Il sistema del reddito di cittadinanza darà lavoro, per due anni, anche a una schiera di laureati, i navigator. In palio, 3.000 posti a cui accedere con concorso pubblico.
Raggiunto un accordo di massima tra Stato e conferenza delle Regioni – dopo settimane di tensioni e contrapposizioni, non del tutto appianate – la società Servizi dell’Agenzia nazionale politiche attive per il lavoro ha promosso una selezione pubblica nazionale per reclutare “le professionalità necessarie per organizzare l’avvio del Reddito di cittadinanza”, operatori scelti attraverso una prova scritta con 100 quiz (di cultura generale, politiche e mercato del lavoro, economia aziendale, informatica, contratti…) a risposta multipla.
Quanti navigator per Regione?
I collaboratori così ingaggiati – tutti a tempo determinato, almeno per ora – saranno 3.000 al massimo (anziché i 6.000 annunciati tempo fa) e verranno ripartiti su base provinciale (per esempio, a Napoli e dintorni ne verranno assegnati 274, a Roma 195, a Milano 76, ad Aosta 6). Poi, superata la fase iniziale, le Regioni potranno fare concorsi e assunzioni in proprio (nell’ordine delle migliaia di unità, complessivamente) e ampliare in modo permanente gli organici dei Centri pubblici per l’impiego.
Entro quando ci si può candidare?
Per chiedere di partecipare alla prima selezione, però, non resta molto tempo. Le candidature per i 3.000 posti andranno presentate entro le ore 12 di mercoledì 8 maggio 2019, esclusivamente per via telematica (attraverso il portale selezionenavigator.anpalservizi.it).
Il rapporto lavorativo, che sarà di collaborazione, durerà fino al 30 aprile 2021 e verrà retribuito con un compenso lordo annuo di 27.338,76 euro, più 300 euro lordi mensili di rimborso spese forfettario.
Che requisiti occorrono?
Il titolo di studio richiesto agli aspiranti navigator è la laurea magistrale/specialistica o l’equivalente “vecchio” diploma di laurea in una di queste discipline: scienze dell’economia, scienze della politica, scienze delle pubbliche amministrazione, scienze economico aziendali, servizio sociale e politiche sociali, programmazione e gestione delle politiche e dei servizi sociali, sociologia e ricerca sociale, sociologi, scienze dell’educazione degli adulti e della formazione continua, psicologia, giurisprudenza, teoria e tecniche della normazione e dell’informazione giuridica, scienze pedagogiche.
Gli altri requisiti sono quelli previsti in genere per i concorsi pubblici (come il godimento dei diritti civili e politici e l’assenza di condanne penali e di procedimenti in corso).
Cosa faranno i navigator?
Ma che cosa dovranno fare questi navigator co.co.co, debuttanti allo sbaraglio o quasi, senza un preciso inquadramento professionale codificato? Come si rapporteranno con i dipendenti degli asfittici Centri per l’impiego e gli orientatori già in servizio? I 3.000 laureati mandati in prima linea, prova a spiegare il bando per la selezione, dovranno “facilitare l’incontro” tra i beneficiari del Reddito di cittadinanza da ricollocare nel mondo del lavoro, gli imprenditori alla ricerca di personale, i servizi per l’occupazione e il sistema di integrazione sociale.
Traduzione, in concreto? Supporteranno tecnicamente e assisteranno gli operatori che nei Cpi guidano gli utenti nella ricerca di sbocchi lavorativi. Collaboreranno alla stesura dei piani personalizzati. Proveranno a valorizzare le politiche attive regionali e le opportunità offerte dai servizi nel territorio, a partire dalle esigenze espresse dalle imprese e dalle chance date dal sistema di istruzione e formazione. Saranno schierabili negli sportelli “front office” o utilizzabili in “back office”, o addirittura restare all’esterno, a seconda delle prestazioni richieste dalle singole Regioni (quelle aderenti all’accordo, non ancora la totalità). Il tutto, si prevede, dopo aver seguito un corso di formazione.
Come si incrocia domanda con offerta?
Basteranno i navigator? Serviranno per evitare che il reddito di cittadinanza resti “solo” un bonus economico? Le voci critiche e gli scettici abbondano. “È stato fatto tutto troppo in fretta – sostiene Elena Buscemi, consigliere Dem della Città Metropolitana di Milano, con delega al lavoro – e senza una precisa strategia, senza affrontare i problemi strutturali delle politiche del lavoro. Arriveranno tremila navigator e sembrerebbe una notizia positiva, fosse anche solo perché tremila laureati avranno un impiego e uno stipendio per due anni. In certe aree del Paese potrebbero essere una risorsa in più, certo. Ma in altre zone, già attrezzate, anche un peso. Se a una determinata provincia venissero assegnate persone provenienti da fuori, ad esempio, come si potrebbe pretendere che conoscano il territorio e dunque sappiano quali opportunità ci sono? L’Anpal non ha ancora una piattaforma informatica per incrociare domanda e offerta e per mettere gli altri soggetti in campo ( l’Inps e gli enti locali) in condizione di dialogare tra loro. I Centri per l’impiego – prosegue – a Milano e a Monza e Brianza sono efficienti e funzionano bene. Altrove purtroppo non è così”.
I navigator otterranno i risultati sperati?
“Il vicepremier Luigi Di Maio ha sbagliato a chiamarli navigator – sottolinea Francesco Giubileo, sociologo del lavoro e ricercatore – e persevera nell’errore. Ha solo aggiunto confusione. Basterebbe indicarli con il loro nome, per evitare che si facciano ironie e non si badi alla sostanza. Si tratta di tutor. Dovranno aiutare disoccupati e inoccupati, compresi quelli che non percepiscono il reddito di cittadinanza, a orientarsi nella ricerca di un’occupazione. Otterranno grandi risultati? Dipenderà dal profilo dei soggetti presi in carico. Coloro che hanno competenze e necessitano di una semplice traiettoria per accedere al mercato del lavoro – sostiene – riusciranno a trovare un impiego soprattutto al Nord. Per le persone più svantaggiate saranno necessari strumenti più complessi da affiancare ai tutor/navigator. Il rischio poi è che le loro funzioni si riducano ad atti amministrativi, burocratici. Un altro dei problemi – continua Giubileo – è il miscuglio di competenze tra Stato e Regioni, cosa che comporta complicazioni e la moltiplicazione dei tempi nelle fasi di attuazione delle norme nazionali. Un ulteriore limite è il digital divide di chi siede ai tavoli decisionali: quanto sanno dei processi di digitalizzazione della pubblica amministrazione?
Quale sistema tecnico useranno i navigator?
La ‘macchina’ tecnica attuale è paragonabile ad un modello scassato degli anni ’80. «Questo è il tallone d’Achille, che andrà ad incidere anche sulla messa a regime della parte del reddito di cittadinanza relativa al collocamento lavorativo» conclude Giubileo. «Al momento non esiste una piattaforma pubblica integrata che incroci domanda e offerta, non è disponibile alcuno strumento che si avvicini al portale del Mississippi work (che comprende un’app con decine di posizioni aperte), ma neppure al Recerché francese, alla Jobborse tedesca o alla Angelies-apotelesmata della Grecia, gli esempi che andrebbero presi a modello”.