L’obiettivo è snellire le procedure, velocizzare la prova, ma anche smaltire gli arretrati accumulati nei primi mesi di pandemia, durante le chiusure in occasione del lockdown, quando non era possibile sostenere esami di guida e quindi ottenere la patente. Adesso, invece, occorre fare i conti con procedure anti-Covid che hanno ridotto il numero di candidati che possono sostenere l’esame ad ogni sessione.

Ecco, quindi, cosa cambia.

Meno domande, ma anche meno margine di errore

La prima novità è la riduzione del numero di domande che ogni aspirante “neo patentato” si trova ad affrontare alla prova teorica: si scende da 40 quesiti a 30. Viene ritoccato, però, anche il margine di errore: se finora erano ammesse fino a 4 risposte sbagliate, da oggi con 4 errori si sarà bocciati. In realtà, quindi, l’esame in sé non dovrebbe essere più “facile”, come pensava qualcuno.

Meno tempo a disposizione

Cambia il tempo a disposizione per sostenere l’esame di teoria, che mette alla prova la conoscenza del Codice della Strada: si passa dai 30 minuti precedenti agli attuali 20. «Questo cambio è legato a una delle criticità che hanno portato al Decreto che modifica le procedure dell’esame di teoria: con le norme anti-Covid c’è l’esigenza di limitare il numero di persone che si trovano nell’aula d’esame. Questo ha portato a ridurre anche la quantità complessiva di prove che si possono sostenere in un giorno. Da qui l’esigenza di snellire: portando da 30 a 20 minuti il tempo per rispondere ai quiz si riesce a passare da 4/5 tornate in una mattinata fino a 6/7, aumentando il numero di esami svolti in un giorno» spiega Emilio Patella, segretario nazionale dell’UNASCA, l’Unione nazionale delle Autoscuole e consulenti automobilistici.

Per quali patenti

Le modifiche riguardano sia le patenti A che le B, quindi quelle per poter guidare automobili, motocicli e moto dai 16 anni in su. Proprio le prove di teoria sembrano rappresentare l’ostacolo principale per chi ambisce a ottenere la licenza di guida. Secondo una ricerca di AutoScout24 e di Egaf edizioni, nel 2020 hanno superato la prova di guida e ottenuto la patente B poco meno di 425mila cittadini, pari all’87,8%. Ma è nei quiz che si è registrato il maggio numero di bocciature, pari a circa il 30% sul totale degli esami.

Prove computerizzate

L’obiettivo, però, non è rendere più semplice la prova, ma snellirla. Rimane invariata, infatti, la modalità informatizzata: la prova è effettuata al computer e si ricorre sempre al metodo casuale di estrazione delle frasi che compongono i quesiti della scheda da sottoporre ai candidati. Si deve rispondere con un semplice “vero” o “falso” alle varie domande.

Perché si cambia

La nuova versione della prova di teoria è prevista da un decreto del Ministero delle Infrastrutture, firmato lo scorso 27 ottobre, poi pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 9 dicembre e in vigore dal 20 dicembre, come indicato da una circolare della Direzione Generale della Motorizzazione.
L’esigenza è quella di far fronte a ritardi sempre maggiori, in parte legati agli effetti della pandemia, ma in parte anche a problemi dovuti all’organizzazione generale degli esami di guida: «Ci sono arretrati incredibili che, purtroppo, riguardano anche le prove pratiche. Se con il cambio delle modalità per la teoria qualcosa si riuscirà a recuperare, resta il problema degli esami di guida. Basti pensare che per legge dopo la prova teorica e con il foglio rosa si può sostenere quella pratica dopo un mese. Nella realtà, invece, ci sono province dove passano anche 5, 6 o persino 7 mesi. Il problema è legato sia ai tempi degli esami, che alla mancanza di esaminatori» spiega Patella.

Ritardi anche per la mancanza di esaminatori

«Una direttiva comunitaria, infatti, impone mezz’ora per la prova d’esame, ma sono anche pochi gli esaminatori – prosegue il segretario della UNASCA – Da vent’anni ormai non si assume personale, da destinare poi anche agli esami, e quello attualmente in attività man mano sta andando in pensione. Si tratta di dipendenti del ministero dei Trasporti che, una volta entrati in ruolo come funzionari, devono seguire un corso di formazione e un esame per ottenere l’abilitazione. Ma la vera criticità sta nel fatto che il 90% degli esami di guida si svolge in orario straordinario. Significa che gli esaminatori non sono obbligati a dare disponibilità o possono offrirla anche in forma limitata, magari un solo giorno alla settimana. Questo sistema finora ha fatto comodo alla Motorizzazione, che non ha assunto nessuno, ma anche agli esaminatori, che possono contare – volendo – sugli straordinari».
Il problema è che i costi ricadono in prima battuta sulle autoscuole, che sono quelle che pagano materialmente gli esaminatori, e poi sugli utenti finali: «Le autoscuole liquidano, con la formula «in conto privato», sia la prestazione lavorativa che la trasferta degli esaminatori, ma alla fine devono rifarsi su chi vuole ottenere la patente» spiega Patella.