Se fino a poco tempo fa era solo un timore, adesso è una certezza: i tassi di interesse dei mutui tornano a salire. La Banca centrale europea (BCE) ha deciso di aumentare i tassi di interesse per la prima volta da 11 anni: dal 1° luglio 2022 saliranno di 25 punti base e potrebbe accadere nuovamente a settembre. Il risultato immediato sarà un aumento anche dei tassi dei mutui per l’acquisto della casa. Colpa dell’inflazione, ma la mossa peserà ancora di più sui bilanci familiari, motivo per cui diventa più conveniente un mutuo a tasso fisso.

Continua crescita dei tassi di interesse: che mutuo conviene

In base a calcoli Codacons, si è passati dallo 0,53% del 3 gennaio all’1,75% del 31 maggio (IRS a 30 anni), dallo 0,57% all’1,86% (IRS a 25 anni) e dallo 0,60% all’1,97% (IRS a 20 anni). Meno variazioni sono quelle subite finora dal tasso variabile basati su Euribor, ma con il ritocco della BCE le cose cambieranno.

L’associazione dei consumatori ha simulato alcuni esempi: un giovane di 35 anni che oggi chiede un mutuo da 100mila euro a tasso fisso a Roma finirà col pagare fino a 17mila euro in più rispetto a quanto avrebbe pagato all’inizio dell’anno, con un aumento della spesa di 588 euro all’anno e una rata mensile che cresce di 50 euro. Ma cosa scegliere, allora? Come spiega Bankitalia, il fisso rimane ancora il più “gettonato”, scelto nel 61% dei casi.

Ma la scelta dipende dal rischio che si è disposti ad assumersi o che ci si può permettere. Il tasso fisso ora torna «a costare più di quello variabile, ma continua a proteggere maggiormente dai rischi legati alle future oscillazioni del mercato, quello variabile no» osserva il sito delle Piccole e Medie Imprese. «Il tasso variabile è conveniente quando i tassi sono bassi, mentre risulta più oneroso in una situazione in cui i tassi salgono». Ovviamente nella scelta tra le due possibilità pesa anche la lunghezza del mutuo: «Su una breve durata i rischi del tasso variabile saranno inferiori, su un mutuo a 20 o 30 anni saranno maggiori» sottolineano gli esperti delle PMI, che non trascurano neppure la disponibilità economica di chi accende un mutuo.

Perché aumentano tutti i costi dei mutui?

La ripresa della corsa dei tassi per i mutui era nell’aria e persino Bankitalia aveva anticipato questo fenomeno. Ma perché? «Ad incidere sull’andamento dei tassi è l’effetto di incertezza causato dalla guerra in Ucraina. Questa di fatto ha aumentato le conseguenze dell’inflazione, in crescita a inizio del 2022, e a sua volta derivata dal periodo di post pandemia» spiega l’avvocato Raffaella Grisafi, vicepresidente dell’Osservatorio imprese e Consumi. «L’attuale scenario comporta un aumento generale dei costi, che incide tanto sugli interessi, quanto sui costi vari legati ad un mutuo. Ad incidere non è tanto lo spread in sé quanto l’inflazione» aggiunge l’esperta. Proprio l’inflazione ha spinto a un intervento futuro della Bce, la Banca centrale europea. Tra i primi effetti concreti, però, c’è anche la limitazione della concessione di mutui.

Non più mutui al 100%: che fare?

Ad esempio, come emerge da un’indagine dell’Osservatorio MutuiSupermarket.it, Crédit Agricole e Avvera del gruppo Credem non concedono più mutui a tasso fisso per prestiti superiori all’80% del valore dell’immobile che si intende acquistare, e non si tratta degli unici istituti che hanno preso questa decisione. Unicredit e Bper, invece, hanno scelto di non erogare mutui alle giovani coppie – sempre a tasso fisso con garanzia Consap – seguite da Banco Bpm, che ha esteso questa policy anche ai mutui a tasso variabile, mentre Banca Sella limita i prestiti al 70% del valore della casa, in caso di mutui agli under 36. L’unico istituto che ancora va controcorrente è Ing, che arriva a prestiti del 95%.

Cosa cambia per il mutuo dei giovani

I primi a fare le spese di questa inversione di tendenza sono i giovani, che notoriamente hanno più difficoltà ad accedere a prestiti. Per loro è prevista la possibilità di accedere al Bonus prima casa per gli under 36, con specifiche offerte nell’ambito del Fondo di Garanzia Prima casa. Si tratta di un programma, avviato nel 2015 e rafforzato con il decreto Sostegni bis del maggio 2021, che ha portato dal 50% all’80% la parte del prestito coperta dallo Stato per i giovani con un Isee inferiore ai 40mila euro. Ma alcune banche stanno sospendendo le offerte relative a questo Bonus. Che fare? «Occorre innanzitutto verificare se il rifiuto sia fondato e quali siano le motivazioni, stando attenti a non essere indotti a sottoscrivere contratti diversi che potrebbero avere il solo scopo di sviare da quelli con il Bonus, che invece sono più convenienti per il consumatore. Quindi, chiedere sempre le motivazioni che hanno portato a rifiutare la richiesta anche per capire se il rifiuto derivi da incompletezza della documentazione, carenza di requisiti, assenza di merito creditizio, quindi delle condizioni per erogare il prestito – consiglia l’esperta – Le richieste alla banca vanno fatte sempre fatte via pec o raccomandata così da indurla a rispondere per iscritto entro 60 gg. Inoltre è importante sempre stare attenti a eventuali operatori del mondo dell’intermediazione del credito che promettono tassi vantaggiosi e mutui sicuri: occorre sempre valutare i costi del sevizio e valutare se è effettivamente adeguato e conveniente».

Cosa conviene di più adesso: tasso fisso o variabile?

Ma cosa è meglio scegliere in questo momento? «Occorre prima fare una distinzione tra chi ha già un mutuo e chi oggi intende richiederlo – premette Grisafi – Per chi ha un mutuo, gli effetti di un aumento dello spread sono limitati. Se è a tasso fisso, infatti, le rate non cambiano per tutta la durata del prestito. Anche se il mutuo è a tasso variabile, l’aumento dello spread non comporta un automatico aumento della rata, poiché i tassi di riferimento più utilizzati, ad esempio l’Euribor, non sono strettamente collegati all’andamento dello spread».

«Diverso è per chi oggi richieda un mutuo: attualmente il mutuo a tasso fisso appare più caro rispetto a quello variabile ed in generale appaiono più costose le stime di mutui a lunga durata. Però va considerato un altro aspetto, cioè che non si può mai in astratto affermare se è consigliabile un tasso fisso o variabile perché ad incidere sulla convenienza del mutuo non è solo l’interesse, ma principalmente le caratteristiche del consumatore: il reddito di cui si dispone, l’importo del prestito che si intende finanziare, la durata dell’ammortamento del mutuo e, non ultimo, quanto si rischia con un eventuale aumento dei tassi di interesse nel corso degli anni» spiega l’esperta.

«Dunque occorre capire quali siano le nostre disponibilità sul lungo periodo e la nostra propensione al rischio, ad esempio tenendo conto che un tasso fisso che oggi appare più alto del variabile su un mutuo di lunga durata (e quindi più esposto ad incertezza) potrebbe essere più adatto alle nostre esigenze perché ci assicura la certezza dell’importo fisso senza temere il rischio di subire le oscillazioni del mercato» conclude l’avvocato.

Le avvertenze: attenzione ai tassi

Infine, ricordiamo che si potrebbe sempre incappare in qualche “truffa” o comportamento persino illegale, da parte di chi offre prestiti a tassi superiori a quelli indicati (a cadenza trimestrale) da Bankitalia, oltre i quali si finisce nel campo dell’usura. Fino al 30 giugno il limite massimo di tasso legale è pari all’1,99% per i mutui fissi e al 2,27% per i variabili. «Il consiglio generale, per la scelta di un mutuo è di comparare le offerte prima di ogni scelta: richiedere sempre il documento Prospetto informativo europeo standardizzato (cosiddetto PIES) a ciascuna banca e confrontare le offerte ricordando che la banca è obbligata ad applicare le condizioni promesse in fase precontrattuale – spiega Grisafi – Ricordare inoltre una regola preziosa: il consumatore ha sempre diritto alla portabilità del mutuo questo permette di cambiare istituto nel caso di offerta più conveniente. Quindi diversamente da come siamo abituati a pensare “un mutuo non è per sempre” perché può essere oggetto di rinegoziazione (se la banca è disponibile) o di portabilità con la scelta di un nuovo e più conveniente istituto e senza costi per il consumatore».