Quota 100 resterà anche nel 2020. E così l’Opzione donna e l’Ape social, oltre alle altre formule di accesso alla pensione anticipata (isopensione, lavori precoci, lavori usuranti…)”. E verranno rivalutate le pensioni medie, rimodulando l’adeguamento al tasso di inflazione. A dare garanzie in questa direzione è il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, chiamato dall’Unione europea a fornire chiarimenti scritti sugli aspetti salienti della manovra di bilancio allo studio, pensioni comprese.
I lavoratori interessati possono tirare un sospiro di sollievo? O dovranno mettere in conto inciampi e imprevisti? Non tutti sono fiduciosi e ottimisti. Lo scetticismo è palpabile. “Le promesse le abbiamo lette, staremo a vedere” – risponde Stefano De Iacobis, coordinatore del Dipartimento previdenza della Fnp Cisl. “Finché gli impegni non saranno tradotti in provvedimenti concreti, ufficiali, può ancora succedere di tutto. All’interno del governo e della maggioranza – rileva – restano divergenze e dissidi. In Parlamento potrebbero piovere emendamenti e correzioni di rotta”.
Quota 100: sperimentazione atto secondo
La proroga della Quota 100, osteggiata da Italia Viva, è stata messa nero su bianco nella Nota di aggiornamento al documento di economia e finanza e confermata a Bruxelles. Anche l’anno prossimo – salvo colpi di scena – si potrà andare in pensione a 62 anni di età (e non a 63, come si era prospettato quando la misura è stata introdotta) e con almeno 38 anni di contributi. In base alle regole attuali – quelle che Matteo Renzi e i suoi vorrebbero modificare – per i lavoratori del settore privato sono previste finestre trimestrali mobili di uscita. Chi maturerà i requisiti il 31 gennaio 2020, nel settore privato, potrà lasciare l’ufficio o la fabbrica il 30 aprile. Nel settore pubblico, invece, la finestra sarà di 6 mesi e la data di messa a riposo cadrà a fine luglio.
L’impatto per le lavoratrici
“Quota 100 – ha precisato il ministro Gualtieri, rispondendo ai referenti europei – rimarrà in vigore fino al 2021, come originariamente stabilito. Anche se questa politica comporta dei costi, non altera i pilastri chiave del nostro sistema pensionistico, come un’alta età pensionabile obbligatoria e una graduale transizione al sistema contributivo. Crediamo che cambiamenti frequenti nelle regole per la pensione anticipata – continua l’esponente di punta dell’esecutivo – potrebbero essere dannosi e sottolineiamo che il numero di domande per quota 100 è significativamente inferiore alle stime iniziali”. Nei primi mesi dell’anno – le elaborazioni statistiche arrivano dall’Inps – l’applicazione della Quota 100 è stata richiesta da 175.995 persone, in gran parte uomini. Le domande femminili sono state 45.680.
Proroga dell’Opzione donna
Anche la conferma dell’Opzione donna è un impegno formale preso dal governo. Con 58 anni di età e 35 di contributi – sempre che si mantenga l’assetto di quest’anno – le lavoratrici potranno avere la pensione, ricalcolata con il solo criterio contributivo e con la decorrenza posticipata di 12 mesi. Per le lavoratrici autonome il requisito anagrafico sale a 59 anni e l’erogazione delle pensione scatta dopo 18 mesi.
Opzione donna: vantaggi e svantaggi
Chi sta valutando questa soluzione, rammentano gli esperti del Sole 24 Ore, “deve aver ben presente il fatto che l’assegno di pensione sarà ricalcolato interamente con il sistema contributivo, che porta a una penalizzazione anche fino al 40 per cento, nel caso in cui la lavoratrice goda anche del metodo di calcolo retributivo o e misto. D’altra parte, rispetto alla pensione anticipata e ancor di più rispetto a quella di vecchiaia, Opzione donna consente un anticipo dei tempi per ottenere l’assegno superiore anche a 8 anni”.
La formula riguarda decine di migliaia di potenziali beneficiarie. Dal 2016 al 2018, rende noto l’inps, sono state accolte poco meno di 30mila domande, per una spesa complessiva di 207 milioni di euro. Nel primo semestre 2019 l’Istituto di previdenza ha recepito 15mila istanze. Entro la fine dell’anno si prevedere di raggiungere quota 25mila.
Ape sociale ancora per un anno
Anche la sperimentazione dell’Ape sociale – una delle formule su cui sembra ci sia l’accordo totale – sarà prolungata. Prevede l’anticipo pensionistico a 63 anni di età per determinate categorie di lavoratori in difficoltà ai quali mancano solo 3 anni al raggiungimento dei requisiti.
Gli aventi diritto, alle condizioni attuali, sono: disoccupati che hanno concluso l’indennità di disoccupazione da almeno 3 mesi, con 30 anni di contributi; caregiver, cioè lavoratori che assistono familiari conviventi di primo grado con disabilità grave da almeno 6 mesi, con 30 anni di contributi; lavoratori con invalidità superiore o uguale al 74 per cento, sempre con 30 anni di contributi; lavoratori dipendenti che svolgono un lavoro ritenuto pesante (e lo hanno svolto per almeno 6 anni negli ultimi 7) con 36 anni di contributi. Le lavoratrici madri – ecco il bonus previsto per le donne – per ogni figlio possono avere la riduzione di 1 anno di sconto dei requisiti contributivi, fino a un massimo di 2 anni.
Attenzione alle scadenze 2019
Per l’Ape sociale nel 2019 sono state contate circa 14mila nuove prestazioni. C’è ancora tempo per aderire, per quest’anno. Per chi perfezionerà i requisiti entro il 31 dicembre 2019, la scadenza è il 2 dicembre (seconda e ultima finestra disponibile).
Mini-rivalutazioni degli assegni medi
L’anno prossimo, altro impegno ribadito dal ministro dell’Economia, dovrebbe scattare la mini rivalutazione delle pensioni con l’importo compreso fra 3 e 4 volte il trattamento minimo, cioè degli assegni lordi mensili tra i 1.522 e 2.029 euro, percepiti da 2 milioni e mezzo di persone. Oggi l’adeguamento è pari al 97 per cento del tasso di inflazione, dal 2020 si tornerà al 100 per cento.
I sindacalisti di categoria non sono per niente soddisfatti. Tutt’altro. De Iacobis, il dirigente della Fnp Cisl, va giù duro. “È una vergogna, una presa in giro. Il governo fa passare questa per una misura forte, pesante. Invece i pensionati, e solo quelli di una fascia, con questi ritocchi risibili porteranno a casa 50 centesimi in più al mese, lordi. Sembra uno scherzo. Non ci si compra nemmeno un pacchetto di caramelle. Non può finire così. Saremo in piazza, come annunciato, assieme alle altre sigle”. Il presidio di protesta organizzato il 16 novembre a Roma, al Circo Massimo, è confermato.