Questa estate nei ristoranti italiani servivano 39.000 cuochi (dati Fipe), ma trovare candidati non è stato facile. Eppure l’offerta formativa nel settore cresce sempre di più: le scuole prestigiose fanno il pieno di iscrizioni e propongono lezioni di food design, master in arti culinarie, corsi intensivi per diventare bakery chef. Ma allora perché mancano lavoratori? «I ragazzi sono affascinati dalla figura dello chef vip, ma sottovalutano la fatica e le competenze necessarie per questo mestiere» spiega Giovanni Guadagno, responsabile del dipartimento tecnico professionale della Federazione italiana cuochi. «Così alla prova sul campo non reggono. Oppure snobbano le offerte che arrivano dalla ristorazione di massa e dalle aziende alimentari». Qual è allora il percorso giusto per farcela?
Il diploma
Avere solide basi culturali fa la differenza, soprattutto se si vuole lavorare ad alti livelli. Un diploma è il primo passo e il percorso ideale prevede 5 anni di istituto alberghiero. Se si studia altrove e si scopre la passione per i fornelli, si può fare esperienza lavorando direttamente in un ristorante. Molti chef famosi, come Ferran Adrià, hanno imparato da altri ristoratori o da autodidatti. «Frequentare subito le cucine è fondamentale: si costruiscono anni di esperienza preziosi per trovare un impiego» assicura l’esperto.
La specializzazione
Dopo il diploma, meglio fare un passo in più anche perché le scuole di cucina oltre a fornire competenze, incanalano i ragazzi nel mondo del lavoro. Ma come ci si orienta tra i corsi “cuoco in 15 giorni” e i master con i docenti stellati? «Le scuole devono essere accreditate dagli enti riconosciuti dal Miur, i corsi devono durare non meno di 8 mesi e garantire un sistema di job placement» consiglia l’esperto. I nomi storici sono una garanzia: le rette vanno da 5.000 a 16.000 euro ma il tasso di occupazione post diploma è del 90% e spesso i ragazzi vengono assunti dove svolgono gli stage. Qualche esempio? Alma a Colorno, Cast Alimenti a Brescia, Ifse in provincia di Torino e Italian Chef Academy a Roma.
L’alternativa
Se mentre si studia per diventare chef ci si accorge che non è la strada giusta, bisognerebbe valutare una carriera nel marketing o nel management. «Sono settori in ascesa e una precedente formazione alberghiera o un’esperienza ai fornelli costituiscono un plus» assicura Guadagno. L’offerta formativa cresce: il corso di laurea in Scienze gastronomiche mediterranee all’Università Federico II di Napoli e l’Alta scuola italiana di gastronomia Luigi Veronelli a Venezia sono le novità. Alma ha lezioni per diventare Food&Beverage Manager di ristoranti e hotel, Scienze gastronomiche a Bra (Cuneo) offre un corso di laurea in Food innovation & management per ideare e gestire ristoranti nuovi e originali.