analoga all’emendamento è stata trasformata in una delibera regionale che prevede la fornitura gratuita per le madri impossibilitate ad allattare per una controindicazione assoluta e permanente. Queste donne possono ritirare direttamente il latte nelle farmacie».

In Piemonte, viene spiegato online dalle Asl territoriale, «Il latte artificiale è fornito gratuitamente alle mamme soggette alle controindicazioni assolute all’allattamento al seno, continuative o temporanee, indicate dall’Organizzazione mondiale della sanità: sieropositività al virus Hiv e Aids conclamato, sieropositività Htlv (virus responsabile di una rara forma di leucemia), psicosi post partum, cancro mammario, alcolismo e tossicodipendenza, herpes bilaterale al capezzolo, epatiti in fase acuta, situazioni particolari (agenesia mammaria e mastectomia bilaterale, morte materna), galattosemia del neonato, assunzione permanente di sostanze e farmaci, tra i quali antidepressivi di vecchia generazione, citotossici, litio, sostanze radioattive impiegate per l’esecuzione delle scintigrafie, sulfamidici, tetracicline, cloramfenicolo, ecc.».