Se ne parla da tempo: porre fine all’obsolescenza programmata, ossia la “vita breve” di elettrodomestici e device (smartphone compresi) che, una volta subito un guasto, vanno buttati per ricomprarne di nuovi, senza la possibilità di sostituire solo i pezzi che non funzionano più. Ora, però, è arrivata una mossa importante da parte della Commissione europea. Da Bruxelles ha messo a punto un disegno di legge sul diritto alla riparazione degli elettrodomestici, che potrebbe arrivare a 5-10 anni.

Basta obsolescenza: occorre poter riparare gli elettrodomestici

L’esecutivo europeo, dunque, ha presentato un testo che prevede la possibilità di rivolgersi a centri di riparazione per i propri dispositivi (da lavatrici e frigoriferi a smartphone o tablet) per poter sostituire un pezzo rotto, quando la garanzia legale è scaduta. Al momento questo servizio è previsto generalmente solo entro i primi due anni dall’acquisto, mentre il disegno di legge della Commissione prevede di estenderlo a 5-10 anni.

Elettrodomestici: occorrono criteri per la riparazione

Un altro passo importante riguarda anche l’adozione di criteri per la riparazione che siano standard in tutta la Comunità europea, a condizioni di trasparenza. Il punto di partenza dell’esecutivo è stata la considerazione che «Negli ultimi decenni la sostituzione» di smartphone, tablet, pc, dispositivi elettronici ed elettrodomestici «è stata spesso privilegiata rispetto alla riparazione ogni volta che i prodotti diventavano difettosi e non sono stati dati incentivi sufficienti ai consumatori per ripararli alla scadenza della garanzia legale». Ora la Commissione europea vuole intervenire e la speranza è che questa sia volta buona, dal momento che già in passato c’erano state iniziative che andavano in questa direzione.

I tentativi precedenti contro l’obsolescenza

Le associazioni dei consumatori si battono da tempo contro la cosiddetta obsolescenza programmata degli apparecchi elettronici. A marzo di due anni fa, per esempio, era arrivato un primo risultato di queste battaglie: nel 2021, infatti, erano entrate in vigore le nuove norme europee sulla riparazione degli elettrodomestici, che estendevano le garanzie per gli acquirenti.

Era stato deciso che i produttori di lavatrici, frigoriferi, lavastoviglie e televisori dovessero ora garantire ai cittadini la possibilità di aggiustarli, tenendo a disposizione i pezzi di ricambio per almeno 7/10 anni, facendo in modo che siano disponibili all’utente in 15 giorni lavorativi e fornendo anche le istruzioni per ripararli.

Ridurre i rifiuti

Quel primo risultato era la conseguenza del fatto che il Parlamento Europeo aveva approvato il diritto alla riparazione degli elettrodomestici a fine novembre 2020 con un provvedimento che era entrato in vigore ufficialmente proprio il 1° marzo 2021. L’obiettivo principale era (ed è tuttora) ridurre i rifiuti speciali Raee, come appunto gli elettrodomestici, ma anche tutelare maggiormente i consumatori.

Rendere disponibili i pezzi di ricambio degli elettrodomestici

L’Assemblea di Strasburgo, quindi, aveva stabilito che gli elettrodomestici come lavatrici, lavastoviglie, frigoriferi e display (monitor pc e tv) possano essere facilmente riparabili, prevedendo che le aziende produttrici mettano a disposizione pezzi di ricambio essenziali, come pompe, motori e le loro spazzole, ammortizzatori, cestelli di lavaggio, molle, etc. Il documento fissava termini temporali precisi: i componenti dovevano essere disponibili “per almeno 7-10 anni dall’immissione sul mercato dell’UE dell’ultima unità di un modello». Dovevano essere consegnati, inoltre, entro 15 giorni lavorativi a partire dalla data dell’ordine.

Favorire la produzione di beni durevoli e di qualità

Il nuovo Regolamento europeo contro l’obsolescenza rappresentava una buona notizia per i consumatori: «È un segnale concreto verso la soluzione di un problema che accomuna tutti i consumatori europei sui beni di maggior uso: gli elettrodomestici quotidianamente usati da tutti (lavatrice, lavastoviglie, frigoriferi e display di monitor e tv) e che pone non solo problemi di diritto alla durata della qualità ed utilizzabilità del bene, ma anche di sostenibilità ambientale legata allo smaltimento di tutti questi elettrodomestici di poca durata» chiariva l’avvocato Raffaella Grisafi, vicepresidente Osservatorio Imprese e Consumi.

Estendere la garanzia oltre i due anni

Se è vero che si trattava di un primo risultato, secondo le associazioni dei consumatori restava ancora molto da fare, sia sul fronte degli elettrodomestici sia su quello di altri devices, come gli smartphone, così come per l’estensione della garanzia dei dispositivi, che invece adesso sembra più vicina. Non a caso, già due anni fa spiegavano: «Noi avevamo chiesto che i pezzi di ricambi durassero 10 anni, indipendente dal prodotto, in modo da averli disponibili anche una volta usciti dalla linea di produzione. Adesso servirebbe l’estensione della garanzia oltre i due anni previsti come standard per i grandi elettrodomestici. Questo per obbligare le aziende a realizzare prodotti di qualità. Così si eviterebbe, per esempio, che riparare un televisore costi di più che comprarne uno nuovo», come chiariva Mauro Antonelli, dell’Unione Nazionale Consumatori.

Cosa cambia con le nuove norme

Con le nuove norme contro l’obsolescenza, come si legge nel testo messo a punto da Bruxelles ora, si renderà «più semplice ed economicamente vantaggioso per i consumatori riparare anziché sostituire i beni» e si darà «una spinta al settore delle riparazioni, incentivando nel contempo produttori e venditori a sviluppare modelli di business più sostenibili». I consumatori, quindi, potranno rivolgersi anche a servizi indipendenti rispetto a quelli offerti dai produttori.

Per aumentare la trasparenza si pensa anche di creare una piattaforma di riparazione online che faciliti la ricerca e il contatto tra utenti, riparatori e venditori di beni ricondizionati sul territorio, in modo da poter effettuare comparazioni, offerte e dunque a scegliere il servizio più adatto o economico. Sempre nella stessa direzione va l’idea di realizzare un modulo europeo di informazione sulla riparazione, a disposizione dei cittadini insieme a uno standard di qualità europeo per i servizi di riparazione.