C’è chi li chiama Covid Manager, chi Supervisor Manager o, utilizzando una definizione più classica, Office Manager. Sono tra le figure più richieste nel mercato del lavoro negli ultimi mesi, ossia da quando è scoppiata l’emergenza sanitaria che ha portato una serie di norme in più. Negli uffici, soprattutto nelle aziende di grandi dimensioni, è diventato necessario dotarsi di professionisti che hanno il compito principale di organizzare il lavoro in modo nuovo nella cosiddetta Fase 2, in particolare il rispetto delle nuove normative. Ma chi sono? Che formazione e che competenze sono richieste? E dove ce n’è più bisogno?

Chi sono i Covid Manager

Le prime ricerche di cosiddetti Covid Manager sono iniziate alla fine di marzo, quando un’analisi delle parole chiave più ricercate su Google ha confermato l’interesse verso questa nuova figura professionale. Dopo una leggera flessione, in concomitanza con il lockdown, da metà aprile si è registrato un aumento, in vista della riapertura progressiva di attività produttive e aziende. Il mondo del lavoro ha risposto con molta agilità, come dimostra il fatto che sono stati messi a punto corsi di formazione specifici: «La domanda di queste figure professionali nasce dal bisogno di gestire la sicurezza nei posti di lavoro, di verificare il rispetto delle misure anti-contagio e delle norme di legge previste nei vari decreti che si sono susseguiti. Noi stessi abbiamo attivato ad agosto i primi corsi di formazione per quelli che chiamiamo Supervisor Covid, un profilo specializzato nella gestione del cliente che ha il compito di vigilare sull’osservanza dei protocolli anti-Covid» spiega Marco Ceresa, Amministratore delegato di Randstad, azienda specializzata nella ricerca, selezione, formazione di Risorse Umane.

«Bisogna conoscere le disposizioni di legge in tema Covid, i protocolli e i decreti. Per questo solitamente si punta di personale che ha una formazione nelle risorse umane o HR (Human Resources) oppure nel settore dell’Health and Safety, cioè i responsabili della sicurezza aziendale. Può trattarsi di soggetti già presenti in azienda o di nuove immissioni» spiega l’Ad di Randstad.

I compiti del Covid Manager?

«Si occupano di controllare che quanto previsto dal protocollo anti-contagio aziendale venga messo in pratica e di intervenire in caso di problemi di sicurezza, verifica che i dispositivi di protezione individuale (DPI) scelti dalle aziende siano usati correttamente e che il distanziamento fra le persone all’interno dei luoghi di lavoro sia rispettato» premette Ceresa. Ma non solo: «Ci sono anche aziende che hanno bisogno di figure che coordinino i vari medici del lavoro. Se, per esempio, si tratta di imprese che hanno più sedi, serve qualcuno che dia indicazioni uniformi per tutti e controlli che queste siano seguite in modo corretto» spiega Ceresa.

Come si diventa Covid Manager

La formazione avviene in larga parte in modalità virtuale, seguendo corsi appositi che prevedono lezioni per 40 ore «per approfondire le disposizioni fornite dal Governo in materia di DPI e protocolli di sicurezza, la conoscenza della natura del virus e le modalità con cui si trasmette e si previene il contagio» spiegano dall’agenzia di recruiting. Anche altre realtà offrono percorsi simili, accompagnati sempre da un modulo organizzato in accordo con l’impresa che richiede Covid Manager, in modo da definire e conoscere le singole soluzioni adottate: dal protocolli anti-contagio alle modalità di ingresso e uscita dei lavoratori (o clienti/fornitori), senza dimenticare pratiche quotidiane come la sanificazione dei locali, le norme di igienizzazione personale dei dipendenti, la scelta delle ditte di approvvigionamento dei DPI e, naturalmente, la procedura da adottare in caso di contagio. «Il corso si conclude con lezioni dedicate alle abilità trasversali, sociali e relazionali, le cosiddette soft skills, che è utile sviluppare per assumere questo ruolo» spiega Ceresa.

Quali competenze bisogna avere

«Questo tipo di ruolo richiede una certa autorevolezza, ma anche dimestichezza nell’apprendere e capire le nuove leggi e i protocolli che via via vengono decisi dal Governo o dagli Enti preposti» spiega Ceresa. Non esiste, però, un solo ambito privilegiato di impiego, dunque è prevista una certa flessibilità: sono figure trasversali a molti settori, dalla manifattura alla logistica, passando per il retail e la ristorazione, fino a tutte quelle realtà dove c’è un contatto fra colleghi e clienti. Il Supervisor Covid non vigila soltanto sulla sicurezza, ma anche sul modo in cui le persone si relazionano, per questa ragione è fondamentale che, accanto alle competenze specifiche per la prevenzione dei contagi, questo profilo sia dotato anche delle soft skills necessarie a gestire con successo queste relazioni, come la capacità di lavorare sotto stress, reagire agli imprevisti, lavorare in team, empatizzare con colleghi e clienti, ascoltare in modo attivo e comunicare efficacemente, sapendo gestire eventuali conflitti» conclude l’AD.

Dove sono più richiesti

La prima area geografica nella quale sono stati cercati Covid Manager è stato il Veneto (seguito dalla Lombardia), dove lo scorso maggio l’Amministrazione ha approvato un Manuale per la ripresa delle attività produttive, prevedendo la possibilità che imprese e aziende si dotassero di un manager che fosse aggiornato sulle numerose disposizioni in materia, sia a livello locale che nazionale. Basti pensare che, secondo il sito Openpolis, solo fino al 1° aprile scorso si contavano qualcosa come 577 ordinanze e disposizioni analoghe da parte di governo, Parlamento, Protezione Civile, Ministeri e altri Enti, che si aggiungevano a oltre 100 protocolli, note esplicative, precisazioni e documenti chiarificatori. Da questa «giungla» è nata l’esigenza di dotarsi di esperti sempre aggiornati , «una necessità che al momento hanno manifestato soprattutto le grandi aziende del nord e del centro» spiega l’esperto.