C’è un dato pubblicato pochi giorni fa da Eurostat che sconcerta: più di un sesto degli italiani non riesce a riscaldare in modo adeguato la propria abitazione. In parte è sicuramente una conseguenza della crisi economica che costringe molti ad abbassare i termosifoni per risparmiare sulla bolletta. Ma il dato è anche figlio di un patrimonio edilizio vecchio e isolato male. «Circa 740.000 condomìni necessitano di un’ampia riqualificazione» spiega Katiuscia Eroe, responsabile dell’ufficio Energia di Legambiente.
Per intervenire, gli incentivi fiscali sono estremamente generosi, ma i lavori costano cari e i soldi comunque vanno anticipati, in attesa di ricevere indietro parte del denaro dallo Stato. E questo dissuade molti dall’affrontare la spesa. Una via d’uscita esiste: chiedere un prestito alle banche. Da anni infatti la maggior parte degli istituti di credito propone i mutui ristrutturazione. Sono simili a quelli che si stipulano per l’acquisto di una casa, ma ottenerli è più facile perché le cifre sono inferiori. E chi li chiede è già proprietario di un’immobile da usare a garanzia e che, secondo le stime di Immobiliare.it, si rivaluterà fino al 19% (12% al netto delle spese per i lavori).
Come si chiede
È sufficiente presentare in banca il preventivo dei lavori e, se necessario, il progetto di ristrutturazione e la domanda di autorizzazione al Comune o alla Scia (Segnalazione certificata di inizio attività), redatte dal direttore dei lavori.
Quanto dura
Si può scegliere di far durare il mutuo per lo stesso periodo in cui si ricevono i rimborsi dallo Stato, ovvero 10 anni: in questo modo ogni mese si pagheranno le rate ma ogni anno si otterranno le detrazioni fiscali che compenseranno in parte il finanziamento. I lavoratori dipendenti e i pensionati riceveranno ogni luglio i rimborsi con l’accredito sullo stipendio o sulla pensione. Ma si può anche spalmare il mutuo su un periodo più lungo in modo da pagare rate più basse.
Per la scelta del tasso, tieni presente che quello variabile al momento ha interessi prossimi allo zero, ma c’è il rischio di veder aumentare la rata in futuro, mentre per il tasso fisso gli interessi sono al minimo storico e la rata rimarrà invariata. Qualunque sia la durata scelta, le vantaggiose detrazioni fiscali permettono di abbattere di molto il costo della ristrutturazione. Un esempio? Se si spendono 50.000 euro di lavori, la detrazione decennale consentirà di recuperare una cifra che oscilla tra 25.000 euro (se tutte le opere sono ristrutturazioni classiche) e 32.500 euro (se sono tutte di efficientamento energetico).
Meglio un mutuo o un prestito?
Il mutuo non è l’unico strumento finanziario da valutare, se si decide di riqualificare la propria abitazione. L’alternativa è un prestito personale che può essere più vantaggioso in caso di importi e tempi di rimborso ridotti. Ma quando la somma richiesta sale, il mutuo è decisamente più competitivo. Un esempio? Per un importo di 50.000 euro rimborsabile in 10 anni, i prestiti hanno tassi superiori all’8%.
Il mercato dei mutui viaggia invece sotto il 2% per quelli a tasso fisso e sotto l’1% per quelli a tasso variabile. È vero che per i mutui bisogna aggiungere i costi dell’atto notarile, ma c’è un altro vantaggio da non sottovalutare: gli interessi passivi pagati possono essere detratti dall’Irpef fino a un massimo di 491 euro all’anno, in modo simile a quanto avviene per i mutui prima casa.
E se ne hai già uno?
Se si ha già un mutuo sulla casa che si vuole sistemare, ed è acceso da qualche anno, conviene valutare la possibilità della surroga. In pratica si rinegozia l’importo ancora da pagare, includendo anche la somma necessaria per le ristrutturazioni. Nella maggior parte dei casi, si scoprirà che i tassi offerti sono inferiori. Inoltre, nel caso di stipula di una surroga che comprende il mutuo prima casa e la ristrutturazione, le due detrazioni Irpef si sommano.
Cosa puoi scaricare dal 730
19% degli interessi passivi dei mutui per la ristrutturazione. 36% delle spese di riqualificazione di giardini e terrazzi verdi. 50% delle spese di ristrutturazione “classica”. 65% degli interventi che aumentano l’efficienza energetica di un’abitazione.
Le novità di quest’anno
Il 2019 potrebbe essere l’anno dei mutui green: diventa operativo l’accordo che ha come partner scientifico l’università Ca’ Foscari Venezia ed è stato sottoscritto dalla Commissione europea con 40 banche (9 italiane). Obiettivo: fornire mutui a tasso agevolato per finanziare interventi che migliorino l’efficienza energetica di appartamenti o condomini.
Le banche coinvolte nel progetto pilota (Banco Bpm, Bnl-Bnp Paribas, Bper Banca, Crédit Agricole- Cariparma, Friulovest Banca, Monte dei Paschi, Société Générale, UniCredit, Volksbank Alto Adige) potranno finanziarsi sul mercato a costi più convenienti e parte del risparmio si tramuta in tassi più bassi. Occhio, però: i mutui green saranno erogati solo per interventi che taglino almeno del 30% i consumi energetici.