La dipendenza economica è una delle leve più forti all’interno dei rapporti violenti. Tante donne non riescono a lasciare un compagno che le umilia, le insulta, le picchia, perché non hanno un lavoro e quindi non possono mantenersi da sole.

La difficoltà di avere un prestito per le donne vittime di violenza

Spesso non riescono neppure a ottenere un prestito, come è successo a Cristina e Paola (nomi di fantasia): volevano avviare un’attività tutta loro, ma la banca chiedeva una garanzia da parte proprio di quei mariti da cui volevano scappare. Ecco perché è importante sapere che esiste il microcredito di libertà.

Il microcredito di libertà: cos’è e criteri

Il microcredito di libertà è una recente misura che fa capo all’Ente nazionale per il Microcredito, un ente pubblico senza scopo di lucro delegato dal ministero delle Pari opportunità. Spiega Daniela Brancati, a capo del progetto: «Le donne seguite da uno dei centri antiviolenza accreditati presso le Regioni vengono aiutate a sviluppare un progetto imprenditoriale a partire dalle loro capacità: per esempio, una lavanderia a gettoni, un laboratorio di sartoria, un panificio. Tutto avviene tramite una piattaforma informatica dove i centri segnalano le donne adatte ad accedere al credito. Quindi intervengono le banche e solo alla fine si inserisce il codice fiscale della donna». La privacy è così garantita.

A quanto ammonta il microcredito di libertà

Le donne sono seguite da un tutor in tutte le fasi, «dalla richiesta del prestito – fino a 75.000 euro da restituire senza interessi – alla realizzazione del progetto vero e proprio» continua Daniela Brancati. «Se non si riesce a pagare qualche rata, non si viene iscritte nel registro degli insolventi perché interviene, fino all’80% della cifra, un Fondo garantito dallo Stato». Un bel cambiamento culturale da parte delle banche aderenti al progetto, disposte in questo caso a rinunciare ai loro profitti.

Esiste anche il microcredito sociale

Con questa misura si può chiedere anche un piccolo prestito, per esempio per dare la caparra di un affitto, prendere la patente o sostenere spese mediche per sé e i figli. «Si tratta del microcredito sociale, che si può affiancare al reddito di libertà (circa 400 euro mensili previsti per le donne seguite dai centri antiviolenza, ndr)» conclude Daniela Brancati. «In questo caso, lo Stato presta fino a 10.000 euro, da restituire sempre senza interessi e con la garanzia del Fondo». Tutte le informazioni su www.microcreditodiliberta.it.

La sfilata-evento È un’impresa dire NO alla violenza

Per aiutare le donne vittime di violenza a credere in se stesse e nel loro progetto di autonomia, l’Ente Nazionale per il Microcredito e la cooperativa sociale E.V.A. (che realizza dal 2012 progetti imprenditoriali per donne vittima di violenza) hanno organizzato la sfilata-evento È un’impresa dire NO alla violenza. La sfilata si è svolta al Teatro San Ferdinando di Napoli. Nelle foto, alcune delle donne vittime di violenza che lavorano nei laboratori della cooperativa, dedicati alla sartoria (si cuciono abiti con le sete donate dai brand del lusso, come Gucci), alla produzione di marmellata con le arance della Reggia di Caserta e catering d’alto livello.