Quanto si rischia di perdere?
Scegliere di andare in pensione in anticipo rispetto ai tempi previsti dalla riforma Fornero – approfittando della prossima introduzione dell’opzione “quota 100” – comporterà l’adeguamento dell’importo dell’assegno mensile, che – a quanto pare – risulterà ridotto.
L’importo è destinato a scendere
Quanto si rischia di perdere, lasciando il lavoro ad almeno 62 anni di età e con 38 anni di contributi? Qual sarà l’incidenza della sforbiciata? La risposta cambia, a seconda di chi risponde. Ma la premessa è comune: “Andando prima in pensione – è l’indicazione basilare – si conteggerà l’importo da erogare su un numero minore di anni di contribuzione. Poi c’è il coefficiente di trasformazione. Per definire la cifra finale – giocoforza ridotta, per i pre pensionati – il montante contributivo si moltiplica per un coefficiente tanto più alto quanto più alta è l’età del pensionando”.
Tagli fino a oltre un terzo dell’assegno?
I più pessimisti, sul risultato finale dei conteggi, sono gli esperti dell’Ufficio parlamentare di Bilancio, dopo l’elaborazione di dati di fonte Inps. Stando ai loro calcoli, nel caso si approfitti della finestra d’uscita dal lavoro del 2019, la riduzione dell’assegno mensile potrebbe oscillare tra un minimo del 5,06 per cento (per chi andrà in pensione solo un anno prima) e un massimo del 34,17 per cento (per l’anticipo di sei anni sui tempi previsti dalla riforma Fornero), passando dal 10,79 per cento in meno (due anni prima), 17,20 (tre anni), dal 24,15 (quattro anni) e dal 29,53 (cinque anni). “Tuttavia – precisazione dovuta – va considerato che con l’anticipazione della rata pensionistica, di ammontare più basso, la pensione verrebbe erogata per un maggior numero di anni rispetto all’uscita con le regole Fornero”.
Le rassicurazioni dal fronte leghista: “Massimo 8 per cento in meno”
Possibile? Fino a un terzo in meno, in alcune condizioni? Massimiliano Romeo, senatore e capogruppo della Lega al Senato, con un intervento alla trasmissione “Agorà” di Rai Tre ha provato a rassicurare gli over 62 interessati all’opzione.“Dai calcoli che noi abbiamo fatto – ha garantito il parlamentare – se uno va in pensione 3-4-5 anni prima, per la stragrande maggioranza delle persone la penalizzazione, perché non hai versato i contributi, potrà essere dal 5 al massimo all’8 per cento ”.
Come calcolare costi e tagli?
Al contact center dell’Inps gli operatori non danno alcuna risposta concreta, specifica. “Quanto si perde? Il sistema ‘quota 100’ non è ancora legge, daremo indicazioni quando lo diventerà”.
Ad ogni modo può essere utile il simulatore online messo a disposizione dall’istituto (lo trovi sul portale inps.it, in “prestazioni e servizi”, voce “la mia pensione futura”) assieme agli estratti conto previdenziali degli iscritti: consente di calcolare l’assegno mensile in base alla legislazione attuale, ricavando un termine di paragone per poter fare futuri confronti, una volta approvate le nuove regole.
La platea dei potenziali beneficiari della “quota 100”
I potenziali beneficiari del sistema “quota 100”, più volte confermato dai rappresentanti del Governo, sono 437 mila. Si ipotizza che non tutti gli over 62, pesati i pro e i contro, sceglieranno la strada del pensionamento anticipato. Se invece lo facessero, e in contemporanea, il costo per lo Stato salirebbe a 13 miliardi, cioè quasi il doppio di quanto dovrebbe esser stanziato con la manovra di bilancio per il 2019.
Ricadute e effetti collaterali
Il massiccio accesso anticipato alla pensione potrebbe avere altre ricadute sulla pubblica amministrazione: il rischio, in primis, di non poter organizzare il turn over (nuove assunzioni per coprire i posti lasciati vuoti) in tempi ristretti.
Il sistema scolastico, ad esempio, ne risentirebbe in modo marcato. “Gli effetti della controriforma pensionistica – l’opinione di orizzontescuola.it – potrebbero teoricamente produrre l’uscita di circa 80mila unità, fra personale docente e Ata (il personale non docente che lavora nella scuola, ndr). Un maxi turn over che, se confermato in questa misura, potrebbe creare qualche problemino alla tenuta della continuità didattica. Bisognerà chiedersi se i concorsi pronosticati siano sufficienti per coprire tutti questi posti e, soprattutto, in quanto tempo saranno coperti”.