Come ogni anno arriva puntuale la classifica delle migliori università al mondo, nella quale rientrano anche diversi atenei italiani. La buona notizia è che alcuni di questi sono riusciti a ottenere posizioni migliori rispetto allo scorso anno.

Le migliori università italiane

Il Politecnico di Milano si conferma come la migliore università italiana, con la Sapienza di Roma al secondo posto e al terzo l’Alma Mater di Bologna. L’edizione 2024 (con dati riferiti al 2023) della classifica QS World University Rankings, fornisce anche un’altra indicazione: l’ateneo milanese è al 123° posto al mondo (l’anno scorso era 170°), mentre la Sapienza al 134°, il miglior risultato mai ottenuto dall’Ateneo in questa classifica, che così sale al 2° posto in Italia seguita dall’Università di Bologna, che nel mondo è alla 154° posizione (nel 2022 era 188°). La graduatoria è stilata dalla prestigiosa agenzia britannica Quacquarelli Symonds, che permette di confrontare gli atenei di tutto il mondo, fornendo uno strumento prezioso sia per chi deve (e può) scegliere, sia per il mondo del lavoro, che attinge al ranking nel reclutamento dei neolaureati. Per la classifica 2023 sono state prese in considerazione quasi 3.000 università, esattamente 2.963, cioè poco meno di 500 in più rispetto allo scorso anno. Di queste 42 sono italiane e comprendono anche l’Università di Padova (quarta in Italia, 219° su scala globale), il Politecnico di Torino (5°) e la Federico II di Napoli (7° e prima tra quelle del sud Italia).

Dunque, se i campus americani e inglesi sono sempre ai primi posti, la reputazione dei nostri atenei cresce e i ragazzi che scelgono i corsi di laurea giusti hanno ottime possibilità di trovare un lavoro meglio retribuito, una volta usciti dall’università.

Lo stipendio dopo la laurea

A occuparsi proprio degli stipendi dei neolaureati è, invece, Almalaurea, il consorzio Interuniversitario che rappresenta oltre atenei e circa il 90% di coloro che ogni anno si laureano in Italia. Dal report annuale emerge che la retribuzione mensile netta a un anno dal titolo di studio è, in media, pari a 1.332 euro per i laureati di primo livello e a 1.366 euro per i laureati di secondo livello (quindi rispettivamente laurea triennale o breve, e laurea magistrale).

Le donne hanno lo stipendio più basso

A parità di laurea, però, rimangono differenze di genere. «A parità di condizioni, a un anno dalla laurea gli uomini percepiscono in media 70 euro netti in più al mese», spiegano da AlmaLaurea, che sottolinea come rimangano distinzioni anche a livello territoriale: «Rispetto a chi è occupato nel Mezzogiorno, chi lavora al Nord percepisce in media 101 euro mensili netti in più, mentre chi lavora al Centro 53 euro in più. Ma è soprattutto tra i laureati che lavorano all’estero che il vantaggio retributivo si accentua sensibilmente: oltre 600 euro netti mensili in più rispetto a chi lavora nel Mezzogiorno».

Le 15 lauree che danno uno stipendio più alto

Sempre grazie ai dati di AlmaLaurea è possibile stilare la classifica delle lauree che portano a guadagni maggiori. Va premesso che trai laureati di secondo livello sono soprattutto quelli con i titoli in informatica e tecnologie ICT, insieme a quelli in ingegneria industriale e dell’informazione, a poter contare sulle retribuzioni più alte, a cinque anni dalla fine degli studi. In media lo stipendio è superiore a 2.000 euro mensili netti. Sono, invece, su livelli inferiori i laureati del gruppo “educazione e formazione” (1.380 €/mese) e psicologico (1.406 €/mese). Ecco l’elenco per gruppi, dalle retribuzioni maggiori a quelle più basse.

1 – Informatica e tecnologie ICT: 2.041 euro al mese

2- Ing. industriale e dell’informazione: 2.003 euro

3 – Economia: 1.803 euro

4 – Gruppo medico-sanitario e farmaceutico: 1.776 euro

5 – Architettura e ingegneria civile: 1.754 euro

6 – Area scientifica: 1.680 euro

7 – Agraria-scienze forestali e veterinaria: 1.673 euro

8 – Ambito giuridico (giurisprudenza): 1.650 euro

9 – Gruppo politico-sociale e comunicazione: 1.583 euro

10 – Lingue straniere: 1.505 euro

11 – Scienze motorie e sportive: 1.452 euro

12 – Arte e design: 1.434 euro

13 – ambito letterario-umanistico: 1.424 euro

14 – Psicologia: 1.406 euro

15 – Educazione e formazione: 1.380

La media complessiva, dunque, si aggira intorno ai 1.697 euro di retribuzione mensile.

Il peso dell’inflazione sullo stipendio

Come spiegano gli esperti di Almalaurea, «Il confronto con le precedenti indagini mostra un tendenziale aumento dei livelli retributivi in termini nominali, ossia considerando i valori effettivamente raccolti dalle dichiarazioni dei laureati nelle interviste. Tuttavia, tenendo conto del mutato potere d’acquisto, il quadro restituito si modifica in modo sostanziale: infatti, in termini reali i livelli retributivi hanno subìto nel 2022 una consistente contrazione». Insomma, pesa l’inflazione, che fa perdere nella sostanza il 4,1% delle retribuzioni per i laureati di primo livello e il 5,1% per quelli di secondo livello.

Lo stipendio dopo cinque anni

Lo stesso trend si registra anche per gli stipendi a cinque anni dalla laurea: la retribuzione mensile netta è pari a 1.635 euro per i laureati di primo livello e a 1.697 euro per i laureati di secondo livello. In questo caso l’inflazione pesa rispettivamente per il 2,4% e il 3,3% sul compenso dei laureati rispetto allo scorso anno.

Le lauree che portano più lavoro

Se lo scorso anno i recruiters, che reclutano neolaureati per posti di lavoro, segnalavano che i settori dove c’è maggior offerta sono quelli ingegneristici, anche quest’anno i dati di AlmaLaurea offrono indicazioni analoghe. «I tassi di occupazione più elevati sono riscontrati per i gruppi ingegneria industriale e dell’informazione, informatica e tecnologie ICT, architettura e ingegneria civile, a cui si aggiungono il gruppo economico e medico-sanitario e farmaceutico», si legge nel report del consorzio. «Per tutti i gruppi citati il tasso di occupazione risulta infatti superiore al 90%. I livelli occupazionali sono invece inferiori alla media tra i laureati di secondo livello dei gruppi arte e design, letterario-umanistico, giuridico e psicologico (il tasso di occupazione è inferioreall’85,0%)», riporta la ricerca.

Quanti occupati e quanti disoccupati dopo la laurea

Un altro aspetto importante nella scelta dell’indirizzo di studi e dell’ateneo è la possibilità di impiego dopo la laurea. «Nel 2022, a cinque anni dalla laurea, il tasso di occupazione è pari al 92,1% tra i laureati di primo livello e all’88,7% tra i laureati di secondo livello», spiegano da AlmaLaurea. In questo caso rispetto alla precedente rilevazione il tasso di occupazione è «in aumento di 2,5punti percentuali tra i laureati di primo livello, mentre risulta sostanzialmente stabile trai laureati di secondo livello (+0,2 punti percentuali).

Lavoro fisso o autonomo?

Infine, ecco le tendenze sul tipo di lavoro che i neolaureati scelgono dopo il titolo di studio: oltre la metà di chi trova un’occupazione con una laurea magistrale (51,1%) viene assunto con un contratto a tempo indeterminato «e raggiunge il 68,2% tra i laureati di primo livello». Il 13,1% di questi ultimi è assunto con un contratto a tempo determinato, mentre tra i laureati di secondo livello la percentuale sale al 16,6%. Il 7,9%, invece, sceglie un’attività in proprio dopo la laurea breve, il 16,9% per chi ha una laurea di secondo livello.