La cronaca degli ultimi anni è costellata di crac bancari che hanno mandato in fumo i risparmi di migliaia di italiani, ignari dei rischi che correvano investendo in titoli venduti come sicuri ma che sicuri non lo erano per niente. Da gennaio, però, con l’entrata in vigore di una nuova legge europea qualcosa è cambiato. «Si chiama Mifid 2 e aggiorna la precedente Mifid 1 alzando il livello di protezione per gli investitori» spiega Roberta Rossi Gaziano della società di consulenza indipendente SoldiExpert SCF.
Secondo il recente rapporto Consob “Rapporto sulle scelte d’investimento delle famiglie italiane” (2017), gli italiani sono ancora troppo disinformati in materia: il 45% di chi investe,infatti, non sa se il professionista che gli vende un prodotto finanziario riceve o meno una provvigione su quella operazione mentre il 28% lo fa anche se non comprende l’informativa del prodotto finanziario.
La nuova Mifid, anche per questi motivi, diventa un caso di studio interessante. Da un lato, infatti, per banche e intermediari sarà più difficile spingerci a fare investimenti rischiosi o che non comprendiamo; dall’altro, ogni volta che ci verrà proposto un prodotto, che si tratti di un’obbligazione, un’azione, o un fondo pensione, avremo a disposizione gli strumenti per capire quanto costa e cosa rischiamo. Ecco le novità.
Il questionario evita gli azzardi
Dal 2007 per fare un qualunque investimento (ad eccezione del conto corrente o del conto deposito) il risparmiatore deve compilare il cosiddetto questionario Mifid. Le risposte servono a mettere a fuoco la sua situazione economica, le sue conoscenze in materia di finanza e la sua disponibilità a rischiare per ottenere dei rendimenti. Dal questionario emergono dei cosiddetti “profili di rischio” e banche e promotori devono proporre dei prodotti finanziari adeguati. In passato, però, non sempre l’hanno fatto.
«Con l’entrata in vigore della Mifid 2, ora c’è una tutela in più: è direttamente chi confeziona un prodotto finanziario a definire i potenziali acquirenti e lo deve fare ancora prima di metterlo sul mercato, stabilendo quindi a chi potrà essere venduto e a chi no in base alle caratteristiche dell’investimento» continua l’esperta. «La banca o il consulente che propongono obbligazioni, fondi, titoli o azioni ai loro clienti hanno molta meno discrezionalità nel valutare se un prodotto è adatto per quella persona e non potranno scegliere in nessun modo un investimento azzardato per risparmiatori che hanno un profilo di rischio basso. La compilazione del questionario, quindi, diventa ancora più importante».
Le spese sono esplicite…
«Fino a ora le voci di costo di un prodotto finanziario erano quasi impossibili da individuare per i non esperti perché disseminate in documenti di decine di pagine. Adesso spetta al consulente chiarirle prima della sottoscrizione dell’investimento. Il cliente riceverà anche ogni anno un resoconto delle spese espresse in valore assoluto e in percentuale» spiega Rossi Gaziano.
… e i guadagni dei consulenti anche
Le nuove regole prevedono che il risparmiatore sappia quali provvigioni ricevono l’impiegato di banca o il consulente finanziario sui prodotti che stanno vendendo. E queste ci sono praticamente sempre, anche se il professionista è quello che tu trovi allo sportello della banca. «Unica eccezione i consulenti indipendenti che non sono assunti e non collaborano con nessun istituto ma vengono pagati con una parcella dal cliente che si rivolge a loro per investire» chiarisce l’esperta.
3 consigli per evitare brutte sorprese
Claudia Segre, presidente della Global Thinking Foundation, che si occupa di promuovere l’educazione finanziaria, ti aiuta a usare i nuovi strumenti.
1 Rifletti sulle domande Il questionario Mifid non è una pura formalità: dalle risposte che dai dipenderanno gli investimenti che ti saranno proposti. Prendi tempo, chiedi spiegazioni e non permettere che alcune voci vengano compilate dal consulente al posto tuo.
2 Fai i conti Stai stipulando una polizza per integrare la pensione? Ora puoi capire se ci guadagni davvero. Chiedi a quanto ammontano le spese dell’investimento: la nuova legge prevede che venga specificata la cifra in percentuale su base annua. Togli questa dal rendimento dichiarato e avrai il guadagno vero. Attenta, però: a questa cifra devi ancora sottrarre la tassazione prevista per quell’investimento. Infine, controlla il costo di uscita: è la commissione richiesta per chi decide di rivendere alcuni prodotti prima di un periodo di tempo stabilito.
3 Occhio al rendimento Non dimenticare che è proporzionale al rischio dell’investimento: più è alto il primo più sale il secondo. Per regolarti, prendi come base di confronto un titolo di Stato, prodotto finanziario ritenuto in genere sicuro. Un Btp a 10 anni, per esempio, rende meno del 2%. Titoli che fruttano 2 o 3 volte tanto meritano un’indagine in più.
Il parere dell’associazione dei consumatori
Cosa pensano le associazioni dei consumatori della nuova legge? Sentiamo il parere di Walther Andreaus, direttore del Centro tutela consumatori, che assiste i cittadini nelle controversie finanziarie.
La Mifid 2 otterrà, secondo lei, gli obiettivi di trasparenza che si prefigge?
«Le norme vogliono rendere espliciti i criteri con cui si propone un investimento e confrontabili tra loro i prodotti finanziari. Ma il primo effetto della Mifid2 potrebbe essere proprio il contrario: chi ha già degli investimenti, in questi giorni sta ricevendo montagne di carta con gli aggiornamenti previsti dalla nuova legge. Il rischio è che la gente scoraggiata finisca per non leggere proprio nulla».
Quali sono i punti deboli della legge?
«La Mifid 2 non è del tutto chiara sul problema delle pressioni che vengono fatte sui consulenti delle banche. Se è vero che la legge prevede che vengano esplicitate le commissioni previste per i venditori sui singoli prodotti finanziari, è altrettanto vero che la legge non riesce a portare allo scoperto eventuali incentivi o premi in denaro che in alcuni casi vengono promessi dalle banche ai propri consulenti per spingerli a vendere alcuni prodotti piuttosto che altri».
Come si può intervenire?
«È indispensabile lavorare sul fronte della preparazione finanziaria dei cittadini. I risparmiatori, da parte loro, non devono fidarsi unicamente del conulente finanziario, ma devono prestare molta attenzione ai documenti».