Piovono tasse. E micro-tasse. Sono le gabelle di piccola entità – o, più precisamente, da considerarsi di piccola entità solo se prese singolarmente – che si aggiungeranno alla gran varietà di imposte e balzelli già esistenti nel nostro Paese. Serviranno unicamente a fare cassa, aumentando il gettito fiscale? O saranno un pungolo, per incentivare comportamenti virtuosi e più sani? Cambieranno i nostri stili di vita? Oppure incideranno poco o nulla, se non sulle tasche dei consumatori?
Manovra economica e nuovi balzelli
La manovra economica che il Governo sta plasmando, ancora in lavorazione e quindi soggetta a possibili rimaneggiamenti, introduce (almeno al momento) plastic tax e sugar tax. Si parla poi di ulteriori tasse sul fumo tradizionale, oltre che di bolli per il rilascio dei certificati penali. E nell’ultima versione spunta pure un tributo da applicare a cartine e filtri per le sigarette fai da te. Senza contare – ma qui si esce dalla categoria del micro – la stangata in arrivo su auto e moto aziendali.
Tassate le bevande zuccherate (escluse le merendine)
La sugar tax è una imposta sul consumo di bevande zuccherate, cioè succhi di frutta e aranciate, birra analcolica, acque, minerali e gassate con aggiunta di dolcificanti o di aromatizzanti… È fissata nelle misure di 10 euro per ettolitro per i prodotti finiti (con un contenuto di edulcoranti superiore a 25 grammi per litro e con un indice alcolometrico sotto l’1,2 per cento) e di 0,25 per chilogrammo per i prodotti concentrati, tipo gli sciroppi, utilizzabili previa diluizione. Entrerà a regime nel secondo semestre 2020. Resteranno esentasse le bibite edulcorate “cedute direttamente dal fabbricante nazionale per il consumo in altri Paesi dell’Ue oppure destinate, dallo stesso soggetto, ad essere esportate”. Le merendine, invece, almeno per questa volta, la scamperanno. Non verranno tassate.
La plastic tax e i prodotti colpiti
La plastic tax andrà a gravare, detta in burocratese, sui “manufatti con singolo impiego, che hanno o sono destinati ad avere funzione di contenimento, protezione, manipolazione o consegna di merci o di prodotti alimentari”. Nella definizione, per tradurre in concreto, rientreranno i bicchieri di plastica usa e getta e non i bicchiere di plastica riutilizzabili, i contenitori del supermercato e non quelli di uso casalingo, le bottiglietta d’acqua e non le borracce… Si tasseranno i prodotti primari (le bottiglie), quelli secondari (le plastiche o le pellicole che avvolgono le bottiglie, per restare in tema) e pure quelli terziari (i bancali utilizzati prevalentemente dalle industrie per imballaggi).
Si annuncia battaglia in Parlamento
Per tutti i contenitori e gli involucri messi all’indice i balzello scatterà dall’1 giugno 2020. Corrisponderà a 1 euro extra da versare per ogni chilogrammo di materia plastica utilizzata e non sarà applicata alle confezioni compostabili. Dovrebbe ricadere sul comparto industriale e dell’imbottigliamento, in teoria. Ma finirà inevitabilmente per essere pagata dai consumatori, con rincari dei prezzi. L’Agenzia Italia stima un maggior esborso pro capite di 15 euro l’anno solo per le bottiglie d’acqua minerale. Su questo fronte, però, tutto potrebbe essere rimesso in discussione. Le proteste fioccano da tutte le parti. In Parlamento, sempre che la plastic tax ci arrivi, sarà battaglia a colpi di emendamenti.
Micro-tasse, introiti elevati
Il micro, fatti i conti, è destinato a diventare macro. Da plastic e sugar tax il governo si aspetta un introito di 1,3 miliardi di euro. Altri soldi arriverebbero dalle sanzioni. Per le aziende che evaderanno l’imposta sugli zuccheri aggiunto, ad esempio, le multe ammonteranno all’imposta non versata moltiplicata da 2 a 10 volte, con una soglia minima non inferiore a 500 euro. Nel caso di ritardato pagamento della tassa si applicherà una sanzione amministrativa pari al 30 per cento dell’importo dovuto, non inferiore comunque a euro 250. Per la tardiva presentazione della dichiarazione, e per ogni altra violazione delle disposizioni, si rischieranno da 500 a 5.000 euro di ammenda.
Il parere dell’Unione nazionale consumatori
L’Unione nazionale consumatori promuove un balzello e boccia l’altro. Dice il presidente dell’associazione, Massimiliano Dona: “No alla plastic tax. Esattamente come la tassa sui sacchetti della spesa, non avrà alcun effetto sull’ambiente e servirà solo a far aumentare i prezzi per i cittadini che, non avendo alternative, dovranno mangiarsi la minestra. Sì invece alla tassa sulle bevande zuccherate, a condizione che sia accompagnata da messaggi educativi sulle confezioni dei prodotti coinvolti. Altrimenti, anche in questo caso, servirà solo a fare cassa. L’Istat – ricorda il numero uno dell’Unc – ci ha detto che una percentuale rilevante di bambini consuma quotidianamentedolci (28,3 per cento) e bevande gassate (24,9 per cento): decisamente troppo. Per questo serve un’azione educativa sui corretti stili e comportamenti alimentari”.
Mini gabelle anche su filtri e cartine
La new entry dell’ultima ora è il dazio su quelli che vengono definiti “profitti accessori ai consumi di tabacchi”: l’uso di filtri e cartine per arrotolare le sigarette. Le cartine, per capirsi, saranno assoggettate “a imposta di consumo in misura pari a 0,005 euro a pezzo contenuto in ciascuna confezione destinata alla vendita al pubblico”. Nel caso di una bustina da 50 cartine, si tratterebbe di un aggravio di 25 centesimi. Il tributo, si prevede, sarà “dovuto dal produttore o fornitore nazionale o dal rappresentante fiscale del produttore o fornitore estero all’atto della cessione dei prodotti alle rivendite”, cioè ai tabaccai. Ma solo quelli con negozi tradizionali. La vendita online degli “accessori” per confezionare le bionde non sarà consentita. “È vietata la vendita a distanza, anche transfrontaliera, ai consumatori che acquistano nel territorio dello Stato”.
Nel mirino anche le sigarette tradizionali
Le sigarette elettroniche in un primo momento sembravano le principali vittime dell’aumento delle accise sul fumo: si parlava di un rincaro di prezzi su liquidi e bruciatori per un totale di 160 milioni di euro. L’ipotesi è rientrata. Si conferma invece un incremento della tassazione sulle sigarette tradizionali, sui sigari e sul tabacco trinciato. L’introito previsto è di 88 milioni di euro, compreso il gettito per la gabella su filtri e cartine.
Marche da bollo sui certificati penali
A tutti coloro che dovranno produrre un certificato per attestare i carichi giudiziari penali, per dare corso a una richiesta del datore di lavoro o per altri motivi, sarà richiesto un obolo, obbligatorio. Su ogni foglio rilasciato dall’autorità giudiziaria andrà messa una marca da bollo da 2,4 euro, a carico del richiedente.
Tartassati i proprietari di case
Tra le misure fiscali – a impatto diffuso – annunciate e contestate c’è anche un doppio giro di vite sulle proprietà immobiliari, le case. Si prevede l’accorpamento di Imu e Tasi, con un aumento dell’aliquota fino allo 0,86 per mille. E triplicherà l’imposta di registro per le compravendite fra privati, destinata a salire da 50 a 150 euro (mentre per le imprese che vendono immobili soggetti a Iva scenderà da 200 a 150 euro). Resterà invece immutata – al 10 per cento – la cedolare secca sui canoni d’affitto calmierati.
La stangata per chi guida auto aziendali
Su 2 milioni di lavoratori dipendenti, e sul comparto auto, sta per calare anche una mazzata da 513 milioni euro. La manovra finanziaria, salvo marce indietro, triplicherà le tasse sui veicoli aziendali, quelle a carico degli utilizzatori. Oggi queste macchine (e anche le moto) concorrono a formare il reddito dei dipendenti per il 30 per cento del costo convenzionale del noleggio. La nuova norma prevede che pesino per il 100 per cento. “Un dipendente con 40 mila euro di reddito – esemplifica il corriere.it – pagherebbe su una Punto 1.4 oltre 2 mila euro di tasse in più l’anno. Sale l’imponibile Irpef e anche le aziende pagherebbero più contributi. La batosta – prevede il sito di via Solferino – colpirà anche le auto ibride ed elettriche: la norma, pur essendo ‘ecologica’, alla fine non fa alcuna distinzione. E rischia di pesare sull’intero mercato dell’auto tenuto a galla dalle vetture aziendali, il 40 per cento delle nuove immatricolazioni”. Si salveranno, esentati dalle nuove tasse, solo gli agenti di commercio e i rappresentanti.