IL NOSTRO PROGETTO DI EDUCAZIONE FINANZIARIA
Questa è la quarta puntata del progetto di educazione finanziaria realizzato da Donna Moderna in collaborazione con il Comitato per la programmazione e il coordinamento delle attività di educazione finanziaria.
Qui trovi la prima puntata, la seconda puntata, la terza puntata. Puoi guardare anche online le nostre masterclass e ascoltare i podcast.
Pensa al futuro con la pensione integrativa
Le pensioni degli uomini in Europa sono il 29% più alte di quelle delle donne. A metterlo nero su bianco è un recente rapporto Eurostat, che ha analizzato i dati degli Stati membri. Quanto all’Italia, secondo l’Osservatorio statistico sulle pensioni dell’Inps, l’importo medio totale delle pensioni di vecchiaia erogate a chi è uscito dal lavoro nel 2021 è stato di 1.409 euro, ma isolando i dati delle pensionate la media mensile scende a 1.054. E in futuro il divario non potrà che allargarsi, perché il sistema di calcolo degli assegni di chi ha iniziato a lavorare dopo il 1995 penalizzerà doppiamente le donne. «Pensare al proprio futuro previdenziale è oggi una vera e propria necessità soprattutto per le lavoratrici» dice subito Elisabetta Giacomel, responsabile del Servizio studi e affari internazionali della Covip, la Commissione di vigilanza sui fondi pensione, e componente del Comitato per la programmazione e il coordinamento delle attività di educazione finanziaria. «Con l’addio al sistema retributivo l’assegno pensionistico non sarà più agganciato all’ultima retribuzione, come accadeva in passato, ma dipenderà esclusivamente dai contributi versati. Il divario, di conseguenza, rischia di ampliarsi, perché le donne “pagheranno” il gap salariale, ma anche una maggiore discontinuità lavorativa». I part time o gli anni di stop dopo le gravidanze peseranno ancora di più sugli assegni futuri. Ecco perché, dopo aver parlato di inflazione, mutui e investimenti, dedichiamo questa quarta puntata del nostro speciale sull’educazione finanziaria al futuro. «Il primo consiglio è sicuramente quello di studiare, perché una buona preparazione aiuta a trovare un buon lavoro, e buon lavoro significa contributi più alti. Ma è ora di occuparsi anche di previdenza complementare».
1 Se sei un lavoratore dipendente
Devi sapere che praticamente tutte le categorie di lavoratori dipendenti hanno un fondo pensione di categoria. Questi fondi sono stati istituiti all’interno della contrattazione tra sindacati e aziende e si chiamano fondi negoziali. Nel fondo puoi versare la quota del tuo Tfr, il Trattamento di fine rapporto, invece che lasciarlo in azienda, e aggiungere un contributo individuale: si parte da un minimo, stabilito dagli accordi aziendali, che può essere ritoccato all’insù. Se lo fai, il datore di lavoro pagherà per te un contributo aggiuntivo, anche in questo caso la quota è stabilita negli accordi. «In questo modo riesci a destinare alla tua futura pensione integrativa buone somme» spiega Giacomel. «Nel fondo confluiranno infatti la quota del Tfr futuro, pari al 6,91% della retribuzione lorda, a cui si aggiunge l’eventuale versamento volontario, che in genere parte dall’1%, e il “raddoppio” del datore di lavoro. A fine carriera il denaro investito servirà a integrare l’assegno pensionistico». Puoi anche decidere di iscriverti a una forma pensionistica complementare diversa da quella prevista dall’accordo collettivo relativo al tuo contratto di lavoro: in questo caso puoi aderire a un fondo pensione aperto o a un PIP, Piano individuale pensionistico di tipo assicurativo, e decidere quale importo versare (ma non avrai il contributo del datore di lavoro).
2 Se sei un lavoratore autonomo
Puoi aderire a un fondo pensione aperto o a un Pip. Come per i dipendenti, verserai una quota mensile dei tuoi guadagni per ottenere a fine carriera un’integrazione della pensione pubblica.«I lavoratori autonomi possono approfittare di una certa flessibilità. Questi prodotti danno la possibilità di modulare gli importi e la frequenza dei versamenti nel borsellino previdenziale. In caso di difficoltà economiche, per esempio, si può rimodulare l’importo o sospendere per qualche tempo» chiarisce l’esperta.
3 La differenza con gli altri investimenti
Chi investe in previdenza integrativa ha diversi vantaggi fiscali. «Il primo è che si possono da subito abbattere le imposte. I versamenti annuali a fondi pensione e Pip sono deducibili fino a 5.164,57 euro all’anno, e nel tetto possono essere inclusi anche quelli a favore delle persone fiscalmente a carico, per esempio i figli. Le somme saranno dedotte dal tuo imponibile, il montante su cui vengono calcolate le imposte» spiega Elisabetta Giacomel. Godi di un beneficio fiscale anche al momento del pagamento. La ritenuta sul capitale o sull’integrazione della pensione è del 15% (contro il 26% delle altre forme di risparmio finanziario). Inoltre, dopo 15 anni di versamenti, la ritenuta cala ogni anno di un ulteriore 0,30% fino a un soglia del 9% (con 35 anni di partecipazione).
4 L’anticipo in caso di emergenza
Il fondo pensione può essere anche un’ancora di salvataggio in caso di emergenza. In determinate situazioni, per esempio per l’acquisto di una casa o per problemi gravi di salute, puoi chiedere un anticipo. In caso di perdita di lavoro o invalidità c’è la possibilità del riscatto parziale o totale. «Va considerato che, in alcuni casi, per l’anticipo la tassazione è più alta» avverte Giacomel. «Per esempio, per quelli che non siano richiesti per spese sanitarie, si torna al 23%».
Pensione integrativa: cosa fare. 1 Fai la simulazione
Sapere quale sarà il tuo assegno pensionistico di partenza è il primo passo. Puoi usare il simulatore ufficiale dell’Inps, ma ogni fondo ne ha uno sul suo sito per la simulazione della pensione integrativa.«Serve a conoscere l’importo approssimativo che si avrà ogni mese rivalutato secondo dei parametri prefissati. Non è sempre una bella sorpresa, per esempio si può scoprire che si arriverà a prendere il 50-60% in meno rispetto alla propria retribuzione. La domanda da farsi è: devo integrare per assicurarmi una tranquillità economica? E di quanto? A quel punto, usando sempre i simulatori presenti sui siti dei fondi pensione, si può cercare di capire quanto si deve investire per arrivare all’assegno desiderato» spiega Giacomel. Il consiglio? Parti dalla somma mensile che vorresti versare, e verifica quale sarà la tua integrazione.
2 Stabilisci importo e linea di investimento
Devi regolarti naturalmente in base alla tua disponibilità economica, ma avendo presenti alcuni fattori. «Il primo è l’età, e i giovani sono avvantaggiati» avverte Giacomel «A parità di rendimento, il giovane può permettersi di versare meno, perché il tempo fa già da moltiplicatore dei risparmi. A 50 anni la situazione è diversa, anche se non è ancora troppo tardi, visto che davanti ci sono, in media, ancora 17 anni di lavoro». Poniamo che tu punti ad accumulare 100.000 euro al momento della pensione: partendo a 30 anni ti basterà versare 85 euro al mese, a 50 l’importo sale a 275 euro. Ma un ruolo importante lo gioca anche la linea di investimento, che può essere più o meno prudente. «L’iscritto deve scegliere quella più adeguata in base all’età, ai risparmi, alla propensione al rischio. In linea di massima, ai giovani conviene puntare su linee con un maggior contenuto azionario; man mano che si va avanti con l’età bisogna andare più cauti».
3 Confronta i costi
Se non aderisci a un fondo negoziale, devi scegliere tra un fondo aperto o un Pip, ma occhio ai costi legati ai versamenti. «Non è un aspetto di poco conto» sottolinea l’esperta. «Va quindi guardato con attenzione l’Isc di ogni prodotto, vale a dire l’indicatore sintetico di costo. È l’indice che riassume in percentuale il peso dei costi sul rendimento. Un Isc del 2% invece che dell’1%, in 35 anni di versamenti riduce il capitale accumulato del 18%: significa ricevere 82.000 anziché 100.000». Sul sito della Covip c’è un comparatore dove trovi l’Ics di tutti i fondi pensione sul mercato: www.covip.it/isc_dinamico/.
Pensa al futuro con le polizze
Ci sono emergenze – una malattia, la casa che va a fuoco – che ci colgono impreparati e non sempre possiamo affrontare con i nostri risparmi. Quando facciamo il “check up finanziario”, dovremmo sempre porci domande sulle nostre fragilità. Se corriamo rischi a cui non possiamo fare fronte, la soluzione è trasferirli su qualcun altro. È questa la funzione dell’assicurazione. Innanzitutto è importante avere le conoscenze adeguate per capire se stipulare una polizza può davvero esserci utile. «Una vita senza rischi non esiste. Né ci si può assicurare contro tutto. Usare bene lo strumento assicurativo significa fare una mappatura dei nostri punti deboli e intervenire se e dove serve» spiega Maria Luisa Cavina, capo del Servizio Tutela del Consumatore di Ivass, l’Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni, e membro del Comitato per la programmazione e il coordinamento delle attività di educazione finanziaria. «Nel corso della nostra vita, bisogni e priorità possono cambiare in base all’età e alle situazioni. Avere 30 anni e comprare casa accendendo un mutuo non è come averne 60 e avere un patrimonio da tutelare». E dopo? «La scelta del prodotto richiede la massima attenzione» aggiunge l’esperta. «La prima cosa da chiederci, quando valutiamo se stipulare una polizza, è se il profilo di cliente a cui è destinata corrisponde al nostro». Ecco alcuni consigli.
1. Impara la terminologia
Premi, scoperti, franchigie e massimali: il linguaggio delle assicurazioni è ricco di termini tecnici che contribuiscono a farle sembrare più complicate di quello che sono in realtà. «Prendiamoci del tempo per scoprire il significato di alcune parole chiave» suggerisce Cavina. In soccorso ci viene il sito dell’Ivass: c’è un glossario su www.ivass.it/consumatori/imparaconivass/index.html. Entro fine anno ci saranno le nuove Guide assicurative che, con parole semplici, spiegheranno come funzionano le assicurazioni e a cosa servono le polizze più diffuse. Una bella “cassetta degli attrezzi”.
Il documento chiave: la scheda informativa
I contratti assicurativi sono spesso lunghi e complessi. «Il documento informativo precontrattuale è una scheda che riassume le informazioni principali sul prodotto in modo chiaro e con una grafica che ci aiuta a concentrarci sugli aspetti più importanti. Abbiamo il diritto di averlo, prima della firma, per poterlo esaminare e valutare» suggerisce l’esperta. «Le schede sono in formato standard e quindi utili per paragonare più proposte». Il confronto è sempre una buona abitudine in campo finanziario.
Le voci da sottolineare
Nelle assicurazioni danni, attenzione al valore assicurato, ai limiti di copertura e alle esclusioni, i casi in cui l’assicurazione non interviene. Una polizza contro gli infortuni potrebbe non garantire il rimborso per i danni causati da colpa dell’assicurato (ad esempio, per l’abuso di psicofarmaci). Nei contratti figurano termini di cui bisogna conoscere l’esatto significato: il premio è il prezzo; il massimale è l’importo massimo dell’indennizzo o risarcimento cui si obbliga l’impresa; la franchigia è la parte del costo del sinistro, espressa in cifra fissa, che rimane a carico dell’assicurato; nello scoperto questa cifra è espressa in percentuale. «Queste variabili influiscono sul premio che paghiamo all’assicurazione» avverte Cavina. «Quando valutiamo diversi preventivi dobbiamo tenerne conto e controllare voce per voce. Non basta guardare solo il prezzo».
Occhio ai tempi
Anche le tempistiche vanno valutate. «In una polizza danni, attenzione ai tempi di disdetta, che in genere va data con anticipo di un paio di mesi. Le polizze pluriennali, invece, vincolano l’assicurato per più anni: danno diritto a uno sconto e va valutato il rapporto costo/benefici» spiega l’esperta. Anche per le polizze vita l’aspetto dei tempi è determinante (vedi box a fianco): «Prima di firmare dobbiamo sapere cosa comporta il riscatto anticipato, quali sono le penalità previste. Va valutato con attenzione l’effettivo bisogno di avere quel denaro prima dei tempi stabiliti e il costo di quell’operazione».
Le polizze vita
Mettere in sicurezza un “tesoretto” e farlo crescere, per lasciarlo a qualcun altro o assicurarsi una somma tra qualche anno: è questo lo scopo con cui molti, pensando soprattutto ai propri figli, stipulano delle polizze vita. Attenzione, però, non sempre questi strumenti garantiscono il capitale versato. «Sul mercato ci sono due grandi tipologie di polizze» spiega Maria Luisa Cavina. «Le prime sono polizze a capitale garantito, le altre (unit linked o index linked) si differenziano perché il rischio di investimento è a carico dell’assicurato. La loro redditività dipende dall’andamento del mercato». Prima di firmare, verifica quali sono le caratteristiche del prodotto e se risponde alle tue esigenze di protezione e al tuo profilo di rischio.
Un aiuto dal sito dell’Ivass
Sul sito dell’Ivass trovi #imparaconivass, un ambiente dedicato con guide, quiz e giochi. Nell’area “Per i consumatori” trovi informazioni e consigli utili e anche Preventivass, il preventivatore pubblico gratuito che consente di confrontare i prezzi dell’Rc auto praticati dalle compagnie che operano in Italia.
In collaborazione con Comitato italiano per la programmazione e il coordinamento delle attività di educazione finanziaria