L’ultima bozza del decreto fiscale collegato alla manovra finanziaria, messa a punto dal consiglio dei ministri dopo un lungo e duro confronto tra leghisti e pentastellati, contiene provvedimenti di grande interesse per un esercito di contribuenti insolventi, misure che rientrano nella controversa “pace fiscale”. Arriva la rottamazione ter. E le vecchie cartelle esattoriali sotto i mille euro saranno cancellate d’ufficio, senza dover presentare domanda. Automaticamente verranno così azzerati i debiti più datati relativi al bollo auto non versato, all’imposta sulla spazzatura non pagata, a multe stradali lasciate scadere, a Imu e Tasi saltate a piè pari.
Quali debiti verranno stralciati
Si tratta, in burocratese, del “saldo e stralcio dei debiti fino a mille euro affidati agli agenti della riscossione dal 2000 al 2010 (in istruttoria)”. Solo per le multe relative al codice della strada, stando alle stime, si tratta di 3 milioni di pratiche, al lordo di quelle prescritte o prossime alla prescrizione. Complessivamente si parla di 11 milioni di persone “graziate”. Chi ha versato il dovuto, e non avrà diritto alla restituzione, si mangerà le mani.
Per le cartelle più pesanti e recenti, escluse dall’annullamento d’ufficio e senza oneri, ci sarà un nuovo giro di rottamazioni a condizioni agevolate. La versione ter prevede sempre il pagamento integrale del debito, sgravato dalle supersanzioni, con un tasso di interesse al 2 per cento. Ma dovrebbe essere più appetibile, rispetto alle precedenti versioni, perché consente la rateizzazione in cinque anni (anziché in due) delle somme da versare.
Interessate le cartelle del 2000 – 2010
La quota limite di mille euro per la cancellazione d’ufficio – pare di capire, in attesa di istruzioni concrete e ufficiali – dovrebbe comprendere le somme di base evase, gli interessi e le sanzioni. Le cartelle da cassare sono quelle affidate agli agenti della riscossione dal gennaio 2000 a dicembre 2010 e non ancora prescritte. L’intera operazione, gratuita e supervantaggiosa per i singoli contribuenti, costerà allo Stato (e dunque alla collettività) un minore gettito di 542 milioni, dal 2019 al 2023.
Come sapere se si avrà il beneficio
Per sapere se si rientrerà nel perimetro del beneficio annunciato – spiegano gli esperti del sito laleggepertutti.it. – si devono tirare fuori dai cassetti le cartelle esattoriali ricevute e pendenti, spedite da Equitalia, Agenzia delle Entrate Riscossione o dall’esattore locale. Poi, tra i fogli, andrà cercata la pagina con l’elenco delle causali e degli importi dovuti. Lì c’è un campo che indica la data di iscrizione a ruolo. Se l’anno rientra tra il 2000 e il 2010 e non si sfonda il tetto dei mille euro, sempre che già non sia scattata la prescrizione, la cartella si dovrà ritenere annullata in automatico. Significa che non andrà presentata alcuna domanda (come succede invece per la rottamazione).
E per ottenere lo sgravio totale non si pagherà nulla, neanche un importo minimo. Le somme già versate, prima della data di entrata in vigore del decreto fiscale, non verranno restituite.
Annullamenti d’ufficio
Saranno gli agenti della riscossione ad annullare i vecchi debiti sotto i mille euro ed entro il 31 dicembre 2018. Gli enti creditori interessati dovranno essere informati delle cancellazioni delle pendenze, per consentire di chiudere i fascicoli ed eliminare le corrispondenti scritture contabili.
Le finalità dell’operazione sulle “micro cartelle”
L’operazione ha lo scopo di eliminare i debiti più piccoli e datati, quelli che non sono stati saldati dai contribuenti con gli incentivi delle rottamazioni degli anni scorsi e che difficilmente saranno pagati in futuro. I costi di gestione di archivi e pratiche renderebbero più conveniente azzerare le vecchie pendenze, destinate comunque ad andare in prescrizione. Le regole che fissano i tempi di estinzione – dilatabili a dismisura, in caso di interruzioni codificate – non sono state cambiate.
La rottamazione ter: questo il perimetro
Per chi aveva già beneficiato della rottamazione bis e ha versato almeno una rata – precisa il comunicato diramato dal Consiglio dei ministri – si prevede la possibilità di ridefinire il proprio debito con il Fisco (relativo al periodo tra il 2000 e il 2017) a condizioni agevolate, tra cui l’esclusione dal pagamento delle sanzioni e degli interessi di mora, la possibilità di rateizzare il pagamento (massimo 10 rate consecutive di pari importo) in 5 anni pagando un interesse ridotto del 2 per cento l’anno, la compensazione dei debiti con i crediti nei confronti della pubblica amministrazione.
Le altre misure: sanatoria e contenzioso
Ci sarà anche una sanatoria fiscale, ritenuta da più parti un condono. Riguarderà chi ha già presentato la dichiarazione dei redditi, non gli “invisibili”. Si potrà chiudere il debito con una denuncia integrativa per somme che non potranno eccedere il 30 per cento del reddito denunciato e con un tetto di 100 mila euro.
Dovrebbe arrivare anche una nuova stretta alle norme penali relative ai reati fiscali. Le disposizioni attuali, alleggerite nel 2017, già prevedono il carcere per le condotte più gravi ( la dichiarazione fraudolenta o anche solo infedele, quando l’imposta evasa è superiore a determinate cifre).
Come uscire dalle liti con il Fisco
Un’altra misura introdotta dal decreto – solo all’inizio dell’iter e quindi ancora modificabile – è quella che riguarda la chiusura agevolata delle liti pendenti di fronte alla commissioni tributarie. Si potrà interrompere una causa con il Fisco in primo grado pagando il 50 per cento del non dichiarato senza sanzioni né interessi (evitando così il rischio del ribaltamento della sentenza nel grado successivo) e il 20 per cento in secondo grado (per evitare la Cassazione ed esborsi molto più elevati, in caso di sconfitta). Nessun tetto agli imponibili. Questa strada sarà percorribile anche per i maxi contenziosi.