Ci sono nuove categorie di lavoratori nella nuova lista a cui sta lavorando la commissione istituzionale e che permette di usufruire della pensione anticipata. Tra le categorie potrebbero esserci anche i bidelli. Per ora sono inclusi i docenti di scuola primaria, come i lavoratori che utilizzano macchinari pesanti, fino ai commessi (con alcune specifiche).
Far parte dell’elenco, stilato sulla base del grado di usura che un certo impiego può dare, consente di andare in pensione anticipata, cioè a 63 anni. I gruppi interessati passeranno, dunque, da 15 a 57 e le mansioni previste da 65 a 203. I sindacati sono soddisfatti perché da tempo si battevano per l’estensione della platea.
Per tutti coloro che svolgono questi lavori, dunque, se arriverà anche il via libera dai ministeri del Lavoro e dell’Economia, potrebbe arrivare la pensione anticipata.
I requisiti
Per rientrare nell’elenco delle categorie ammesse alla pensione anticipata occorrono alcuni requisiti, che dipendono dal tipo di mansione e settore di impiego. La Commissione ha modificato le precedenti liste sulla base della fatica fisica, ma anche psicologica e sociale che certi impieghi implicano, seguendo gli indici Istat, Inps e Inail. In particolare sono stati considerati gli infortuni ai quali si può andare incontro, valutati nel numero di giornate medie di assenza, l’assenza per malattia e gli incidenti sul lavoro.
La lista allargata: quali lavori
La Commissione sui lavori gravosi, presieduta dall’ex ministro del Lavoro Cesare Damiano, prevederebbe dunque: bidelli, insegnanti delle scuole elementari, badanti e colf, saldatori, tassisti, falegnami, valigiai, benzinai, conduttori di autobus e tranvieri, conduttori di macchinari in miniera, commessi, cassieri, macellai, panettieri, operatori sanitari qualificati, magazzinieri, portantini e forestali.
«Pensiamo che sia una notizia positiva, che va nella giusta direzione perché ci siamo sempre opposti alla legge Fornero. Riteniamo che tutti i lavoratori oltre i 62/63 anni dovrebbero poter uscire dal mondo del lavoro, a meno che non chiedano di rimanere su base volontaria. Naturalmente dipende dal tipo di lavoro e dal numero di anni. Ad esempio, nel mondo della scuola questo era un problema per le maestre» spiega Mario Sanguinetti, dell’esecutivo nazionale dei Cobas Scuola.
Gli esclusi: parte degli insegnanti
Come visto, nella nuova platea, che secondo i calcoli è costituita da circa 500mila persone, ci sono dunque le maestre dell’Infanzia, che ad oggi potevano già usufruire delle agevolazioni assegnate ai lavori gravosi in relazione alle pensioni. «Sì, le maestre della scuola dell’infanzia potevano usufruire dell’Ape social, ma la possibilità è stata estesa anche alle colleghe della primaria, riconoscendo la fatica anche fisica che viene richiesta» commenta Sanguinetti.
Restano fuori, invece, i docenti delle secondarie di I e II grado, quindi i professori di medie e superiori: «Ci aspettavamo un’estensione a tutta la platea del personale scolastico in considerazione della peculiarità del lavoro svolto, dell’affollamento delle classi spesso costrette in piccoli spazi e del rischio di burn out che caratterizza la nostra categoria» sottolinea Daniela Rosano, dell’Anief.
Sembra che sia riconosciuta, invece, la gravosità del lavoro dei collaboratori scolastici: «Se sarà confermata, dipende dal fatto che si occupano anche di assistere all’igiene e cura personale dei ragazzi disabili, che prima era affidata agli assistenti fisici dei Comuni» spiega Sanguinetti.
Cosa cambia: in pensione prima
Per tutti coloro che rientrano nelle categorie previste dalla nuova lista si apre la possibilità di accedere alla pensione in anticipo, grazie all’indennità-ponte della cosiddetta Ape sociale, ossia a 63 anni con 36 di contributi, ma a condizione di aver svolto una mansione gravosa per 6 anni negli ultimi 7, oppure per 7 anni negli ultimi 10.
In pensione anticipata più uomini che donne?
La decisione di allargare la lista dei lavori gravosi, se diventerà effettiva, rientra nell’ambito di una più generale riforma delle pensioni, soprattutto in vista della scadenza di Quota 100 al 31 dicembre 2021. Resta, però, l’esigenza di nuovi correttivi che tengano conto anche delle differenze di genere. Come sottolineato dal ministro del Lavoro, Andrea Orlando, «Quota 100 ha fatto parti uguali per situazioni diverse, ha consentito di andare in pensione a persone con livello di gravosità dei lavori molto diversa, prevalentemente uomini. Con Quota 100 sono andati in pensione per l’80% uomini e 20% donne. Rispetto a quell’esperienza dobbiamo correggere tenendo presente le diverse attività svolte nella vita e far sì che il percorso non crei elementi di discriminazione di genere». Non si tratta di una problematica che riguarda la scuola, come osserva Sanguinetti «perché l’80% del personale è femminile (con punte del 90% all’infanzia e primaria), ma altri settori»