Noi italiani siamo sempre stati affezionati ai contanti e fino a 2 anni fa eravamo tra gli ultimi in Europa per uso di denaro elettronico. Ma poi è arrivato il Covid-19 e qualcosa è cambiato. Secondo la società specializzata in lettori Pos SumUp, tra marzo e aprile le botteghe e i piccoli negozi di quartiere hanno più che triplicato i pagamenti digitali, con punte del +350%. E tra le sole farmacie le vendite di apparecchi Pos portatili sono aumentate del 300%.
«Nei duri mesi del lockdown i consumatori hanno capito quanto può essere pratico e “igienico” non dipendere più dai prelievi bancomat e pagare la spesa portata a domicilio dalla bottega sotto casa semplicemente con un sms» racconta Enrico Sponza, manager in FCA Bank e autore con Marco Ferrero del libro Senza contanti (Edizioni Marcovalerio). Ora che dobbiamo toccare il meno possibile monete e banconote, questa svolta potrebbe diventare un trend consolidato.
«I clienti stanno scoprendo il piacere di un’esperienza di acquisto diversa, ma anche i negozi grandi e piccoli stanno sperimentando nuove formule di vendita» conferma Roberto Liscia, presidente di NetComm, il consorzio del commercio digitale. «Si fa largo il click&collect, che permette di comprare online o al telefono, pagare via web e andare a ritirare la merce nel punto vendita vicino a casa. E in alcuni supermercati la spesa si fa già senza toccare la merce: si sceglie, si paga senza contanti e si riceve il tutto a domicilio».
Nei primi 4 mesi del 2020 sono stati 2 milioni i cittadini che per la prima volta hanno usato il denaro elettronico per fare acquisti online
Il telefonino è il nuovo bancomat
Oggi ci sono decine di modi per saldare cashless (cioè senza contanti) e, soprattutto, contactless, evitando ogni contatto. E il protagonista del cambiamento è il nostro smartphone. Già nel 2019 l’Osservatorio Innovative payments del Politecnico di Milano ha registrato che i pagamenti via telefono in negozio sfioravano gli 1,83 miliardi di euro.
«Moltissimi di noi hanno ormai scaricato applicazioni come Google Pay, Samsung Pay o Apple Pay, che permettono letteralmente di trasferire la propria carta di credito sul cellulare o su uno smartwatch, e pagare avvicinando l’oggetto al Pos. Non serve più neanche digitare il Pin: per sbloccare il pagamento basta mettere l’impronta digitale sul proprio telefonino» spiega Sponza.
Ma la vera rivoluzione è rappresentata dalle soluzioni che bypassano i circuiti classici delle carte di credito. «Funziona così Satispay, l’applicazione che permette di pagare nei negozi convenzionati avvicinando il telefono al QR code personale dell’esercente, e digitando l’importo. Il denaro non “passa” per le carte di credito, e per gli incassi fino a 10 euro non sono previsti costi per l’esercente», spiega Anna Vizzari di Altroconsumo. «Nasce da qui il successo di Satispay soprattutto tra i piccoli negozi di vicinato, oggi sono più di 100.000 quelli convenzionati. Risparmiando sui costi fissi, molti venditori aderiscono alla formula del cashback, offrendo sconto sui pagamenti futuri. Per esempio, se spendi 30 euro in una profumeria che offre un cashback del 10%, il tuo credito nel “borsellino” Satispay cresce di 3 euro. Per il cliente è gratificante, conveniente e veloce».
I social si preparano a sostituire le banche
Il futuro del nostro shopping potrebbe però avere un’altra veste ancora e passare dai social network: FacebookPay funziona già negli Usa e si prepara a sbarcare nel resto del mondo, Europa compresa, mentre Zuckerberg ha appena battezzato e lanciato in Brasile un sistema simile tramite WhatsApp. L’intenzione è di permettere a miliardi di persone di pagare direttamente dai loro social. «Sistemi del genere sono potenzialmente in grado di sbaragliare la concorrenza e di cambiare le nostre abitudini, perché in un attimo ci permetteranno di scambiarci denaro praticamente con tutti i nostri contatti e saldare un acquisto sulle pagine business dei nostri negozi», sottolinea Sponza. «Lo faremmo con un solo tocco, e gratuitamente. Perché ai social non interessa guadagnare sulle transazioni, ma tracciare i nostri dati».
Un borsellino virtuale
Sul telefonino arrivano le app che funzionano come borsellini elettronici. Si chiamano Revolut, Hype, N26 e includono spesso un conto corrente light e una carta di credito sia virtuale sia materiale.
Ma ai tempi della fase 2 piacciono soprattutto perché permettono di scambiare gratis denaro tra amici e parenti. Così, quando ci si ritrova a pagare il conto in pizzeria, alla cassa ci va uno solo e gli altri con un semplice clic spostano la loro quota sul suo conto elettronico.
Dal governo arriva il bonus fiscale
Lo ha scritto nero su bianco la task force di Colao nel piano di rilancio dell’Italia: bisogna incentivare l’uso del denaro elettronico. Così da luglio il limite per i pagamenti in contanti scende a 2.000 euro e chi non lo rispetta rischia multe molto salate.
Ma, oltre al bastone, lo Stato usa la carota e, sempre da luglio, partono gli sconti fiscali. I commercianti oggi pagano commissioni che possono superare il 3%, a cui si aggiungono canoni e costi fissi per i Pos bancari “tradizionali” (quelli portatili non prevedono canone). D’ora in poi potranno usufruire di un credito d’imposta del 30% sulle commissioni dei pagamenti digitali. A conti fatti l’operazione permetterà di recuperare quasi un terzo del costo.
I colossi del cashless intanto guardano con interesse ai piccoli commercianti. PayPal, che raccoglie un terzo del totale dei pagamenti digitali in Italia, offrirà ai negozi che hanno già un conto Paypal la possibilità di pagamenti con il Qr Code. Dovranno solo incollare il codice in vetrina o sulla cassa. E i clienti salderanno avvicinando semplicemente il cellulare. E per i negozianti fino al 13 settembre niente commissioni.