Il lavoro di un designer non è fatto solo di creatività ma anche di strategia.
«Senza di questa, altrimenti, far emergere il proprio marchio di moda e promuoverlo diventa molto difficile. E allora puoi scegliere di produrre e vendere a prezzi bassissimi oppure puntare tutto sull’esclusività» spiega Gaia Rancati, docente e coordinatore del corso di Fashion Buyer della scuola Ied Moda Milano.

Hai scelto la seconda opzione? Segui le dritte della nostra esperta e fatti ispirare dalle tre storie che ti raccontiamo qui.

LE BORSE CON PICCOLE OPERE D’ARTE


Federica Berardelli è una designer romana che produce mini bag eccentriche (federicaberardelli.com).

«La concorrenza è talmente agguerrita che ho preferito ritagliarmi una nicchia: realizzo borse originali per donne fuori dagli schemi, quelle che vogliono farsi notare ma non troppo. Quindi, anziché osare con un abito, perché magari non hanno forme perfette, preferiscono farlo con un accessorio che è meno impegnativo».

L’idea in più. «Ho capito che alta qualità e tessuti sostenibili non bastavano a farmi emergere così ho contattato degli amici artisti e ho chiesto loro di creare piccole opere d’arte da includere nelle mie borse. Come gli occhi di Flaminia Barosini, jewel designer, che decorano la mia ultima collezione. L’ho presentata a un concorso, non ho vinto ma le fashion buyer mi hanno notata e contattata. Adesso vendo anche in Europa e negli Emirati Arabi».

LE SCARPE NEGLI ESPOSITORI GLAM


Barbara De Luca gestisce negozi di calzature a Palermo e ha creato il suo marchio, Décolletérie, che propone anche ad altre boutique. Cercala su Facebook.

«Nonostante le mode, la classica décolletée resta il modello preferito dalle donne perché è femminile ma nasconde le imperfezioni. Così mi sono inventata una linea originale di diversi materiali, colori e tacchi, tutti combinabili tra loro, che faccio produrre dagli artigiani. Chi ne prova un paio può ordinarne, anche al telefono, altre da adattare ai diversi abiti, perché la calzata è uguale».

L’idea in più. «Le décolletée le fanno tutti. Così, per distinguermi, mi sono inventata degli scenografici espositori che propongo ai negozi insieme alle mie scarpe. Sono dei grossi cubi bianchi e illuminati che creano un effetto ottico particolare: le nuance delle scarpe risaltano, attirano gli sguardi e fanno venire voglia di comprarle».

I CAPPELLI A MISURA DI CLIENTE


Eva Ajmone realizza copricapo che vende alla Rinascente di Milano e a negozi esclusivi con il marchio Leontine Vintage (facebook.com/leontinevintage).

«Ho cominciato da cappelli sportivi con veletta, fasce anni Cinquanta e pagliette in stile Grande Gatsby che regalavo alle amiche. Poi una fashion buyer ha fermato per strada una ragazza che indossava una mia creazione e così è cominciato tutto: sono stata invitata a esporre in uno showroom e ho incrementato la produzione, selezionato i fornitori e studiato nuovi modelli».

L’idea in più. «Personalizzo i prodotti con un monogramma ricamato, una scritta in paillettes o una combinazione originale di forma e trecciatura della paglia. Chi compra, poi, posta le sue foto su Instagram: sono così belle che sembrano da catalogo! Io le ri-posto e ho così un book fotografico sempre nuovo che gira online e miete successi».

QUANDO LA DIFFERENZA STA NEL FORMAT DI VENDITA

A volte il successo arriva innovando il canale di vendita, non il prodotto. Un esempio? Calze Ileana è un marchio storico che ha rilanciato gli affari vendendo le calze dentro lattine fashion. Si trovano nei distributori come quelli delle bevande piazzati in zone strategiche, per esempio fiere e aeroporti (calzeileana.it).

UNA RETE CON GLI ALTRI DESIGNER

Non hai la forza economica per aprire il tuo showroom? Aderisci a un punto vendita multibrand. MadZone, in zona Brera a Milano, per esempio, affitta spazi temporanei ai talenti emergenti. Oltre a esporre, qui possono incontrare clienti e fashion buyer e organizzare presentazione di prodotti ai distributori (madzone.it). Trovi altri multibrand, come Dante 5 a Bari e Sugar ad Arezzo, su thebestshops.com.