Si è riacceso il dibattito sulla pensione e dai sindacati fioccano le nuove proposte di riforma previdenziale. Una cosa però la sappiamo già. Quota 100 (ovvero la possibilità di lasciare il lavoro con 62 anni di età e almeno 38 di contributi) esce definitivamente di scena con la fine di questo 2021. E allora, mentre il governo Draghi viene chiamato a decidere sul da farsi, abbiamo fatto il punto sugli altri bonus pensione al femminile, quelli tuttora validi e meno conosciuti. Sono due: il bonus contributivo per ogni figlio previsto dalla legge Dini e Opzione Donna, riservata alle lavoratrici con 35 anni di contributi. Vediamoli nel dettaglio.

Per chi ha figli, pensione anticipata…

Il bonus previsto dalla legge Dini (la 335 del 1995) offre alle donne lavoratrici uno sconto sull’età pensionabile per ogni figlio fino a un massimo di 12 mesi per chi ne ha 3. Quindi di 4 mesi per ogni figlio. In pratica, se la donna lavoratrice ha avuto 3 figli, può ottenere lo sconto di un anno accedendo alla pensione di vecchiaia all’età di 66 anni (anziché i 67 anni richiesti per la pensione di vecchiaia anche nel 2021). «Si tratta di un’opportunità ancora poco conosciuta» spiega la consulente del lavoro Noemi Sacci. «Ma attenzione: può usufruirne solo chi ha iniziato a versare i primi contributi dopo il 1995, cioè le cosiddette contributive pure». Possono chiedere il bonus anche le lavoratrici che hanno optato per il cosiddetto computo (cioè la possibilità di riunire gratuitamente nella Gestione Separata i contributi versati in altri enti di previdenza) e quelle che, per aderire al riscatto della laurea agevolato, hanno scelto l’opzione contributiva per la pensione. La domanda si presenta dal sito dell’Inps e per avviare la procedura conviene farsi assistere da un patronato.

…. oppure assegno più alto

La Legge Dini, però, prevede anche la possibilità di scegliere un bonus alternativo: le donne che non vogliono godere dello sconto sull’età della pensione hanno diritto a un trattamento più favorevole nel calcolo dell’assegno. In pratica, a chi ha figli viene applicato un miglior coefficiente di trasformazione (e il calcolo che si fa per trasformare i contributi accumulati in assegno pensionistico ed è tanto più elevato quanto più si ritarda l’accesso alla pensione). Chi ha uno o due figli e va in pensione a 67 anni si vedrà applicare il coefficiente previsto per l’anno successivo (quindi 68 anni), mentre chi ha tre o più figli si vedrà applicare il coefficiente previsto per il secondo anno successivo (69 anni).

Opzione donna rinnovata per il 2021

Opzione donna, ancora valida in questo 2021, consente di anticipare la pensione alle lavoratrici con almeno 35 anni di contributi che entro il 31 dicembre 2020 abbiano compiuto 58 anni (se dipendenti) o 59 anni (se autonome). Chi fa richiesta non lascia subito il lavoro: dal momento in cui maturano i requisiti devono passare 12 mesi per le dipendenti e 18 per le autonome. L’assegno viene calcolato con il solo sistema contributivo. Un patronato può aiutare a fare una simulazione per capire quanto si perde.